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I numeri parlano chiaro: il sogno di una Samp italiana è utopia
Ferrero, i numeri spengono il tuo sogno: vuole una Samp tricolore ma la i blucerchiati mandano in campo solo tre italiani a gara
Il presidente della Sampdoria Ferrero ha recentemente confessato, durante un’intervista rilasciata a Radio CRC, che uno dei suoi sogni sarebbe quello di costruire una squadra tutta italiana, o perlomeno, a forte prevalenza tricolore, sul modello del Sassuolo, una squadra che possa rappresentare un esempio nel panorama nazionale e dalla quale le varie selezioni azzurre possano attingere a piene mani. Difficile però realizzare un sogno del genere, e lo dicono gli stessi numeri: la crisi del calcio italiano a livello di rappresentativa nazionale ha infatti scatenato, negli ultimi giorni, la caccia al colpevole, individuato da alcuni semplicisticamente in Ventura, individuato da altri, a livello più generale, nel modus operandi delle società calcistiche italiane, sempre più improntate alla ricerca dei talenti fuori dai confini nostrani.
Da questo punto di vista, va detto che la Sampdoria non fa assolutamente eccezione, anzi: la rete di scouting della società blucerchiata ha i suoi principali punti d’interesse in zone che con l’Italia c’entrano certamente poco, come l’est Europa e il Sudamerica, e il mercato condotto da Osti e Pradé negli ultime finestre deputate allo svolgimento delle trattative ha confermato la tendenza alla ricerca dei talenti in Polonia, Slovacchia, Repubblica Ceca e così via. Il numero degli italiani che scendono mediamente in campo ad ogni partita dei blucerchiati, d’altro canto, conferma ulteriormente la svolta esterofila: sono circa 3 i giocatori blucerchiati italiani a scendere in campo la domenica, con le presenze fisse del portiere, Viviano o Puggioni che sia, e di Quagliarella, ai quali si aggiungono Regini o Ferrari e a volte Caprari. Un numero sicuramente basso, in linea con la Serie A: Napoli e Lazio ne mandano in campo circa due a partita, la Juve tre come Roma e Samp, Milan e Fiorentina 5. Cifre che rendono chiaro, da un certo punto di vista, il perché la Nazionale abbia pochi talenti da cui attingere, e il perché il sogno di Ferrero resterà con ogni probabilità una nobile ma irrealizzabile utopia.