2014

Gastaldello e l’esclusione: «Non ci penso troppo: è una scelta tecnica, ma…»

Pubblicato

su

C’è chi lo ha definito strano: l’avvio di stagione di Daniele Gastaldello è stato quanto meno particolare. All’inizio colonna imprescindibile di questa Samp, il capitano è andato a segno contro Palermo e Chievo. Poi l’esclusione nel derby e quella contro l’Atalanta, ma il difensore minimizza: «Positivo, semmai. Quattro presenze e due, Samp terza. Nel calcio si fanno delle scelte tecniche che bisogna accettare. Perché si fa parte di una squadra da 25 giocatori e in campo ne vanno 11. Io sono sereno, perché penso da otto anni a oggi di aver sempre dato il massimo. Ritengo di aver la coscienza a posto e nessun rimpianto, se avessi fatto così… ho sbagliato quella diagonale (il riferimento è al gol del Werder nei preliminari di Champions del 2010, ndr)».

SCELTA TECNICA – Sulle scelte di Mihajlovic nelle ultime gare: «Sono stato male e sto male, sopratutto per uno come me che è alla Samp da tanti anni. Tutti rosicano a star fuori. Però da qui a maggio ci sono tante partite, la stagione è lunga». La sensazione di stranezza nel vederlo fuori dall’undici titolare però resta: «Non è che adesso stia qui a scervellarmi. Sono tranquillo. Anche perché con Mihajlovic non c’è stata nessuna discussione, si tratta solamente di una scelta tecnica – ribadisce il numero 28 blucerchiato a “Il Secolo XIX” -. Se ci fosse stato qualcosa che non andava a livello comportamentale, sono sicuro che l’allenatore me l’avrebbe detto».

ESEMPIO – Ci si chiede se Gastaldello abbia capito il perché è scalato in panchina: «Lo ha detto lei: “tecnicamente”. A livello tecnico Mihajlovic in questo momento preferisce Romagnoli e Silvestre. Non ci sono altre spiegazioni. I giudizi sui giocatori poi possono cambiare da un giorno all’altro: l’aspetto fondamentale è esserci». Da capitano a riserva, una dimensione nuova per Gastaldello: «La prima cosa che mi è venuta in mente è quella di dare l’esempio. Avete sentito, Mihajlovic e i miei compagni mi hanno fatto i complimenti dopo la panchina. Fa piacere, anche se è quel genere di complimenti che preferiresti non ricevere mai. Spero di essere un esempio non solo per i più giovani, ma per tutti quanti. Se io mi comporto così, nessuno potrà rompere le “palle” perché non gioca…».

ESAMI DI COSCIENZA – L’esame di coscienza c’è stato da parte del capitano del Doria: «Ma è stato breve: ho sbagliato qualcosa? No. Hai dato sempre il massimo? Sì. Per il resto penso che prima o poi arriverà per tutti quel momento nel quale diventi consapevole di non riuscire più a tenere certi ritmi, a sostenere certi allenamenti. Ma per me non lo è ancora. Continuerò a dare il massimo per rendermi utile a questi livelli alla squadra, all’allenatore, al gruppo». Sul derby vinto: «Quando Mihajlovic me l’ha detto la testa era già alla partita. Sono felice che la Samp abbia vinto, altrimenti ci sarei rimasto malissimo».

GIOVANI E COMPETIZIONE – Al posto di Gastaldello c’è ora Romagnoli. Forse al capitano della Samp sarà tornato in mente quando un giovane Gastaldello spodestava Colonnese da centrale del Siena o Sala nei primi tempi a Genova: «Calma, Colonnese e Sala quando è successo avevano più anni di me. E poi magari divento uno stimolo anche per Romagnoli, a non mollare mai, a restare sempre sul pezzo per migliorare ancora. E alla fine chi ci guadagna è la squadra. Guardate per esempio a Okaka e Bergessio: ora Stefno gioca e Gonzalo sta fuori. Magari tra un paio di mesi la situazione sarà invertita. La competizione interna nel calcio è sempre esistita, a maggior ragione quando ogni ruolo è raddoppiato».

FAMIGLIA E MOTIVAZIONI – I tifosi non gli dicono nulla sui social perché il capitano non è presente in quello scompartimento, ma per strada…: «I miei amici, i tifosi per la strada, quelli dietro la panchina mi chiedono se ci sia un motivo particolare. Invece no, e lo dico a tutti. Non c’è niente sotto. Sopratutto nel calcio il passaggio dalle stelle alle stalle è velocissimo. Io però penso di poter gestire quando sta succedendo nel modo giusto. E quindi me la vivo alla mia maniera, senza eccessi». Anche il non essere estroverso aiuterà Gasta: «Però sono un emotivo, anche se magari lo maschero bene. Sono alla Samp da otto anni: ne ho viste di belle di brutte, è normale che ci resti male. Poi vado a casa dove mi aspettano due bambini e dimentico tutto».

Exit mobile version