2014
Foscarini: «Gabbiadini, sinistro micidiale sin dai tempi di Cittadella. La differenza tra lui e… »
Senza dubbio l’uomo del momento è Manolo Gabbiadini. L’eroe del derby della Lanterna numero centonove, colui che ha deciso la stracittadina tra Sampdoria e Genoa. Un gol su calcio di punizione, da una posizione nemmeno facile. Quello attuale è l’anno della riconferma, perchè il giovane bergamasco diede prova delle sue qualità già la scorsa stagione. Tant’è che la dirigenza blucerchiata ha deciso di ripuntare su di lui. Per parlare di Gabbiadini la redazione di SampNews24.com ha contattato in esclusiva Claudio Foscarini, allenatore che lo ha avuto alle sue dipendenze in quel di Cittadella. In Veneto l’attaccante della Samp fece la sua prima esperienza tra i professionisti.
Mister, se le dico Manolo Gabbiadini cosa le torna in mente?
«Manolo arrivò al Cittadella a 19 anni, era alla sua prima esperienza con la prima squadra. Giovane e promettente, ha confermato le qualità viste quell’anno. Un bel mancino dotato di potenza, ma anche di precisione. È devastante davanti la porta anche se è meno abile, ma quando attacca gli spazi è pericoloso. A Cittadella fu chiamato anche in Nazionale e in azzurro giocava tra gli spazi, facendo gol, ma in campionato trovava difficoltà».
Che persona è?
«Come ragazzo è eccezionale e serio: casa e lavoro. Ha in mente solo il calcio, ma non mi meraviglio perchè viene da una famiglia che vive di calcio. In più ha una sorella, Melania, che gioca in Nazionale. Manolo ha una passione grande per questo sport. Domenica sera ho visto il derby e l’ho trovato maturo e micidiale, soprattutto sui calci piazzati».
Un ragazzo casa e lavoro, come ha detto lei. Si può dire che, per quel che si vede oggi tra i giovani calciatori, Gabbiadini aveva già la stoffa del professionista a 19 anni?
«Esatto, si. A Cittadella abbiamo tanti giocatori giovani che arrivano da primavere importanti, ma questa è una cosa che abbiamo notato spesso. L’Atalanta istruisce i propri giovani anche sotto il punto di vista del comportamento, non solo in campo. I giovani atalantini sono più completi come giocatori, a volte l’educazione che da un vivaio segna in positivo la tua carriera».
Che effetto fa, per lei che lo ha allenato, vedere Gabbiadini decidere un derby importante come quello della Lanterna?
«Enorme. Ho seguito la partita in televisione e quando Manolo ha segnato sono balzato dalla sedia, gioendo. Sono orgoglioso di lui, anche se a volte a Cittadella ha fatto la panchina. Quell’anno, per lui, era anche di crescita. La sua voglia di riuscire e fare era enorme, la differenza tra Manolo Gabbiadini e gli altri e questa: non hanno la voglia di spendere le proprie energie per la loro passione».
Capitolo ruolo: Mihajlovic lo schiera da esterno a destra, in modo da accentrarsi e tirare. Gabbiadini, invece, preferisce giocare da prima punta. A Cittadella come lo impiegava?
«Quasi sempre nel ruolo di seconda punta, lui aveva un sostegno davanti e attaccava gli spazi. Io credo che Manolo possa giocare anche come prima punta, ma quando ha gli spazi davanti. Se il baricentro della squadra è basso e lui gioca in avanti allora è un ruolo che può fare bene, ma il suo ruolo attuale è l’ideale perchè può rientrare sul suo piede per fare l’assist o tirare in porta. Il 4-3-3 è quello più congeniale a lui, gli da più opportunità per tirar fuori le sue caratteristiche».
Il sinistro di Gabbiadini era micidiale anche a Cittadella?
«Si, aveva questa particolare caratteristica che avrà sicuramente perfezionato con il tempo. Già nei primi allenamenti, quando tirava in porta, notammo la sua capacità nel tirare. La cosa importante è che centra lo specchio della porta».