2013

Gabbiadini: «Possiamo fare ancora meglio. Ruolo? Volevo fare il portiere»

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Ospite a Studio Live, trasmissione in onda su Samp TV, Manolo Gabbiadini ha parlato delle possibilità della Sampdoria: «Questo gruppo merita molto di più di quello che si è visto sin ora, ultime uscite a parte. Possiamo fare molto di più secondo me. Siamo un gruppo molto giovane, abbiamo bisogno soprattutto di fiducia, che mancava perché già alla terza partita avevamo perso una partita importante come il derby e da lì abbiamo pagato le conseguenze forse per troppo tempo. Domenica sarò in tribuna perché voglio stare accanto ai miei compagni, anche se non potrò andare nello spogliatoio. Contro il Parma non è una partita fondamentale, bisognerà giocare sereni e tranquilli. Dare il massimo come nelle ultime partite: se andrà male stringeremo la mano agli avversari».

Adesso è uno dei più talentuosi attaccanti del calcio italiano, ma com’è nata la sua passione? «Sono nato con questa fissa, giocavo sempre con mia sorella anche se lei è più grande di me. Siamo molto simili, parliamo poco e non ci diamo consigli. Ci sentiamo più per le interviste che per altro a dire il vero. Io andai ai pulcini con i guanti da portiere perchè volevo imitare mio padre. Ma ce ne erano già 4 ed essendo il piu piccolo mi mandarono in attacco. Calciatore come mestiere? In realtà devo ancora capirlo, perché una volta che lo capisci magari tendi a rilassarti. Io non voglio sentirmi mai arrivato. Poi il calcio per me è tutto. Modelli? Guardavo soprattutto Ibrahimovic, Milito, e ora Cavani che è un attaccante moderno».

Al Cittadella, tra le altre cose, Gabbiadini aveva incrociato Piovaccari, l’attaccante che fallì in maglia blucerchiata: «Era il mio primo anno tra i professionisti, son cresciuto tantissimo. Anche se per vari infortuni non avevo giocato, è stata un’esperienza fondamentale. Piovaccari con noi fece benissimo, ci salvammo soprattutto grazie a lui. Adesso sta andando alla grande e sono contento per lui». Tra gli allenatori che ricorda per la sua crescita ci sono: «Savoldi, che ho avuto all’età di tredici anni. Mi ha fatto capire come ci si doveva comportare dentro e fuori dal campo. Tengo molto anche a Ciro Ferrara, che mi ha dato sempre fiducia. Se sono arrivato dove sono è soprattutto per merito suo. Anche Pioli è stato importante per la mia crescita». Quindi, il ricordo dell’esperienza di Bergamo: «Ho capito molte cose, ho imparato molto, avevo chiesto al mio agente di poter essere ceduto perché non mi trovavo bene nell’insieme tra compagni e tifosi, mentre col mister mi trovavo bene».

Importante per la sua crescita pure il periodo bolognese: «Ho imparato molte cose, son riuscito a guadagnarmi il posto lì. Cosa ho imparato da Gilardino e Diamanti? Dal primo l’umiltà, dal secondo l’atteggiamento, la grinta e la voglia di fare e di arrivare che è unica». Poi è arrivata la Samp: «Non ci ho messo molto a dire sì, sapevo del progetto e dei compagni, tutti me ne avevano parlato bene. Ora spero di fare qualche goal in più, ne sto sbagliando troppi ultimamente. I tifosi mi hanno colpito a Bardonecchia, al trofeo Garrone e pure in Coppa Italia, quando la curva era piena». Nella vita di tutti i giorni, Manolo è un tipo normale: «Sono pigro, esco poco. Sto spesso a casa, guardo la tv, vado al cinema».

 

 

Con la collaborazione di Gabriele Corso

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