2013
Gastaldello un giocatore senza cresta: «Devo essere un esempio per i giovani»
Quest’oggi quando Daniele Gastaldello scenderà in campo raggiungerà il traguardo delle 200 presenze in Serie A, un obiettivo non da poco per il numero 28 blucerchiato che, come dichiara in un’intervista esclusiva a Il Secolo XIX, si ricorda perfettamente tutte queste partite.
L’attuale capitano blucerchiato esordì con la Sampdoria il 16 settembre del 2007, in un Napoli – Sampdoria finito due a zero per i partenopei.
Da quel momento il centrale difensivo diventò un punto di riferimento della retroguardia blucerchiata, tanto da guadagnarsi la convocazione in Nazionale.
E oggi saranno duecento: «È un bel traguardo. Penso che arrivare in A non sia facile, ma parecchi giocatori hanno comunque l’occasione. Poi ci vogliono tecnica, testa, professionalità. Il difficile è restarci. E quando ci resti per diversi anni, sono i fatti che confermano le parole che ho appena detto».
Gli anni passano, ma Gastaldello sembra non sentire il “peso” degli anni, la sua esperienza in difesa è preziosa per i giovani blucerchiati e la sua responsabilità è cresciuta col passare del tempo: «Non sento gli anni che avanzano, anche se ne ho 30 non mi sento “vecchio”, ma sento la crescente consapevolezza di dovere essere un esempio per i compagni più giovani. E in questa Samp ce ne sono tanti. Considerato diversamente? Sicuramente, ma è normale che lo sia. Se torno indietro con la mente e mi rivedo ragazzino, ricordo in che modo guardavo i compagni e gli avversari più grandi. A Siena ero impressionato da Vergassola, mi piacevano il suo comportamento, il suo spirito, il suo essere d’esempio. E certo adesso ho un altro rapporto con gli arbitri, anche perché nel frattempo sono diventato capitano».
Un giocatore d’altri tempi Gastaldello, a cui non piace apparire su copertine di giornali e riviste di gossip, un giocatore con la testa sulle spalle, come si dice, che pensa alla sua squadra e a dare tutto per la maglia che indossa: «Sinceramente penso che non sia questione di cresta, ma di sapersi vendere. E io non mi so vendere, anche per carattere». Ecco il “carattere”, una personalità pacata la cui caratteristica principale è la professionalità, che negli anni ha prevalso sull’apparire: «Le mie soddisfazioni me le prendo quando torno al mio paese e incontro persone che mi dicono che nonostante giochi in A e guadagni molto, sono rimasto lo stesso Daniele che da bambino giocava a pallone nel campo di Reschigliano. Per me valgono di più i gesti e i comportamenti tenuti nello spogliatoio, dove nessuno ti vede, i faccia a faccia per il bene della squadra, che un articolo sui grandi quotidiani o sui magazine sportivi nazionali. E poi ho un’altra aggravante, non sono assolutamente “social”, cha al giorno d’oggi fa tanto. Twitter o Facebook per me non esistono».
Uno dei pochi giocatori che non si è “evoluto”, rimasto indietro coi tempi per suo volere: «Dipende da carattere a carattere. Quando smetterò, ripenserò a quanto fatto e mi chiederò, “hai sempre dato il massimo?”. Risposta: sì. L’importante sarà non avere rimpianti, e per ora non ne ho. Poi certo a tutti piacerebbe disputare la Champions e i Mondiali, però ognuno arriva a un livello massimo e lì si ferma. Se ho raggiunto il mio livello massimo? Si… oddio, controprove non ne ho. Penso ad esempio che sia più facile giocare a fianco di grandi campioni. Se non sei uno scarpone, qualcosa impari».
Eppure il numero 28 blucerchiato, in passato, ebbe la possibilità di giocare per “grandi” club, venne cercato dalla Juventus, ma la sua decisione fu quella di legarsi alla Sampdoria: «Anche qui non ho rimpianti. Una volta che decido vado avanti per la mia strada, senza a pensare a quello che ho lasciato. Ora dopo sei anni sono uno dei giocatori non dico più amati ma sicuramente più conosciuti della Sampdoria. Se chiedete a un tifoso sampdoriano che vive in Sicilia chi sono, lo sa. Per me questo è un grande risultato. La gente mi apprezza oppure no per quello che faccio sul campo, non nel giorno libero o su Internet».
Oggi però c’è da pensare alla Fiorentina, la squadra che, a detta di molti, sta esprimendo il miglior calcio italiano ed è in piena lotta con il Milan per il terzo posto in classifica, che significa preliminari di Champions League.
Contro i viola Gastaldello ha sempre fatto molto bene, segnando anche due gol, un segnale positivo per il match odierno: «Penso sarà una bella partita tra due squadre che hanno ancora un obiettivo da raggiungere. Può sembrare che i loro stimoli siano maggiori dei nostri. Non è vero. È una partita dall’esito tutt’altro che scontato».
La partita contro la Fiorentina è il presente, mentre il futuro è ancora poco chiaro; il suo contratto scade nel 2016 quando il difensore avrà 33 anni, tanti come la voglia di restare legato alla Sampdoria: «So di essere legato a questa società e a questa piazza. Però so anche che “dopo” la mia priorità diventerà la famiglia. So che mi piacerebbe restare nell’ambiente, per insegnare calcio, anzi una certa cultura del calcio, quella che si fonda sul lavoro, sulla disciplina, sul sacrificio».
Infine una battuta simpatica sul possibile festeggiamento per la 300.esima presenza in campionato: «Cresta bionda? Facciamo due calcoli… trenta partite circa a stagione, potrebbe cadere nell’autunno del 2016… se avrò ancora i capelli, saranno bianchi. Ma che cresta volete che mi faccia?».