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Esordienti 2004, mister Maroni: «Ho accettato subito la Samp. Vi racconto…»
Quando si vuole costruire una società seria, solida, e che dia la possibiltà a giovani talenti di esprimersi al meglio, bisogna partire da radici profonde e stabili, come quelle del Settore Giovanile della Samp.
A introdurci un po’ in questo mondo spesso sottovalutato, ci ha pensato Alessandro Maroni, allenatore degli Esordienti 2004 e Collaboratore Tecnico degli Allievi Lega Pro. Come raccontato da lui stesso ai microfoni di SampTV, il suo lavoro ha riguardato da sempre i più piccoli: «L’impegno con la Samp parte 4 anni fa, ed è iniziato quasi per gioco con i campi estivi. Mi piaceva stare con i bambini, passando settimane piacevoli e con una casacca importante come quella della Samp, cercando quindi di far capire loro l’importanza che ha questa divisa anche se indossata d’estate per un breve periodo. Dopo queste stagioni i rapporti si sono intensificati e ho avuto la fortuna di avere questa possibilità. Quanto ho impiegato ad accettare? Esattamente il tempo di far formulare la domanda a Invernizzi (Resp. Sett. Giovanile, ndr) e avevo già deciso, perché entrare in una società di questo livello è il sogno di tutti. Io poi sono di Genova, quindi lavorare ad alti livelli a casa propria è il massimo».
«E’ una categoria sia complicata che stimolante – prosegue – perché è il primo anno in cui i ragazzini si ritrovano a giocare in un campo a 11, in quello che assomiglia di più al calcio vero, anche se per tante motivi è lontano da esso. Loro sono in età prepuberale, rispetto alle leve appena superiori sono abbastanza bambini, quindi dal punto di vista della gestione non è difficile. Per esempio, quando ho avuto l’opportunità di allenare i Giovanissimi, ho visto una categoria molto più delicata, ma dove c’è più confronto. Con i piccoli bisogna essere più bravi a guardare che a parlare, perché tante volte i bambini non ti parlano verbalmente, ma con la loro espressione o con gli occhi, e noi dobbiamo essere attenti a cogliere quello che ci vogliono trasmettere».
E’ difficile in questo ambito parlare di veri e propri obiettivi agonistici, e Maroni ne è consapevole: «Per quanto riguarda il campionato, sia io che la società sappiamo benissimo che non può essere il nostro obiettivo principale, perché ci scontriamo con realtà dilettantistiche che non sono il nostro banco di prova. Lo sono invece i tornei, dove vedi veramente qual è il tuo livello rispetto alle altre società. Il mio lavoro con gli Allievi lo considero importante, perché mi da la possibilità di non perdere contatto con leve più grandi, quindi con metodologie di allenamento diverse, e poi il fatto di allenare due categorie così distanti non può che aiutarmi nella crescita professionale. Mi fa capire quali sono le esigenze di un ragazzo in età prepuberale e quelle di uno nel pieno della pubertà, con tutte le difficoltà ma anche le bellezze che comporta questo periodo».
Tirando le somme, Maroni è soddisfatto, ma il compito è arduo e comporta una bella responsabilità: «La formazione dei giovani calciatori non è una cosa semplice, dobbiamo formare delle individualità che si possano esprimere in un contesto di gioco. Non stiamo a contare i trofei o le partite vinte, ma la maggior parte delle volte queste cose coincidono con la qualità del lavoro che noi riusciamo a far esprimere a questi ragazzi. Ci mettiamo tutto quello che sappiamo e cerchiamo di aiutarli in questo percorso».