2013

ESCLUSIVA – Una giornata con Flachi: «Marassi, quante emozioni. Krsticic un grande uomo. Novellino mi voleva in staff con sé»

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Le presentazioni per Francesco Flachi non sono mai necessarie: attaccante della Sampdoria per otto anni e terzo miglior marcatore della storia blucerchiata, Flachi attualmente gestisce, come è noto a tutti i tifosi doriani, una paninoteca a Firenze. Si chiama “Panino di categoria”, ha un ambiente familiare e offre una cucina di ottima qualità che lo tiene impegnato in prima persona insieme con i genitori, che lo aiutano nella gestione dell’intero locale. Siamo andati a trovarlo per passare del tempo insieme a lui e parlare del passato, del presente e del futuro, sia suo che della Sampdoria.

Francesco, a settembre aprirai il tuo locale a Genova, ma si dice che hai cambiato zona e non sarà più a Nervi.
«È esatto: a Nervi non c’è molto spazio, anche come parcheggio e ho deciso di spostarmi al Porto Antico. È una zona dove c’è molto più movimento e dove c’è anche più possibilità di muoversi. Il primo anno viaggerò, anche perché i miei figli vanno ancora a scuola: il locale a Firenze sarà gestito dai miei genitori, che già adesso mi danno una mano, mentre io viaggerò per gestire anche quello di Genova».

Parliamo del passato, dei tuoi momenti blucerchiati. A oggi sei indubbiamente il giocatore più amato di sempre dai tifosi insieme con Mancini. Come ti spieghi questo affetto?
«Sicuramente ho conquistato i tifosi con la mia semplicità, col mio carattere, e poi ci sono sempre stato nel momento del bisogno. Ho firmato un contratto quando eravamo in Serie B e siamo tornati in A oltre che in Europa dopo otto anni. Così come io ci sono sempre stato per i tifosi anche loro ci sono sempre stati per me nel momento del bisogno».

Questo ragionamento mi fa venire in mente l’attuale situazione di Zaza…
«Ma io non voglio giudicare le decisioni degli altri perché ognuno è fatto a modo suo. Inoltre il calcio è cambiato di recente, quindi le cose vanno diversamente».

Mi ha fatto sorridere il siparietto che hai raccontato di recente a Politanò circa la chiamata con Deschamps…
«Sì (ride, ndr) è stato un momento particolare. Deschamps mi voleva al Monaco e mi offriva anche tanti soldi. Ma la scelta l’ho fatta col cuore: stavo bene a Genova e non volevo abbandonare chi mi aveva accolto così bene. Sarebbe stato brutto lasciare la Sampdoria e poi il Monaco non era in una situazione facile, anzi: la classifica, la tensione e i vari problemi lo rendevano un club abbastanza difficile nel quale trasferirsi. Io sono sempre stato riconoscente verso tutto e se posso dare una mano la do sempre. Se non lo facessi non mi sentirei a posto, quindi anche in quel momento ho deciso di lasciar perdere le voci che venivano dalla Francia e sono rimasto alla Sampdoria».

Se dovessi scegliere: Franchi o Marassi?
«Come ambiente sicuramente Marassi. Ha uno stile molto inglese, senti i tifosi molto vicini a te, ma poi è l’intero ambiente della Sampdoria che ti colpisce. Quando indossi la maglia blucerchiata, quando vivi Bogliasco e quando vivi Genova hai trovato un paradiso. È una città meravigliosa e l’ambiente è favoloso. Sono orgoglioso di aver vestito quella maglia oltre che felice. Per me è un pezzo importante di storia».

Parliamo di un possibile futuro. Se oggi dovesse chiamarti Novellino per offrirti un posto con sé cosa risponderesti?
«È già successo. Novellino mi è sempre stato vicino e a oggi posso dire che è stata l’unica persona nel mondo del calcio che lo ha fatto. Mi ha dato grande affetto e ora mi dà anche la possibilità di tornare in campo. Ovviamente con la squalifica che ho non è facile rientrare così facilmente: sono discorsi per il futuro».

E se ti chiamasse la Sampdoria?
«Andrei di corsa!»

E se tu dovessi scegliere tra Novellino e la Sampdoria?
«Allora preferirei stare fermo. Me ne starei nel mio locale perché se devo scegliere tra lui e la Sampdoria non saprei farlo. E tral’altro con Novellino ci sono stati momenti duri: voleva mandarmi via perché non rientravo nei suoi piani, ma io poi mi sono interstadito per restare e ho lottato per recuperare il posto. Lavorando molto gli ho mostrato quanto stessi migliorando e siccome lui guardava molto il campo ha saputo ricredersi. Poi dopo si è anche scusato per come sono andate le cose».

A proposito di rapporti: con Garrone come andò?
«Con lui avevo un buon legame, ma dopo ciò che mi è accaduto non l’ho più sentito. Penso mi abbia voluto punire, ma mantenendo sempre la stessa eleganza. Comunque poi ci siamo rivisti a un incontro di beneficenza nel corso degli anni e in quell’occasione mi abbracciò facendomi capire che mi aveva perdonato. Un uomo di grande eleganza».

Ora dicci qual è il gol che ricordi con più passione. Non vale la doppietta al Perugia però.
«Il 2 a 0 al Messina nell’anno in cui rischiammo di scendere in C. Con quella vittoria ci portammo a 5 punti dalla quartultima e riuscimmo a mantenere la Serie B. Lo ricordo con grande affetto».

C’è un giocatore dell’attuale Sampdoria con il quale vorresti giocare?
«Krsticic. Gli auguro tutto il bene possibile: ha avuto dei grossi problemi e ora si è ripreso benissimo. Ha anche riconosciuto l’importanza della Sampdoria perché lui l’ha detto chiaramente che la società gli ha salvato la vita. Ha ringraziato Baldari per quello che ha fatto e io ammiro molto le persone riconoscenti. Gli faccio un grosso in bocca al lupo perché può fare tanto in carriera».

Parliamo di questa sessione di mercato e del reparto offensivo. Paulinho, Gabbiadini, qualche altro nome?
«Paulinho l’ho visto maturare moltissimo anche come persona. Non ha più giocato da solo, ma è cresciuto insieme con il Livorno e per la Sampdoria sarebbe un ottimo giocatore. Gabbiadini non mi dispiacerebbe anche perché è giovane e poi in velocità con Eder e Sansone può creare molti problemi. Però io penso che serva una punta importante, di esperienza, magari un giocatore come Toni. Poi comunque con Delio Rossi si gioca sempre bene».

Ecco, parliamo di Rossi…
«Un allenatore che ammiro moltissimo. Rossi è un tecnico forte, un grande motivatore e valorizza anche molto i giovani. In passato anche lui ha avuto i suoi colpi di testa, ma d’altra parte gli estrosi ce li hanno sempre (ride, ndr). Il caso con Ljajic ha fatto bene a entrambi: gli dico che ha sbagliato il momento, ma quando ti si gonfia la vena non vedi più dove sei. Rossi ha anche sofferto molto il periodo che passava con la Fiorentina. Comunque gli scrissi e lui mi ringraziò molto per il mio supporto».

Quindi il dualismo con Ferrara lo risolvi a favore di Rossi?
«Ma Ferrara secondo me non è stato esonerato per i risultati negativi. Dopo Catania fu troppo polemico, chiese un intervento della società in maniera troppo dura e il presidente in quel momento ha capito che bisognava cambiare qualcosa».

C’è un allenatore col quale avresti voluto giocare o sfidare?
«José Mourinho e mi dispiace non averci potuto giocare contro perché in quel periodo ero in Serie B. Se mi dicessero che adesso potrei andare a cena con la donna più bella del mondo o Mourinho io sceglierei lui. Vorrei poter capire cos’ha di speciale. Voi purtroppo non potete capirlo, ma per noi giocatori che viviamo gli spogliatoi è essenziale un allenatore come Mourinho. All’Inter anche il trentesimo giocatore, quello che non gioca mai, parlava bene di lui. E allora qualcosa di speciale ce l’ha».

Ci racconti cosa si prova a vedere la Gradinata venire giù?
«Esistono poche curve come quella della Sampdoria. Ho portato moltissimi amici da Firenze a vedere la Sampdoria e sono rimasti sorpresi. I tifosi nonostante il risultato sono sempre pronti a incitare la squadra, poi senti tutto quello che ti dicono nel bene e nel male. Inoltre non ti fischiano mai e se hanno bisogno di contestare lo fanno a Bogliasco, quando non indossi la maglia. Sono speciali e ti sono sempre vicini, come ho detto anche prima: nel momento del bisogno loro ci sono».

Chiudiamo parlando del Flachi Day, quando si terrà?
«Stiamo cercando ancora di definire la data. Vorrei farlo nella prima pausa del campionato a settembre, ma il 7 settembre c’è la festa degli Ultras quindi mi hanno chiesto di spostarla. Ora vediamo, ma vorrei comunque farla in quel periodo: bisogna ancora definirlo al meglio».

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