2013
Gastaldello: «Importante partire con il “Trofeo Garrone” contro l’OM»
L’esperto capitano è sempre pronto a guidare la barca nella tempesta: così, in attese delle onde pericolose del campionato prossimo, Daniele Gastaldello è tornato a parlare di Samp ai microfoni del “Corriere Mercantile”. A partire dal “Trofeo Garrone” del 3 agosto: «Sarà molto importante cominciare con quella partita. Io sono arrivato cinque anni dopo il suo avvento alla presidenza – racconta il capitano, alla settima stagione blucerchiata – ma so quale sia stato il suo impegno personale ed economico per salvare la Samp. Il 3 agosto, con il Marsiglia, sarà una festa, anche per via del gemellaggio: tuttavia, io spero di sollevare questo trofeo, prima di chiudere la carriera, nel nuovo stadio della Samp. Era l’obiettivo di Garrone ed è rimasto un suo sogno incompiuto, che spero suo figlio Edoardo possa realizzare al più presto. Sarebbe importante, sia per onorare la memoria di un grande dirigente, sia per dare alla Samp uno strumento fondamentale per garantirsi un futuro ad alto livello».
Tornando al ritiro di Bardonecchia, il centrale non si tira indietro dal dare le sue prime impressioni sui primi giorni di ritrovo: «Molto duri, ma ormai ho un po’ d’esperienza e tutte le fasi pre-campionato, a grandi linee, si assomigliano – confessa il 30enne giocatore – si lavora a fondo, sul piano atletico e tattico, per raggiungere al più presto la condizione ideale. Il clima è quello giusto, c’è grande compettezza fra di noi e siamo tutti determinati nel fare una grande stagione. Inoltre, per me, c’è una novità molto gradita». A domada susseguente, Gastaldello confessa quale è tale novità: «La fase di corsa nel bosco, anziché sul campo. E’ un modo meno noioso di svolgere lo stesso esercizio, mi piace decisamente di più, rispetto ai giri inanellati sul terreno di gioco. La fatica sembra meno “faticosa”».
Sui nuovi arrivati, Gastaldello dà un giudizio che più generale non si può: «Sono bravi ragazzi ancor prima che ottimi calciatori. Stanno facendo del loro meglio per inserirsi nel modo più rapido possibile – racconta il difensore – e contribuiscono alla costruizione del gruppo. Insomma, stanno lavorando bene». Specie in difesa, è arrivato un certo Bartosz Salamon: «Lo avevo affrontato in B nel Brescia, quando giocava da centromediano – ricorda il numero 28 blucerchiato – mi aveva fatto un’ottima immpressione e l’ho ritenuto evoluto sul piano tattico: per quel che ho visto in questi giorni, è un interprete moderno del ruolo di centrale nella difesa a tre, con la propensione ad uscire palone al piede ed impostare il gioco. Naturalmente, andrà aiutato. E’ un classe 1991, dovrà fare ancora esperienza e quindi sarà compito di tutti stargli vicino, specie di quelli più scafati».
Un altro arrivo, Manolo Gabbiadini, viene valutato dal capitano del Doria, che ha avuto l’occasione di marcarlo nelle partitelle: «L’ho marcato anche nel campionato scorso – rimembra il centrale difensivo – mi è sempre più piaciuto il suo modo di giocare. Non sarà riuscito finora a fare 20 gol stagionali, ma posso assicurare come vedersela con lui non sia facile: è un attaccante moderno, che sa fare reparto da solo e quindi crea spazi per i compagni. Rientra e dà una mano in fase difensiva, insomma ci sarà molto utile. Naturalmente, deve mettersi in linea con quel che tocca fare ai giovani». Gastaldello aggiusta il tiro e dà un consiglio da giocatore scafato quale ormai è: «Dovrà essere disponibile, sfruttra ogni occasione, lavorare con massima applicazione in settimana. In tutta la mia carriera, ho sempre creduto che i valori individuali abbiano un significato solo se messi al servizio della squadra».
In una rosa di giovanissimi, Palombo e Gastaldello sono i grandi anziani, che dovranno guidare i compagni: «Una delle cose che noi “vecchi” stiamo cercando di far capire ai giocatori che si sono messi in evidenza l’anno scorso è semplice, ma non intuitiva – profetizza il capitano blucerchiato – se qualcuno l’anno scorso era una sorpresa, le cose sono cambiate e ci aspettano tutti. Se tra i giovani si pensasse di poter vivere di rendita di quanto fatto l’anno prima, sarebbe non l’inizio della fine, ma quasi. Gioco a calcio da troppi anni per non aver compreso che bisogna sempre stare sul pezzo, dare ogni giorno qualcosa di più, capire che il posto in squadra non va tanto conquistato, ma meritato giorno dopo giorno».