2013

Esclusiva Stadio/2: Morgante: «Siamo in attesa di vedere quale sarà la ricaduta pubblica»

Pubblicato

su

È noto a tutti che lo stadio di proprietà è fondamentale per assicurare un futuro glorioso alla Sampdoria. Nella città dei “no” la famiglia Garrone tenterà di portare avanti il progetto di realizzazione di una cittadella dello sport alla Fiera, indispensabile per la sopravvivenza del club di Corte Lambruschini ma anche importante per il rilancio della zona. In attesa di novità, che arriveranno in autunno, abbiamo voluto approfondire questa tematica, cercando di affrontare tutte le criticità che potranno ostacolare la fattibilità di questo progetto. Dopo l’intervista di qualche mese fa al consigliere comunale Alberto Pandolfo, SampNews24.com ha sentito in esclusiva Alessandro Morgante, presidente del Municipio Medio Levante. 

Quello dello stadio alla Fiera è un progetto ambizioso che divide tutti, politici e cittadini, tra chi parla di iniziativa interessante per rilanciare la Fiera di Genova e la città e chi, per contro, vede nell’idea di Garrone una scatola vuota. Come mai c’è così tanta disputa?
«È normale che quando si propone una scelta di questo tipo di creino dei fronti opposti perchè si tratta di un grande progetto che va a cambiare l’area della Fiera del Mare, pregata per la città e per il quartiere. Bisogna pensare all’impatto che può avere una struttura come lo stadio. Secondo me è importante ragionare sulla ricaduta pubblica, cioè su quale sia il ritorno pubblico rispetto ad un’area in questo momento abbastanza degradata. Ci deve anche essere il consenso della cittadinanza».

L’area fieristica è idonea per la costruzione di uno stadio?
«Questo è legato alle problematiche dell’afflusso delle persone, della sosta, della viabilità, che sono i problemi più pesanti in una zona che è centrale rispetto alla città. Se venissero sciolti i nodi potrebbe essere un’area idonea. Aprioristicamente non penso che non sia idonea. Sono contento che ci siano ancora degli imprenditori che scommettano ancora su Genova, che purtroppo non sono molti quelli che credono nella crescita della città».

Dopo la presentazione dell’idea all’amministrazione comunale, ci sono novità?
«E’stata presentata un’ipotesi progettuale, ossia un’affresco di proposta da parte di un privato. Da quel momento sono partite tutte le verifiche, prima tra tutte quelle relativa al “Piano Urbanistico Comunale”, sulla sostenibilità rispetto al PUC di questo tipo di ipotesi progettuale. In questo momento, stando al PUC, non è possibile costruire uno stadio alla Fiera. Occorre un lavoro di modifica del PUC che permetta la possibilità di presentare il progetto. L’altro elemento elemento è quello della sostenibilità economica: sono aree pregiate che hanno un costo elevato e si sta ragionando su quale sia l’esborso economico della società Sampdoria per poter avviare una progettualità».

Il problema del costo di concessione delle aree è concreto visto che si parla di 40 milioni di euro. Secondo lei è un ostacolo insormontabile?
«Non so se sia insormontabile ma è un ostacolo importante. Come municipio sono parte integrante del Comune di Genova e so quali siano le difficoltà economiche del bilancio, che tra l’altro si sta dibattendo in questi giorni. Per un bilancio che vede un passivo di circa 80 milioni, un introito di 25/40 milioni di euro sarebbe una boccata d’ossigeno per Palazzo Tursi. Il Comune non può svendere delle aree così pregiate: sarà compito del privato dover trovare tutti quei partner economici che gli consentano di avviare la costruzione di una struttura di questo tipo. Mi rendo conto che sia una fatica da parte del proponente però credo che sia necessario per far si che il pubblico abbia la sua parte».

Qual è la sua posizione?
«In questo momento non sono ne favorevole ne contrario: sono in attesa di vedere quale sarà la ricaduta pubblica, che è quella che mi deve interessare. Nel momento in cui facciamo una cittadella dello sport, che può essere una cosa molto importante per la città, dobbiamo vedere quali sono le condizioni per far si che sia compatibile con il tessuto cittadino della Foce: un elemento per me importante è quello commerciare. Non vorrei che diventasse una “Fiumara due”. Va segnalato che le strutture commerciali presenti all’interno di questa struttura sia compatibili con il tessuto del piccolo commercio presente nel quartiere della Foce». 

Come potrebbe essere risolto il problema della viabilità?
«Bisognerebbe creare un’uscita ad hoc della Sopraelevata che porti all’interno nell’area della Fiera, aggirando la rotonda che si trova in fondo a viale Brigate Partigiane. Da un punto di vista tecnico è possibile ma ci scontriamo sempre con i costi. È possibile vedere la viabilità anche in funzione del futuro tunnel sottomarino, che arriverà nella parte delle riparazioni navali e bisognerebbe che proseguisse fino all’area della Fiera». 

La coesistenza tra cittadella dello sport e Salone Nautico può essere difficoltosa?
«Da quest’anno il Salone Nautico ha ridotto i suoi spazi quindi non coinvolge più il palasport. L’area fieristica si è limitata visto che c’è stata una riduzione della presenza di espositori. In quest’ottica potrebbe essere compatibile la presenza di una struttura sportiva con la Fiera, anche se quando si fa una progettazione bisogna tener conto degli spazi riservati alle attività fieristiche».

Ha avuto modo di incontrare o sentire il Presidente Edoardo Garrone oppure il dott Rinaldo Sagramola?
«Gli ho visti l’ultima volta nella sede istituzionale, nella Commissione consiliare comunale dove c’è stata l’esposizione dell’idea progettuale. Da parte loro c’è la ferma intenzione a far si che la società Sampdoria abbia uno stadio dedicato, che sia un superamento rispetto all’idea di stadio antica che abbiamo vissuto fino ad ora a Genova. Il problema grosso è dove posizionarlo, tutti lo vogliono come idea però poi la presenza viene vista come impattante».

Alberto Pandolfo ai nostri microfoni ha detto che lo stadio alla Fiera deve essere un “polo degli eventi” mentre Giovanni Berneschi, presidente della Carige, ha sempre osteggiato questa idea. Qual è il suo punto di vista in merito a queste due opinioni?
«Sono due ottiche diverse: Alberto Pandolfo è un consigliere comunale giovane che ha un’idea di città futura e pensa a quelle che possono essere le opportunità per Genova mentre Berneschi è più legato all’idea di conservazione. Dobbiamo tenere conto di ambedue le istanze e trovare una giusta mediazione».

Quando possiamo aspettarci delle novità?
«Credo che con l’inizio dell’autunno avremo delle novità. In base alla proposta vera e propria avvierò degli incontri in municipio che coinvolgano la cittadinanza circa gli oneri e le possibilità che questo tipo di progetto può portare, se arriveremo alla presentazione». 


Exit mobile version