2015
Ferrero da Fazio: «Il mister del prossimo anno? Uno tra Sarri, Donadoni e Sousa»
Massimo Ferrero aveva promesso una grossa sorpresa per questa serata e sorpresa è stata. Fino a un certo punto, almeno. Ospite del programma di Fabio Fazio Che tempo che fa, il presidente blucerchiato ha presentato il suo libro scritto con Alessandro Alciato e sopratutto ha dato un’indicazione importante per quanto riguarda l’allenatore blucerchiato della prossima stagione.
Fazio, tifoso blucerchiato, era molto interessato ai destini blucerchiati: «Mi conferma quindi che Sarri sarà il nuovo allenatore della Sampdoria?». Questo la risposta dal patron doriano ai microfoni di Rai Tre: «Non è Sarri. Fino a domenica è Sinisa: da quando abbiamo parlato dell’allenatore, ci si è sfasciato tutto. Ci sono tre nomi in lizza per la nostra panchina. Sono Sarri, Donadoni e Sousa. Uno dei tre è già stato contattato (con Sarri ci sono stati diversi incontri durante questa settimana, ndr), gli altri due ancora no. Da lunedì si saprà tutto. Vorrei incontrare Donadoni perché ho grande stima per quello che hanno fatto lui e la sua squadra quest’anno».
Chiaramente non si è parlato solo del futuro della società blucerchiata, ma anche del personaggio Ferrero. In una doppia intervista condotta da Fabio Fazio e Massimo Gramellini, il presidente ha voluto ringraziare il padrone di casa per la sua ospitalità: «Grazie a tutti, io racconto solamente la mia storia». Una storia che comincia da una corsa, che ha la metafora di un riscatto dalla povertà dell’infanzia: «Esser poveri vuol dire esser ricchi dentro. Voleva dire che quando cammini con la testa alta e con dignità, mentre compri un pezzo di pizza, ti dici che è buona. Tutti sono abituati ai presidenti con la papalina, io sono un uomo felice e genuino. Ho una maglia che dice: «Ferrero presidente… sorridente».».
Una volta abbandonata la scuola, tanti i lavori fatti: «Con poco se campa, con tanto se muore. Avevo voglia di fare, ho fatto tutti i mestieri possibili: portavo a casa qualche lira». Un passato difficile e burrascoso, con anche sei mesi nel carcere minorile di Porta Portese per oltraggio a pubblico ufficiale. Ma in realtà c’è il risvolto comico: «Era il padre di una ragazzina: secondo lui gli davo fastidio. Oggi lo chiamerebbero petting, una volta si chiamava pomiciare…». Anche autista di Gianni Morandi, in realtà l’ha fatto senza patente: «È vero. Io racconto la verità a modo mio. Sono nato scemo, ma leale. Ho sempre portato avanti l’arte del fare per non piangermi addosso. Meglio lavorare e rischiare piuttosto che fare il delinquente».
Il cinema è il riferimento principale della vita di Ferrero, fin dalla sua infanzia: «Da bambino, essendo nato povero, andavo ai Parioli, il quartiere dei ricconi. Io andavo a vedere tutti i ragazzini fighetti e i signori benestanti. Pensavo di andare al cinema e incontrare una riccona. Invece ho incontrato tutte povere, perché ho preferito i sentimenti al denaro».