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ESCLUSIVA – Lucchini: «Samp, sarei rimasto a vita. C’era già il contratto»
Esclusiva SampNews24 – L’ex Lucchini: «Avrei dovuto rimanere alla Sampdoria a vita, ma ci fu un cambio in dirigenza. Il giorno della Champions…»
La redazione di Sampnews24.com ha raggiunto in esclusiva l’ex difensore della Sampdoria Stefano Lucchini, tra i giocatori che più sono rimasti legati ai colori blucerchiati negli ultimi anni, nonché attuale tecnico della Cremonese Primavera.
Come stai e come procede la tua carriera da allenatore? Ti trovi meglio a dirigere il gioco o preferivi stare in campo?
«Fortunatamente tutto bene, la mia famiglia ed io stiamo bene. In questo momento avere la salute è qualcosa di importante. Per quanto riguarda la differenza tra giocare e allenare, son due cose completamente diverse. Nel primo caso fai parte di una squadra, condividi la quotidianità di uno spogliatoio, parli di calcio o altri interessi; da allenatore, invece, pensi 24 ore su 24 alla gestione dei giocatori, dei collaboratori e di tutto quello che ti sta attorno. Mi fa ridere che a volte, quando siamo a tavola, mia moglie mi fissa perché ho lo sguardo perso nel vuoto e non capisce a costa stia pensando: magari sto riflettendo su qualche partita giocata di recente, a qualcosa che si può migliorare… Insomma, mentre giocare ti toglie tanta energia fisica, allenare te ne toglie altrettanta mentale».
Ranieri ha detto che “la Samp non è in vacanza e si è ammalata lavorando”: pensi che sia giusto il taglio degli stipendi o no?
«Parliamo di una situazione particolare e di assoluta emergenza, una cosa che non si era mai vista, quindi è difficile dire cosa sia giusto o sbagliato. Qualcuno guadagna tantissimo, ma molti altri non percepiscono stipendi astronomici, ci sono ragazzi che magari prendono 40mila euro l’anno: bisogna che le società capiscano chi hanno di fronte e ragionino singolarmente per ogni giocatore. Penso che gli stessi calciatori abbiano voglia di aiutare le società, ma di certo bisogna dimensionare il taglio in base all’ingaggio. Non può essere uguale per tutti».
Tu che sei sempre molto impegnato nel sociale, ci vuoi dire qualcosa sul tuo recente endorsement per il rimborso di Samp-Verona?
«Sono molto contento di aver dato il mio supporto agli Ultras della Samp. Penso che in questo momento, anche se fosse poco in termini economici, devolvere quei rimborsi al San Martino potrebbe essere di grande aiuto. Anche qui a Cremona, con la mia associazione, ci siamo mossi nel nostro piccolo per fare il possibile – spiega Lucchini – anche se non possiamo raccogliere centinaia di migliaia di euro. Penso sia importante e lodevole da parte dei tifosi questa iniziativa. A volte la burocrazia rallenta tutto, purtroppo, anche le cose che ci sembrano più facili, quindi capisco la situazione».
Il ricordo più bello che hai con la Sampdoria?
«Il ricordo più bello è chiaramente il giorno della festa per la qualificazione in Champions League, me lo ricordo dall’inizio alla fine, ogni singolo momento: dalla tensione prima della partita alla gioia pazzesca dopo la vittoria, con tutti i tifosi per le strade della città».
Il ricordo più divertente, invece?
«Parliamo sempre di quel giorno. Non mi era mai capitato, e invece proprio dopo quella partita fui sorteggiato per il test antidoping. C’era il pullman della squadra che mi aspettava per andare a festeggiare, ma io ero bloccato: le provavo tutte, i dottori mi facevano bere tantissimo e mi accompagnavano a fare due passi sull’erba del campo, dicendomi che mi avrebbe stimolato ad andare in bagno. Dopo un po’ finalmente riuscii a liberarmi e mi ricordo la corsa fino al pullman, che fortunatamente era appena partito e aveva fatto poca strada. Una volta salito, ironia della sorte, mi accorsi che mi scappava da morire la pipì, perché logicamente avevo bevuto molto. Passai tutta la festa con questa sensazione».
Il ricordo più bello che hai con Riccardo Garrone?
«Non ce n’è uno in particolare, era speciale la condivisione della quotidianità con lui. Un giorno sì e uno no, se non tutti i giorni, il presidente veniva al campo: ti parlava di tutto, ti chiedeva come stavi, come andava in famiglia. Penso che la bravura di un presidente stia proprio nel far sentire importanti i suoi giocatori. Per fare un esempio, mi ricordo che appena arrivato alla Samp mia moglie diede alla luce il mio primo figlio: Garrone fece recapitare un enorme mazzo di fiori in ospedale, eppure ero arrivato da soli tre giorni alla Samp. È sempre stato un signore con la esse maiuscola».
L’agente di Mazzarri ha recentemente svelato un retroscena su un incontro in segreto con Lotito, perché il tecnico voleva lasciare la Samp per la Lazio. Voi eravate al corrente di questa situazione?
«Che mi ricordi io, assolutamente no. A parte che il mister è un professionista di altissimo livello, quindi credo che, anche se questo episodio fosse vero, non ci avrebbe sicuramente trasmesso niente. Noi non abbiamo mai percepito nulla di tutto ciò».
Saresti rimasto alla Sampdoria anche in Serie B?
«Certo, l’ho già detto tante volte. Ha fatto molto il cambio dirigenziale. L’anno dopo la qualificazione in Champions avrei dovuto rinnovare a vita, come Palombo e Gastaldello, si parlava di chiudere la carriera alla Samp con un contratto di quattro o cinque anni: si pensava di trasformarlo all’ultimo anno in un contratto da dirigente, per rimanere all’interno della società, con un ruolo che non era stato ancora definito. Palombo e Gastaldello riuscirono a rinnovare in tempo, quando venne il mio turno invece la squadra andava male e la società temporeggiò. Arrivò un nuovo dirigente (Pasquale Sensibile, ndr) che disse di voler guardare negli occhi ogni giocatore per capire la voglia che aveva di rimanere alla Samp anche in Serie B. Io, come ho sempre detto, non sono mai stato chiamato: probabilmente mi avrebbe fatto dieci anni di contratto – scherza Lucchini – per la voglia che avevo di rimanere. Chiarisco che sono sono stato ceduto a zero, nonostante l’anno prima fossi andato in nazionale e avessi conquistato la qualificazione in Champions: qualcuno ha scritto che sono stato venduto e altre cose, ma non è vero niente. Per la Samp avrei firmato anche in bianco, per poi magari riparlare di ingaggio solo una volta tornati in Serie A l’anno dopo. Io sono molto legato a Genova e, quando torno, l’affetto che mi dà la gente mi lascia sempre senza parole. Di certo, io la barca non l’avrei mai abbandonata: purtroppo c’è stato il cambio di dirigenza, ma non voglio fare polemiche. Detto questo, non mi lamento e non rinnego ciò che poi è stato con l’Atalanta, che, anzi, ringrazio. La mia idea iniziale, però, era quella di rimanere alla Samp: stavo anche cercando una casa più grande con la mia famiglia, in vista di un rinnovo e di sistemarmi lì. Non nego che sarei tornato anche negli ultimi anni, ma purtroppo le strade non si sono mai incrociate di nuovo. Posso dire che è un grande rimpianto».
Quando tutto sarà finito ti vedremo a Bogliasco da Ranieri a prendere appunti, come fatto con Giampaolo?
«Il mio obiettivo è fare l’allenatore. Adesso sto seguendo un master con Palombo e altri giocatori, stavamo girando prima che scoppiasse la pandemia. Magari riprenderemo quando tutto sarà passato e non è detto che, se il campionato Primavera chiuderà, io possa venire a trovare il mio capitano (Palombo, ndr) e vedere mister Ranieri in azione. Sicuramente può darmi tanto, anche sul piano dell’esperienza e della gestione del gruppo. Se possibile, vorrei fare anche una chiacchierata con lui: sicuramente mi farebbe bene imparare qualche trucco del mestiere».