2014

Garrone: «Buoni risultati nella mia gestione. C’è un rammarico…»

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La stagione è finita e si può tracciare qualche bilancio. Così torna a parlare Edoardo Garrone al termine di un’annata travagliata, ma nella quale si è raccolta qualche soddisfazione. Ci si chiede cosa abbia lasciato questo campionato al presidente blucerchiato: «Dal punto di vista sportivo, sono stati raggiunti gli obiettivi iniziali. Avevamo una squadra molto giovane, la più giovane della Serie A dopo l’Udinese, che abbiamo preceduto in classifica. Un gruppo costruito per una salvezza tranquilla, che abbiamo ottenuto infatti in largo anticipo. Che poi ci siano stati alti e bassi, è un dato di fatto su cui intediamo lavorare».

ROSSI E ADDII – Già, alti e bassi. Prima sono giunti i bassi: «Quando rinnovammo con Rossi, mi sarei aspettato molto di più rispetto a quanto avvenuto a inizio campionato. Avevamo concordato con lui il mercato, ci aveva assicurato di ritenere adeguata la rosa, per quanto ancora sovradimensionata. Siamo invece partiti molto male. Va detto che sono mancate la fortuna e la fiducia. Il derby è andato malissimo e questo ha condizionato gran parte di quella parabola chiusa con l’esonero di Rossi, tanto che il prossimo anno mi auguro che la stracittadina arrivi più in là della terza giornata. Anche qualche arbitraggio sfavorevole, come a Trieste e con il Torino, ha contribuito. Il mister ha cercato spesso di cambiare, ma a un certo punto è parso necessario voltare pagina».

MIHA E RINNOVO – Gli alti, invece, sono arrivati con Mihajlovic: «Ha gestito la situazione oltre le aspettative. Al momento di cambiare, ero disorientato perché percepivo il peso di una scelta che non potevamo sbagliare. Ho ragionato a lungo con i miei collaboratori e abbiamo trovato una convergenza sul nome che avevo proposto – racconta Garrone a “Il Corriere Mercantile” – Sinisa ha dato senz’altro uno scossone sul piano della mentalità, ma ha fatto un ottimo lavoro sul piano tattico». Un rinnovo non semplice quello del serbo: «Avevamo trovato da tempo l’accordo sulle questioni tecniche ed economiche. Questo contava rispetto a una lieve e comprensibile dilatazione dei tempi non dissimile da quella dello scorso autunno, quando venivo criticato per aspettare troppo bruciando così la pausa».

FUTURO – Ora c’è il futuro, a cui si può guardare con fiducia: «Io lavoro per migliorare ancora, rispetto al passato, come siamo riusciti a fare negli ultimi tre anni. Stiamo agendo per risanare ulteriormente i conti e potenziare la squadra. Non faccio promesse ma sottolineo che se la squadra, nella mani di Mihajlovic fin dal ritiro estivo, marciasse a un ritmo non troppo distante da quello tenuto fino al conseguimento dell’obiettivo, il piazzamento finale potrebbe essere interessante. Il prossimo campionato sarà ancor più spezzato in due, con sei squadre davanti e le altre quattordici nel mucchio. Pur consapevoli delle difficoltà, tutti alla Samp lavoreremo per fare qualcosa in più dello scorso anno».

PROSPETTIVE – Ci si chiede se i tifosi del Doria possono tornare a sognare: «Rispetto ai tifosi, ho sempre preannunciato i miei obiettivi, finora puntualmente raggiunti: promozione, salvezza con 42 punti a tre turni dalla fine, salvezza con 45 punti a cinque turni dalla fine, che sarebbero stati nove a conti fatti. Resta il fatto che di fronte a intoppi lungo il percorso di realizzazione serve fiducia e mi auguro che la Samp ne possa godere. Sotto un certo aspetto, se guardo al recente passato sono deluso, perché una squadra giovane avrebbe dovuto sentire fino in fondo la fiducia del pubblico. I ragazzi hanno bisogno di maturare e se nei momenti difficili i mugugni prevalgono sul sostegno, le difficoltà aumentano».

MALUMORI STAGIONALI – Proprio i fischi e i segnali di malcontento non sono mancati in questa stagione: «I fischi ci stanno, purché non si vada oltre. Il dissenso è l’altra faccia dell’euforia, ma l’atmosfera di scetticismo e insoddisfazione che percepisco sui media, sui social e talvolta allo stadio non mi rallegra – confessa Garrone in un’intervista-fiume di fine stagione – In particolare, non posso esser contento del clima respirato a Marassi durante l’ultima partita in casa, con la signora Boskov in tribuna. Quali che fossero le ragioni di quel che è accaduto, non si saluta così una squadra».

PROFILO BASSO – C’è chi vorrebbe maggiori investimenti nella Samp da parte di Garrone: «Non sempre gli investimenti garantiscono successi, perché una società di calcio si fonda su tre componenti: solidità finanziaria, competenze, fortuna. Senza le seconde, i soldi son persi. La terza a volte è decisiva. Anzi, direi quattro: la fiducia. Se viene meno questo fattore, è sempre più difficile trovare le motivazioni e la risposta giusta alla domanda sui chi e cosa te lo facciano farre. Non è un caso che io da mesi non parli: se lo faccio, vengo accusato di parlare troppo. Se vado o non vado allo stadio, c’è sempre chi mi addebita il non aver fatto la scelta opposta. Ho preferito lavorare dietro le quinte nel rispetto dei ruoli aziendali. Credo di aver ottenuto buoni risultati nella mia gestione: ho solo il rammarico di non aver ridotto a sufficienza le perdite».

IN NOMINE PATRIS – Se c’è uno sguardo al futuro, lo si può dare anche al passato e all’ingresso in società di Edoardo Garrone. Magari qualche dettaglio è ancora sconosciuto: «Io avrei dovuto diventare presidente a tutti gli effetti dopo la retrocessione. Così voleva mio padre, che era già malato: lo vedevo amareggiato e deluso, l’addio di Marotta e sopratutto la questione Cassano gli avevano fatto molto male. La caduta e la contestazione avevano complicato la situazione: non so se gli hanno fatto bene, certamente non l’hanno fatto star meglio. Per lui la Samp stava diventando un peso e mi ero offerto di dargli una mano, tanto da propormi l’immediata successione. Io risposi che, con tutto quello che aveva fatto per la Samp, mio padre doveva ritirarsi con un risultato positivo. Così la promozione del 2012 va agli annali come la seconda di Riccardo Garrone».

RUOLI SEPARATI – Il ruolo di Garrone jr. è cambiato negli anni: «Quando entrai in società, dissi che avrei fatto il lavoro di amministratore delegato in via transitoria, finché non avessi trovato un assetto ideale. Tra le cause della retrocessione, ci fu il venir meno della testa del club: via d.g. e a.d., via il d.s. e l’allenatore. Ci trovammo ad affrontare impegni terribili con una Sampdoria dimezzata. E l’esperienza mi ha insegnato che è molto più facile mettere mano a una squadra che a una società. A volte si fanno errori di valutazione, che occorre correggere in modo tempestivo. Con le ultime decisioni credo che l’assetto sia solido, anche perché ho capito quel che non funzionava nel recente passato: le responsabilità economico-finanziarie e quelle tecnico-sportive devono far capo a due persone differenti».

ASSETTI E PASSI INDIETRO – Tutto questo nuovo assetto potrebbe significare un passo indietro di Garrone: «No. La Sampdoria ha una struttura societaria di alto profilo ed esperienza, l’amministratore delegato Remondini ha la mia piena fiducia sulle questioni economiche. Arriverà un direttore generale di competenza internazionale, mentre il d.s. Osti sta lavorando benissimo». Chissà se c’è ancora qualcosa da cambiare a Corte Lambruschini: «Dal punto di vista organizzativo, stiamo proseguendo con il lavoro iniziato l’anno della retrocessione – rammenta Garrone – Da allora abbiamo cambiato tanto. La gestione è ancora troppo deficitaria rispetto agli obiettivi. La Samp perde troppi soldi e il mio compito è perseguire un equilibrio tra risultati sportivi e sforzo sostenuto dagli azionisti».

ONORE O ONERE? – Con tutti questi sacrifici, ci si chiede anche se per Garrone la gestione della società sia più un peso o un onore: «Per indole, non ho mai cercato la ribalta. Mi fanno piacere i ringraziamenti dei tifosi, ma ho sempre creduto fondamentale non esaltarsi troppo per i riconoscimenti, così come mai avvilirsi troppo per le critiche. Di certo, ritengo di sacrificare molto del mio privato per questa causa e vivrei certo meglio se non dovessi trovarmi in questa situazione. Al di là dell’esposizione strettamente economica che pure non è irrilevante, in termini di qualità della vita la Samp richiede un impegno eccezionale».

DIECI ANNI DI MILIONI – Forse qualcosa potrebbe indurlo a rivedere quest’impegno: «Ho sempre profuso il massimo dell’impegno per questa società, ma la responsabilità prioritaria è per la mia famiglia. Mai potrei accettare che la Samp possa comportare un problema di relazioni personali con la mia famiglia. Così io cerco di vivere la situazione attuale con equilibrio, anche se non è facile quando a casa ti dicono: «Ti dai da fare al massimo, ci metti un mare di soldi e in cambio arrivano critiche e insulti, chi te lo fa fare?». Vorrei ricordare che lo tsunami della retrocessione è ancora lontano dal pieno riassorbimento, peserà 50 milioni e graverà anche sul prossimo esercizio. L’ultimo bilancio ci ha visto esposti per 35 milioni. Senza contare che la mia famiglia dal 2002 ha fornito risorse per 250 milioni alla Samp. Ovvio che, tra i tifosi e la mia famiglia, quest’ultima venga per prima».

CASSANO – Tifosi e famiglia che si sono intrecciati delle volte, come nel caso Cassano, vicino al ritorno a gennaio: «Penso che restare a Parma per lui sia stato positivo. Forse se fosse tornato al Doria a gennaio le sue possibilità azzurre sarebbero diminuite – azzarda Edoardo Garrone – Comprendo il suo desiderio di riscattarsi fino in fondo da un grave passo falso, ma quando si è posta la questione abbiamo concordato con il tecnico che per il tipo di modulo praticato avessimo bisogno di giocatori dalle caratteristiche diverse. Inoltre la Samp si è data dei parametri economici precisi: il monte ingaggi deve scendere ancora e non avremmo potuto permetterci uno stipendio come quello di Cassano».

SORPRESE E STADIO – Tra i giocatori, c’è qualcuno che ha sorpreso il patron blucerchiato: «Soriano si era perso nelle nebbie, sembra il classico talento inespresso. Invece con Mihajlovic ha ritrovato sé stesso. Idem per Okaka. E pensare che può ancora crescere. Ma penso anche a Regini, così come a Palombo ricollocato nella sua posizione». La questione stadio intanto sembra scivolata in secondo piano: «Affatto, resta un traguardo. Ma le nostre idee incontrano sempre le stesse resistenze fini a sé stesse oppure motivato in modo poco convincente. Noi andiamo avanti con la nostra proposta: qualcosa in più di uno stadio, ma un programma di trasformazione urbanistica. Stiamo andando avanti, le responsabilità esecutive erano di Rinaldo Sagramola e sono passate a Paolo Lanzoni. Presto riprenderemo l’interlocuzione con le istituzioni».

RIFORME E SUPREMAZIA CITTADINA – Ci si chiede se queste riforme invocate dalla Lega siano necessarie: «La ristrutturazione dei campionati, con una A a 18 squadre e una retrocessione secca piuttosto che uno spareggio misto, mi vede favorevole. Una riduzione della griglia consente una migliore suddivisione dei diritti e attenua i rischi di declassamento. Ma la revisione passa anche attraverso il ripensamento di B e Lega Pro, con il tetto salariale che va rispettato in funzione dei vincoli e del fair play finanziario – chiude Garrone – Diversamente le società non ce la faranno». Infine, una chiusura sulla supremazia cittadina: «Noi non ne avevamo mai parlato, né ce l’eravamo data come obiettivo. E’ una questione importante per i tifosi. Se parlo da tifoso, sono pienamente soddisfatto. Se parlo da presidente, tolta la prima stagione, nei due tornei di A la tradizione è stata rispettata».

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