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2015

Flight attendants, prepare for take-off

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“Perché ci lega un filo, un filo che mi porta dritto a Lei”. Rileggendo queste note ad alta voce probabilmente Vittorio De Scalzi, autore di Lettera da Amsterdam, sorriderebbe scoprendosi così lungimirante. La storia di Vincenzo Montella è sostanzialmente racchiusa nella strofa di questo “Padre Nostro” blucerchiato. Una storia fecondata nella città giusta, Genova, e nella squadra sbagliata, il Genoa. Nel 1995 i rossoblù ingaggiano dall’Empoli un ragazzino napoletano che giura di non essere la solita eterna promessa. In mancanza di alternative viene schierato titolare in serie B a 21 anni. 21 come le volte in cui i portieri avversari raccolgono il pallone in fondo alla rete dopo una sua invenzione. Nasce l’Aeroplanino.

L’anno dopo Montella, come il ragazzino che viene stregato dallo sguardo della splendida vicina di banco della propria ragazza, cede al colpo di fulmine e sceglie i colori. La Sampdoria ingaggia uno dei più giovani talenti della Serie A e il suo amore corrisposto non si traduce solo nei gol e nei 7 in pagella. I tifosi sampdoriani, infatti, tra champagne Gullit, caviale Mancini, astice Veron e il resto che offre l’interminabile menù anni 90, non si fanno impressionare dalle statistiche. Vertiginose, per carità, ma pur sempre di freddi numeri stiamo parlando. Montella riscalda la Sud per qualcos’altro. I bambini si innamorano di quella straordinaria esultanza a braccia larghe. Quell’esultanza che imitano nei campi in terra battuta chiudendo gli occhi e aprendoli ogni volta qualche secondo più tardi perché è troppo bello immaginarsi là in volo sopra la gradinata. I più grandi si tappano la bocca prima di sputare la bestemmia “forse con Vialli non ho visto tutto”. I più saggi sorridono fiduciosi sapendo di avere davanti un fuoriclasse.

Nel 1999 la maledetta sfiga (troppo rivendicata dai cugini e mai da noi) torna atavica e spietata. Una squadra con davanti Ortega e Montella riesce a retrocedere in Serie B. Dopo 10 anni di andirivieni di giocatori fenomenali e vittorie nazionali ed europee, la Sampdoria in B offre lo stesso scenario di un delfino sopra un albero. Troppo alta la quota raggiunta dall’Aeroplanino per azzardare una discesa così profonda e immediata. Una depressurizzazione che sarebbe fatale per lui e ingiusta per il mondo del calcio: Vincenzo firma per la Roma. Il resto della sua carriera è riassumibile con l’immagine di centinaia di reti gonfiate e di braccia allargate. 

Dopo essersi ritirato l’Aeroplanino non atterra. Prende quota. Dalla panchina trasforma le sue squadre nello specchio di ciò che era lui in campo. Velocità, aggressività, intuito e fantasia. Il giro palla del suo Catania e della sua Fiorentina obbliga chi sta facendo zapping a non cambiare canale. E attrae lo sguardo delle prime della classe. Ma tra tanti occhiolini di lusinga, Vincenzo si fa catturare da uno sguardo. Sì, proprio lo sguardo della ragazzina di vent’anni prima, meno sana di prima, più vecchia di prima. Più bella di prima. Come si fa a dire di no?

Adesso Vincenzo Montella è l’allenatore della Sampdoria. Raramente l’opinione pubblica a tinte blucerchiate si è rivelata così favorevole a un ingaggio. Resta tuttavia un interrogativo. Dove stiamo andando? Alla fine della scorsa stagione Mihajlovic saluta Genova (con le valige appoggiate all’ingresso di casa da diversi mesi) e scatena il classico toto-allenatori. Una scelta della società che deve essere all’altezza di quello a cui la piazza è abituata. Una piazza che negli anni 90, calcisticamente l’altro ieri, ha visto sbracciare nell’area tecnica vacche sacre come Boskov, Eriksson e Spalletti, per citarne 3. Il nome di Montella è stato fatto fin da subito, accanto ad altri di nobile levatura. La scelta è ricaduta su una scommessa, Walter Zenga. Troppo azzardata e arrivata con frenetica premura. E soprattutto che, non dichiaratamente, ha ridimensionato le ambizioni della Sampdoria. Niente di riprovevole in tutto questo. Ogni società cerca di dare il massimo con i mezzi che ha a disposizione.  Ma se poi la scommessa è persa, e il tecnico chiamato a sostituire la scommessa persa è uno dei più promettenti a livello internazionale, da che parte sta la verità? Al di là di ogni singola verità a portata di tasca e al di là di ogni voce, solo il tempo ci dirà quanto in alto ci porterà questo volo.

I tifosi della Sampdoria possono solo chiudere gli occhi e allacciare le cinture. La pista è libera, il clima è buono. Mentre l’aereo prende velocità, possente e imperterrito, il cuore batte più forte in un mix di voglia di decollare e semplice paura. Ma non preoccupatevi. Fidatevi del pilota. 

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