2013

Gasparin: «Samp, quante cose avremmo potuto fare insieme…»

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L’uomo che doveva portare James Rodriguez e Iturbe a Genova, ma che fu stoppato dalla poco saggia decisione dei Garrone. L’uomo del preliminare di Champions. L’uomo dell’«eravamo quinti in campionato a gennaio». I rimpianti per Sergio Gasparin non sono pochi, e ripensa al periodo della Samp. Ora i blucerchiati ed il Catania sono ultime: «Neppure il più pessimista avrebbe potuto immaginarlo. Difficile capire cosa sia successo alla Samp: «L’organico ha evidenziato lacune rispetto alle aspettative estive. Da quel che leggo e sento, c’è l’intenzione di provvedere – esordisce Gasparin, per sei mesi a Genova nel 2010 – Resta il fatto che, dopo il ritorno in A ottenuto con grande sforzo economico, non si è riusciti a progredire nel senso del consolidamento». Al Catania, invece, le cose erano andate bene l’anno scorso: «Da un lato si è modificato l’assetto gestionale, dall’altro gli infortuni hanno inciso in modo pesante: a turno si sono fermati Plasil, Spolli e Barrientos, mentre Bergessio, Almiron e Izco sono tuttora ai box – spiega il dirigente a “Il Corriere Mercantile” – Sull’esonero di Maran non posso esprimermi per ovvi motivi, ma l’anno scorso fece benissimo».

Una partita difficile quella che verrà tra le due squadre: «Importante, ma non decisiva. Ci sono ancora due terzi di torneo per rimediare – commenta Gasparin – Non parlerei di ultima spiaggia, ma sicuramente di un passaggio che darebbe affanno sbagliare». Anche perché Sassuolo e Chievo se ne stanno andando piano piano: «Nel calcio dei tre punti, le cose cambiano in fretta. Loro sembravano spacciati, ora si sono ripresi: tutto può ancora succedere». Se ripensa alla sua Samp, Gasparin non ha ricordi proprio memorabili: «Che tutti siamo soggetti a un grande giudice che è il tempo: a volte è il miglior alleato, altre il peggior nemico – afferma l’ex a.d. blucerchiato – Quando lasciai, la Samp aveva 26 punti in 17 partite, era al quinto posto e a due lunghezze dalla Champions. Ma si stava profilando una situazione che non condividevo e decisi di dare le dimissioni, perché convinto che la Sampdoria si stesse avviando su una strada poco costruttiva».

Forse, proprio la Samp rappresenta il rimpianto più grande della sua carriera: «Certamente. Alla Samp c’erano tutte le premesse per fare un ottimo lavoro: proprietà forte, società composta da persone di elevato livello, tifoseria responsabile ed entusiasta – conferma il dirigente, a Catania nel 2012-2013 – Mi addolorò lasciare un progetto come quello inattuato, anche perché in quei pochi mesi di percorso si erano stretti rapporti significativi di collaborazione, amicizia, affetto. Ancora oggi, pensare alla Samp mi provoca sofferenza, pensando a quello che si sarebbe potuto costruire nel tempo». Forse ci potrebbe riprovare in futuro: «Salto la risposta, perché una volta ad una domanda simile, dissi: «Sarebbe troppo bello per esser vero» – chiude Gasparin – E non voglio mancare di rispetto in alcun modo a nessuno».

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