2015
Ferrero: «I tifosi corretti fanno il bene del calcio. Sogno stadi sempre pieni»
Massimo Ferrero dimostra ogni giorno di aver a cuore il futuro del calcio italiano. È proprio per questo motivo che il dirigente blucerchiato annuncia spesso il desidero di ritrovare, sugli spalti degli stadi della Serie A, tante famiglie riunite e tifosi amanti dello sport, così che possino ritornare presto a trionfare su tutto il resto gioia e sportività.
Così anche oggi, intervenuto al programma radiofonico “Te la do io Tokio” (Centro Suono Sport), il numero uno della Sampdoria ha rilasciato alcune dichiarazioni importanti, che lasciano trasparire la grande voglia di vivere un calcio bello e pulito, sia dentro che fuori dal campo di gioco: «Il folclore negli stadi è indispensabile: se togliamo il colore ed i colori, chi ci mettiamo a vedere le partite? Spettatori virtuali? Dobbiamo dare messaggi di cultura sportiva e chiacchierare di meno, facendo in modo che le regole vengano applicate e sempre rispettate da tutti. E se qualcuno agisce in modo sbagliato – ha spiegato in apertura di intervento il presidente blucerchiato, facendo riferimento al recente episodio dello striscione di Roma-Napoli –, si deve punire esclusivamente chi fa il male, non tutti. Dobbiamo dare un messaggio serio, non di paura, ed applicare le regole dove serve. Abbiamo oltretutto il biglietto identificativo e la tessera del tifoso, elementi che possono venire in aiuto. Ma mai fare di tutta l’erba un fascio, è necessario selezionare: altrimenti va a finire che allo stadio non ci va davvero più nessuno. E se contiamo che abbiamo già strutture decadenti…».
Se da una parte, in curva ed in tribuna, c’è chi ostacola la possibilità di un tifo pulito e corretto, dall’altra c’è anche chi il calcio lo vive nel modo giusto, rispettando regole ed avversari. Ferrero questo lo sa bene, e non vuole affatto nascondere ciò che funziona per davvero: «I tifosi sono persone che pagano e che sostengono la squadra, persone di cui il calcio ha realmente bisogno. Senza di loro non ci sarebbero né il calcio, né gli stadi. E, proprio come fanno i sostenitori, è importante che un Presidente sia vicino alla sua squadra. Io non le sto vicino, di più: ho l’idea – ha rivelato, come riporta marione.net – che si debba essere una figura presente, in grado di sostenere i suoi gioielli, come un buon padre di famiglia. Se sbagliano, gli deve dare piccole punizioni; se invece sono bravi, una bella carezza. E il dialogo con i giocatori è fondamentale, guai se non lo avessi».
Il cuore di Massimo Ferrero, inutile nasconderlo, è ancora un po’ giallorosso e, andando in onda sulle frequenze di una radio romana, sarebbe stata davvero cosa difficile, per uno come lui, non parlare della Lupa: «Consegnare la società agli americani? È una decisione che non ho mai condiviso, ma comunque la rispetto. Forse in Italia si consegna un po’ tutto a tutti: l’arte, l’artigianato… e la Roma, che non avrei dato agli stranieri. Romagnoli? Se torna da Garcia – ha concluso il Presidente della Samp, parlando del talentuoso difensore in prestito a Genova –, fa una cavolata. Qui da noi sta lavorando bene e so che é felice. Purtroppo non è mio, ma decideremo cosa fare a giugno».