Editoriale
Forse abbiamo sognato troppo, ma non ci arrenderemo
Terza sconfitta di fila, nonostante una prestazione buona difensivamente ma lacunosa in fase offensiva. Forse abbiamo sognato troppo e ci siamo scottati
Forse abbiamo esagerato con il sogno Europa. Forse anche quest’anno ci siamo spinti troppo in là con i sogni e con le speranze. L’abbiamo fatto in buona fede, però: d’altronde chi siamo noi per non poter sognare. Non costa nulla e ci fa stare meglio con noi stessi. Poi, certo, c’è sempre qualcuno che ci riporta con i piedi per terra: ci aveva provato Ancelotti con il suo Napoli e il suo 3-0 al San Paolo, ma ci siamo detti che era un evento prevedibile, scontato, abbastanza naturale. Poi ci ha pensato Baroni, arrivato a Genova con il suo Frosinone in grado di battere una Sampdoria spenta e amorfa, con appena un paio di azioni di cui una decisiva. Però possiamo dire che in entrambi i casi abbiamo rimandato i giudizi disastrosi, abbiamo ipotizzato che le cose potessero cambiare a San Siro. E in effetti la prestazione l’abbiamo vista, ma anche stavolta è mancato il risultato: è arrivata la terza sconfitta consecutiva e l’Europa, oramai, è più lontana che vicina.
A livello difensivo la Sampdoria ha tenuto, fino alla fine: ha subito due gol, è vero, ma su due disattenzioni che erano totalmente evitabili. D’altronde se non ci fossero questi episodi a penalizzare una squadra saremmo tutti da Scudetto, vi pare? E invece dopo una partita decisamente ottima, è stato Murru a dimenticarsi completamente D’Ambrosio sull’1-0 dell’Inter: lo guarda, lo osserva, poi si fissa sull’avanzata di Perisic, che mette a sedere Berezynski, e si lascia infilare facilmente dal terzino nerazzurro. È la dimostrazione del fatto che contro le squadre più esperte, quelle che sono abituate a giocare in Europa, quelle che occupano posizioni in classifica più importanti, come l’Inter per l’appunto, non ci si distrae. Così come accaduto anche sulla rete di Nainggolan. Un peccato, perché difensivamente la Sampdoria aveva tenuto bene, grazie a un ottimo Andersen e un altrettanto ottimo Tonelli. Senza nulla togliere anche al centrocampo.
Ciò che realmente è mancato per l’intera partita è stato l’attacco: da quando Quagliarella ha smesso di segnare, dopo aver raggiunto il record tanto chiacchierato di Batistuta, non si riesce più a concretizzare un’azione offensiva. La rete di Gabbiadini riporta al gol la Sampdoria, che non aveva segnato né al Napoli né al Frosinone, ma è una rete sporca, che nasce da una mischia e una rapidità inaspettata dell’attaccante di Calcinate. Non c’è costruzione dell’azione, non c’è manovra: anche perché quelle poche volte che ci è stata, Quagliarella ha tentato uno dei suoi colpi, salvo spedire la palla decisamente lontano dallo specchio della porta. L’unica che ha indovinato è stata di testa, impegnando Handanovic e l’arbitro, che non ha visto la deviazione: poco male, non l’avremmo di certo vinta lì. È arrivata anche una flebile conferma del fatto che Saponara sia letale da subentrato, ma incespicante da titolare. Così come Defrel si è dimostrato, anche stavolta, inconcludente. Insomma tanti problemi, che emergono soprattutto quando si perde, un risultato che oramai sta diventando una costante eccessiva per la Samp.
La verità è che adesso siamo la squadra con il peggior rendimento nelle ultime tre gare: nessuna ne ha perse tre di fila nelle ultime giornate. L’Europa dista cinque punti, che non sono poi così tanti, calcolando che lo scontro diretto con l’Atalanta dobbiamo ancora giocarcelo, così come con la Roma e con la Lazio, ma con questo ruolino di marcia diventa davvero difficile crederci. L’invito è quello di non arrendersi ed evitare di credere che quest’anno il campionato sia già finito a febbraio per noi: almeno quest’anno ci meritavamo qualcosa di diverso, anche a fronte di un mercato invernale che ha portato la squadra a rinforzarsi e non a indebolirsi. Cagliari, Spal, Atalanta e Sassuolo: almeno dieci punti servono, adesso. Perché le altre davanti corrono.