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Ferrero: «Cercherò di riconquistare i tifosi. Voglio vincere qualcosa»
Ferrero parla del suo rapporto con i tifosi: «Ho sbagliato e capisco gli insulti, ma merito gratitudine. Riconquisterò tutti». E sulla mancata cessione: «Vi spiego com’è andata con Vialli»
Massimo Ferrero, presidente della Sampdoria, ha rilasciato una lunga intervista all’edizione odierna de La Repubblica, parlando a 360° della società blucerchiata.
RIPRESA SERIE A – «Giusto, perché il calcio rappresenta 40 milioni di italiani. Riportando il campionato, torna l’amore, la vita. Non mi piacciono però gli stadi vuoti, senza tifosi, non è calcio. Manca la loro spinta, è un altro sport. È il pallone che rotola sui campi di periferia, non la Serie A. I tifosi sono l’anima del calcio. Mi addolora penalizzarli. Parlava di paura: ecco, con il Verona ho provato smarrimento. “Ferraris” vuoto, silenzio, tensione. Un colpo allo stomaco».
RAPPORTO CON I TIFOSI – «Soffro quando c’è prevenzione e malafede. All’inizio ci ho messo del mio, non volevo disprezzare, facevo il “romano”, sdrammatizzavo, sono stato frainteso. Ho detto cambiamo l’inno e venuto già il mondo. Potevo stare zitto, mettere un’altra musichetta, ho preferito la sincerità. Ho sbagliato e posso capire gli insulti. Non però a Montecarlo, quando sono con mio figlio, questa è una ferita. Da parte mia posso solo lavorare e portare in alto la Samp, sperando che qualcuno si ravveda. Però confesso: se m’insultano, mi amano. L’indifferenza sarebbe peggio. Penso però che mi meriterei anche un po’ di gratitudine: chi si è battuto per eliminare la tessera del tifoso? Chi ha fatto Casa Samp e migliorato Bogliasco? Genova mi ha adottato, cercherò di riconquistare tutti».
RIMORSI E VANTI – «Il pentimento non alberga in me. Fierezza è rappresentare i colori più belli del mondo».
FARE DI PIU’ – «La parola più è sempre dentro di me, è difficile, ma ci credo. Mi hanno sempre fatto arrabbiare i cali nel finale, prima o poi vorrei vincere qualcosa. O almeno andare in Europa. Nel cinema ho vinto David di Donatello e Telegatti. Devo portare a casa qualcosa con la Samp. Una Coppa Italia da regalare ai miei tifosi. Solo allora sarò soddisfatto».
STORIA SAMP DISPREZZATA – «Mai fatto. Davanti a Paolo Mantovani e Riccardo Garrone mi levo il cappello. Quando dissi: è conosciuta sino a Chiavari, mi riferivo in quel momento preciso, non prima. C’era stato un calo mediatico e io volevo riportarla in copertina e sui giornali stranieri. Ma non mi sognerei mai di denigrare tutti i successi del passato. Anzi, li celebro e parlo di epoca purtroppo irripetibile. D’altra parte farei torto a me stesso: è per questa grande storia che io sono qua».
RISCHIO SERIE B – «Io sono un uomo positivo, da un male tiro fuori sempre un bene. Noi e altre otto/dieci squadre non siamo portati a 3 gare alla settimana, ma i miei giocatori sono eroi e sono sicuro, soprattutto quelli che hanno contratto il Coronavirus, che usciranno da questa piaga ancora più combattivi. Sono fiducioso. Credo nella loro tenacia e in Ranieri. Il gioco si fa duro, siamo pronti a combattere».
DERBY – «Io non voglio pensare ad un derby senza i miei tifosi, non riesco neanche ad immaginarlo. Nell’ultimo, quando ha segnato Gabbiadini, mi sono messo a piangere. Ho infilato subito gli occhiali, non volevo farmi vedere. Lacrime di gioia, non per me, ma per la gradinata. Il derby è un crogiolo di emozioni. Il pubblico deve tornare. La Serie A è calciatori, tifoseria, adrenalina. Manca un ingrediente alla torta».
BILANCIO IN ROSSO – «Abbiamo commesso qualche errore su certi acquisti – ammette Ferrero -. Capita, sbaglia chi lavora. Per anni siamo stati virtuosi, bravissimi sul mercato. Tanto up e ora down, ma sto già lavorando per riportare il segno più. Ammetto con onestà: Di Francesco è stato un autogol, colpa mia. Sbagliato prendere un tecnico non convinto. Non lo farò mai più. Sono contro gli esoneri, continuo a stimarlo molto. Ma non si poteva andare avanti».
SALVEZZA VITALE – «Non lo è perché Ferrero è un poveretto. Non è una questione economica, la B mi costa meno, non avrei un monte ingaggi da 45 milioni, anche se perdo in termini di diritti tv. È una questione di principio ed orgoglio. Ho preso la Sampdoria in A e lì deve restare. Da quando sono arrivato la rosa è migliorata molto, la nostra squadra è più forte della sua classifica. Quando cedo un giocatore, c’è sempre un perché. Zapata non era adatto al gioco di Giampaolo».
SAMP IN VENDITA – «No. Mi era stata prospettata un’occasione, è andata male non per colpa mia. Io, prima della trattativa, ho proposto a Vialli di entrare in consiglio. Ha detto no. Alla fine gli ho detto: tu fai il presidente, io resto il proprietario. Ha declinato, perché era già in parola con Gravina. La questione è semplice: subito mi hanno proposto 90 milioni più bonus. Poi, attraverso gli americani, 40 con l’aiuto di Garrone. Io sono sceso a 80, a 76 avrei potuto chiudere. Ma loro non si sono più mossi. Dinan e Knaster? Apprezzabili, ma affaristi. Io non do la società a chi non riconosce il giusto valore dei colori più belli del mondo».
RANIERI – «È il re degli allenatori, fenomeno nel gestire qualsiasi cosa. Rimane».
OSTI – «Sconcertato quando mi ha visto la prima volta. Ci siamo piaciuti strada facendo. La mia parola vale come una firma. Ha rinnovato. Batte il record di Marotta».
ROMEI – «Con lui c’è un rapporto ottimo. Resterà in Consiglio. Lui esce, Panconi entra. Pura fantasia».
PECINI – «Un fuoriclasse. Ha avuto una sbandata, si era innamorato dell’Empoli, poi è tornato a casa. Romei, Osti, Pecini e io. I 4 dell’Ave Maria».
RIMPIANTI DI MERCATO – «Immobile. Preferì andare al Torino. Ci ho riprovato ancora, ma Lotito e la Lazio hanno più fascino di me».
COLPO PIU’ GROSSO – «Quattro: Schick, Correa, Torreira e Skriniar. Senza far torto agli altri. Presto comunque ce ne saranno altri».
AUTOVALUTAZIONE – «Sei, come gli anni. Se sarò bravo a non farmi insultare più, il mio voto diventa 10».
VICENDE GIUDIZIARIE – «Da cittadino non mi pesano, perché non ho fatto niente di male. Credo nella giustizia, il tribunale accerterà la verità. Ho avuto la fortuna d’incontrare un ottimo avvocato come Luca Ponti: è anche un ottimo scrittore, leggetevi il suo libro “All’avvocato si dice sempre tutto”. Lui e Vidal mi stanno tenendo per mano. Mi ferisce che chi non mi conosce abbia una falsa impressione di me. Ne uscirò pulito», ha concluso Ferrero.