2013

Garrone sul futuro: «Sette punti fermi per la Samp»

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In un’intervista-fiume rilasciata al Giampiero Timossi del Secolo XIX, Edoardo Garrone rilascia sensazioni sulla Samp che verrà. In particolare, si apre con un foglietto, sul quale il patron blucerchiato fissa i punti fermi della sua squadra per il futuro: «Sono Costa, Mustafi, Gastaldello, Palombo, Obiang, Krsticic e Eder. Rimarranno qui perché hanno fatto bene – continua il presidente – sono ben voluti dall’allenatore e non ci sono valutazione da fare su comproprietà o prestiti. Tuttavia, chi non è presente in questo elenco non è stato bocciato: vorrei farlo presente». Salta all’occhio il fatto che non in questa lista non ci sia Romero: «Dobbiamo fare una valutazione. Ci sono situazioni che richiedono l’acquisto, come nel caso di De Silvestri; altre, invece, pretendono una riflessione. Non solo da parte della società, ma anche da parte del giocatore». Tra i sette, ce ne sono un paio che meritano una menzione speciale: «Obiang e Krsticic sono incedibili: non dobbiamo parlare di “offerte irrinunciabili” per arrivare a questo concetto»

Parole di stima anche per Delio Rossi: «E’ uno stakanovista: come altro si può definire una persona che vive in un residence a Nervi e trascorre molto del suo tempo a Bogliasco? – dice Garrone – Rossi ha due priorità: la famiglia ed il lavoro. Nonostante possa sembrare un po’ burbero, è in realtà un uomo cordiale e gentile». Si parla anche dell’occasione in cui Garrone è diventato un tifoso della Samp: «Avevamo un factotum in casa, Natale, pazzo per i colori blucerchiati. Così, nonostante in casa non si parlasse molto di calcio, egli chiese a mia madre di portarmi allo stadio – racconta il patron del Doria – A 12 anni, poi, andammo a vivere a Grondona, ma io continuavo ad andare allo stadio: anche con la Vespa, stando in Gradinata con il mio amico Bosotin». Tuttavia, il presidente punta l’attenzione su un ruolo particolare, quello del tifoso-presidente: «Significa vivere 60 giorni all’anno con fortissime emozioni: le partite di campionato e di coppa, gli incontri con i tifosi, le trasferte in cui si beve e si sta con gli amici. Emozioni, che non significano solo gioie, ma anche dolori. Invece – racconta Garrone – gli altri 305 giorni devi essere un presidente e garantire la continuità della società. Devi mantenere l’equilibrio e pianificare il futuro, tenendo un margine per le situazioni fuori controllo».

A quel punto, il presidente cita un’altra immagine: «Un presidente-tifoso sta tra l’incudine ed il martello: l’incudine è rappresentata dagli equilibri aziendali e dalle responsabilità, alle quali voglio e devo rispondere; il martello, invece, è la piazza, i tifosi, che ti chiedono i sogni. Ma questo è il ruolo e l’accetto così com’è». Si torna anche sul rapporto con l’altra metà della Genova calcistica, spesso mai citata: «No, ma che problema c’è? Posso anche citare il Genoa. Del resto, ho un buon rapporto con il presidente Preziosi, ma sono convinto che il nostro sano sfottò sia la differenza con le altre città. Sapete che piattume senza lo sfottò da bar? – prosegue il presidente – Basta essere taglienti, senza scadere nella cattiveria. Così come è forte lo sfottò, lo è anche il rispetto». Il passaggio di un giocatore da una squadra all’altra potrebbe scandalizzare: «No, non mi creerebbe nessuna sorpresa. Per alcuni, come Palombo o Marco Rossi sarebbe impossibile, ma non mi scandalizzerebbe». Così, in un gioco ipotetico, Garrone indica tre giocatori del Genoa che stima: «Antonelli mi piace moltissimo, ma anche Borriello e Kucka, per alcune qualità».

Si parla anche dello stadio in Fiera, che potrebbe dare una nuova dimensione alla città: «Per me dovrebbe diventare uno dei simboli della città – afferma Garrone – Non ho certo l’intenzione di fare un cubo di cemento con un coperchio sopra, bensì una struttura bellissima da vivere e da vedere. Tuttavia, non ci saranno novità sullo stadio fino a ottobre o novembre». Si discuterà molto dello stadio e del suo impatto su Genova: «Per carità, dove è il problema? E’ giusto che la città ne parli, visto che condivido alcune preoccupazioni sulla viabilità o sui servizi. Capisco meno, invece, altri giudizi – bacchetta il patron blucerchiato – che sembrano pre-confezionati». Ci si chiede perché Garrone escluda l’ipotesi di un nuovo “Ferraris”: «Non lo escludo, ma non ho guardato il progetto della Fondazione Genoa. Tuttavia – conclude il dirigente – preferirei uno stadio di proprietà, perché l’Europa insegna che questa è la strada migliore da seguire». Si chiude con alcune dichiarazioni sul futuro tecnico della squadra: «Speriamo di portare il tetto degli ingaggi a 25 milioni, staff tecnico compreso». Su Icardi e Poli: «Il mercato non è ancora aperto, ma – se li cederemo – reinvestiremo la metà di quanto ottenuto: serve competitività ed equilibrio».

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