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Gol, assist e tanta corsa: Fernandes, è l’anno della consacrazione?
Dopo un periodo iniziale di alternanza con Alvarez, Bruno Fernandes si è preso i galloni da titolare grazie a prestazioni convincenti, fatte non solo di gol e assist ma anche e soprattutto di tanta corsa e sacrificio
Bruno Fernandes è uno dei volti nuovi di questa Sampdoria che tanto piace ai tifosi. Arrivato in estate dall’Udinese per una cifra importante – un milione per il prestito e sei per l’obbligo di riscatto, da esercitare a giugno 2017 -, il portoghese reduce dalle Olimpiadi di Rio ha iniziato la preparazione molto tardi rispetto ai suoi compagni. Un fatto, questo, che lo ha inizialmente escluso quasi del tutto dalle scelte di mister Giampaolo, che ha preferito puntare su Ricky Alvarez, meglio inserito negli schemi della squadra. La prima partita da titolare, per il classe ’94, è stata il Derby d’andata, giocato il 22 ottobre: Fernandes fu schierato fra gli undici iniziali dopo le due reti messe a segno contro Cagliari e Palermo, marcature che ne avevano denotato certamente sia la crescita a livello di condizione fisica e di impatto sui match, sia a livello dell’inserimento negli schemi del mister blucerchiato. Da quel momento, Giampaolo non ha più rinunciato al trequartista, che da ottobre ad oggi non è sceso in campo in due sole occasioni, a Torino contro la Juve e a Napoli.
UPGRADE – Ciò che più sorprende non è tanto l’imprescindibilità tecnico-tattica del portoghese, uno dei pochi, come affermato dallo stesso Giampaolo, a vedere trame di gioco che altri giocatori non vedono; e non è neppure il numero dei gol e degli assist fin qui realizzati, in linea con i parametri fatti registrare nelle precedenti stagioni ad Udine. Il vero upgrade di Fernandes, se così si può dire, è il disciplinamento tattico, il cui merito va dato anzitutto a mister Giampaolo. Una volta inquadrato nelle geometrie della squadra – dettami tattici che un giocatore calcisticamente intelligente come l’ex bianconero non ha faticato a recepire -, e guadagnato il posto fra gli undici iniziali, Fernandes ha dimostrato di meritare la titolarità sacrificandosi come mai in carriera aveva fatto, risultando spesso il blucerchiato che più aveva corso in campo. Il lavoro che chiede Giampaolo a Fernandes, infatti, è fatto di due fasi: a sostanziare ed accompagnare una prestazione che – come normale per un trequartista – prevede il passaggio decisivo per mandare in porta i compagni è infatti richiesto un lavoro di pressing e di corsa, volto a render più difficoltosa la costruzione di gioco nei reparti difensivi avversari. Un lavoro svolto egregiamente dal portoghese, che spesso è uscito stremato dal campo, e un’ulteriore conferma che, nel calcio moderno, senza corsa e disponibilità al sacrificio, le doti tecniche contano poco. Qualità che Fernandes ha dimostrato di avere, qualità che possono fare di lui un giocatore totale.