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Fabbri giudicato perfetto: restano sVARiati dubbi
Si chiude la settima giornata di campionato: il VAR è stato spesso chiamato in causa ma non da Fabbri. Tre rigori, considerati corretti, ma l’espulsione è viziata
Il VAR, strumento vieppiù considerato valido, è sempre più protagonista nel calcio italiano. Il Verona grazie all’intervento del Video Assistance Referee ha potuto mettere in atto una incredibile rimonta contro il Torino, il rigore di Kean è controverso ma di fatto regala un punto prezioso alla compagine di Pecchia. La Juventus ha pareggiato una partita che, l’anno scorso, avrebbe sicuramente vinto: un gol annullato, grazie al controllo successivo sugli schermi, un rigore in ogni caso assegnato a Dybala che se lo fa parare. Il Var sempre protagonista, ma non a Udine. Alla Dacia Arena Fabbri, arbitro giovane, ha solo certezze: i tre rigori ci sono tutti. Nemmeno un ombra di trasalimento, un piccolo dubbio, una lieve incertezza ha attraversato la mente del direttore di gara: dopotutto il regolamento dice questo, se c’è la certezza, l’arbitro non deve consultare gli schermi. Rivedendo le immagini dei rigori possiamo sicuramente fare una classifica delle tre situazioni che il direttore di gara ha valutato meritevoli di un penalty.
Il fallo di Puggioni su Maxi Lopez. Siamo tutti d’accordo che l’uscita in tamponamento sull’attaccante bianconero sia stata un’ingenuità totale e pure meritevole di un penalty. La valutazione di Fabbri è corretta e anche in passato sarebbe stata considerata così. Il concorso di colpa tra Ferrari e Torreira sul secondo rigore, dove è il secondo a provocare il fallo su Jankto, è discutibile ma sacrosanta visto che il fallo c’è: i complimenti vanno all’occhio di falco di Fabbri per aver visto, a velocità normale, il piede di Torreira su quello del bianconero. Altri colleghi, vedendo la caduta del centrocampista, avrebbero magari potuto pensare di chiedere l’intervento del VAR, ma non il direttore di gara di Udinese-Sampdoria. L’ultimo rigore è quello che lascia più perplessi: a tempo praticamente scaduto, Ferrari e Fofana si prendono rispettivamente a spallate. Il secondo dopo un lieve contatto si lascia cadere come foglia morta in area: anche in questo caso Fabbri non ha dubbi e – secondo regolamento -, quando non sussistono incertezze non è tenuto ad avvalersi del VAR. La simulazione o comunque l’accentuazione della caduta, poteva essere sanzionata con il giallo al giocatore, non è nemmeno presa in considerazione.
Posto che i rigori sono stati, col senno di poi, considerati tutti regolari da cui si evince un totale inasprimento delle sanzioni per i falli in area, è un’altra la situazione che vogliamo mettere sotto la lente di ingrandimento: il primo giallo a Barreto. Da regolamento l’arbitro non può consultare il VAR per le ammonizioni che restano quindi a sua totale discrezione. Nel caso di Barreto il primo fallo è inesistente, a differenza del secondo sacrosanto. Può considerarsi perfetto un direttore di gara che, assegnando un giallo inesistente si trova costretto a tirare fuori il rosso per somma di ammonizioni? L’inasprimento delle sanzioni non deve portare a situazioni tali da falsare lo svolgimento di una normale gara. Il secondo fallo del paraguaiano, in punta di regolamento, avrebbe potuto essere soggetto al VAR – poteva valutarsi infatti la gravità per un rosso diretto -, ma essendo un intervento “arancione” Fabbri avrebbe dovuto estrarre solo il cartellino per ammonire. La foga di far capire “chi comanda” ha portato nel primo tempo ad una girandola di ammonizioni discutibili, sia per l’Udinese che per la Sampdoria, nel caso blucerchiato le scelte operate a danno di Barreto hanno determinato la sua espulsione prematura e il falsare una gara che il Doria ha dovuto giocare in inferiorità numerica.