2014

Gabbiadini, critiche impietose. L’orizzonte degli eventi non ci accechi

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Impietose. Sono le critiche rivolte a Manolo Gabbiadini, ieri autore della rete del 3 a 1, che ha chiuso la partita contro l’Hellas Verona, e di due assist: uno vincente, per la rete di Okaka, a memoria, un altro che ha lanciato Eder in direzione degli undici metri. Se non il migliore in campo, sicuramente uno dei migliori in campo. Dopo la rete col Brescia, un altro centro: due reti in cinque giorni, miglior marcatore della Sampdoria quest’anno, il giocatore più incisivo, ai punti, in blucerchiato.

Ma viene criticato, viene attaccato, viene punito dalle impietose critiche di una parte dei tifosi. Manolo Gabbiadini, venduto o pronto per essere venduto, non ha smesso di onorare la maglia, non ha smesso di fare quello che sa fare: l’attaccante. La prova di ieri lo dimostra. Non siamo dinanzi a un Icardi bis, che dopo l’accordo con l’Inter smise di giocare, attirando la prima tornata di cattiverie da parte dei tifosi: la storia dell’argentino si è poi lasciata inficiare da altre spiacevoli storie, ma indubbiamente l’acredine si era creata già nel girone di ritorno di quella infausta prima stagione di Delio Rossi in panchina. 

Qualcuno ha sottolineato il suo non correre, di Gabbiadini, il suo non metterci cattiveria: eppure l’intervento in scivolata a centrocampo poco prima della fine del primo tempo direbbe il contrario. Dice l’opposto tutta la sua prestazione, fatta di numerose conclusioni in porta, di un obiettivo preciso: segnare, portare a casa la vittoria. E l’ha fatto. Non ha tirato indietro il piede nemmeno una volta, non si è trattenuto mai, si è trovato spesso a centrocampo a far ripartire l’azione, ricordandosi che l’anno scorso l’ha fatto, il terzino aggiunto. 

Che il dispiacere di perderlo non si trasformi in una caccia all’uomo, perché Manolo Gabbiadini non lo merita. È indubbio che in questo momento abbia scelto di trasferirsi in una squadra che in classifica è posizionata peggio della Sampdoria, d’altronde il Napoli ha un punto in meno del Doria, ma gli elementi pregnanti ci sono: un ingaggio raddoppiato, un contratto fino al 2019, un cartellino non frazionato tra due squadre – che a giugno avrebbero dovuto confrontarsi per la comproprietà, con esiti molto dubbiosi – un palcoscenico europeo già da gennaio, l’Europa League. Rifiutare, a oggi, non era facile.

Dispiace, perché è giusto che dispiaccia, per un giocatore che da un anno e mezzo era diventato blucerchiato, che con la nostra maglia ha trovato una conferma importante, che Sinisa Mihajlovic in estate ha fortemente voluto, senza lasciarlo andare via, magari alla Juventus. Un attaccante sul quale si fondava un progetto, ma che sarà prontamente sostituito: d’altronde il tecnico l’ha specificato, la dirigenza è pronta a ogni evenienza. L’orizzonte degli eventi, però, non ci accechi: Gabbiadini ha ancora due partite con la Sampdoria per fare il suo dovere, per farsi ricordare al meglio. Sono entrambe strisciate, sono entrambe bianconere, sono entrambe sfide che vogliamo vincere. E lo vuole anche Gabbiadini.

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