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Flachi: «Io vivo grazie alla Sampdoria e ai suoi tifosi»

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Francesco Flachi, ex giocatore della Sampdoria, ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha parlato del suo passato

Quest’oggi l’ex giocatore della Sampdoria Francesco Flachi ha rilasciato una lunga intervista, il tutto per Radio Tv Serie A. L’attaccante passato anche per Napoli e Fiorentina ha parlato del suo passato blucerchiato e non solo, riporta TMW. Le sue parole:

SAMPDORIA – «Almeno il terzo posto è sicuro! Avevo un po’ di paura con Quagliarella che per fortuna ha smesso (ride, ndr). A parte questo, io vivo grazie alla Sampdoria e ai suoi tifosi. La carriera che ho fatto mi ha regalato un rapporto che va anche al di là del calcio. Quando sono tornato a Firenze dopo la squalifica sono venuti tantissimi tifosi blucerchiati a trovarmi. C’è un grandissimo rapporto d’amore, dal calcio alla vita».

ANNATA TRAVAGLIATA – «Quando rischiavamo di andare in Serie C mi arrivò un’importante offerta del Monaco che però rifiutai. Feci 20 reti quell’anno e loro hanno sempre avuto una particolare riconoscenza nei miei confronti per questo. Non c’è un’età: piccoli e adulti. Questa per me è vita. Io vivo di emozioni, Firenze è un po’ più fredda come città nonostante sia stata casa mia. Genova mi ha aiutato tanto, i tifosi mi hanno dato una mano. Ho avuto la fortuna di aver giocato con una maglia bellissima, in uno stadio particolare e con tifosi unici».

PRIMA SQUALIFICA – «Tutti i miei problemi sono nati da quell’episodio. Ci fu una telefonata in un negozio, si parlava di un derby di Roma: tutta Italia sapeva che quel derby sarebbe finito probabilmente con un pareggio, in modo che nessuna delle due si facesse male. Io dissi a cuor leggero, parlando di quella partita con amici: ‘pareggeranno’ e fu intercettata la mia voce. Da lì mi squalificarono due mesi».

LA SITUAZIONE – «Ci furono altre squalifiche, ma gli altri sono stati squalificati a fine campionato. A loro sono stati sequestrati assegni e computer, a me nulla. Io sono stato squalificato perché dovevo andare a denunciare. Quello che ho fatto dopo… è stata la peggior reazione che potessi avere. Mi piaceva e ci sono cascato mentalmente. Avendo dato una continuità alla cosa, è stato un problema. Ero in confusione».

DROGA – «Era diventato un divertimento, sbagliatissimo. Il malessere mi ha portato a sentirmi meglio soltanto in quel modo. Pensi sempre di smettere ma diventano problemi accumulati. Poi sono rientrato, ma la tentazione rimaneva. Sono stato fermato dopo una partita, giustamente. Lì ho iniziato a capire. Davo continuità alla cosa perché mi faceva sentire più forte. Mi squalificarono per due anni, la presi male. Pensavo di rimettermi in sesto, ma non fu così. Sono andato ancora più giù, non ripartivo più. Avevo un castello e l’ho fatto crollare. Devi renderti conto da solo di quello che stai facendo, devi avere la forza giusta. Io in campo avevo un carattere forte, fuori sono debole. Facevo fatica: mi isolavo e non ne parlavo con nessuno».

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