2013

ESCLUSIVA – Il doppio ex Maniero: «Gabbiadini? Non è un attaccante da 15 gol. Attenti ad Immobile e Cerci»

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La prima volta non si scorda mai, dice il detto. Filippo Maniero non ha dimenticato l’anno passato nella città della Lanterna, ma soprattutto quello in cui ha vestito la maglia della Sampdoria. In effetti, il Doria è stata la prima squadra con cui l’ex attaccante ha militato in Serie A. Difficile da dimenticare. Non solo la realtà genovese, ma anche quella torinese. Maniero, in carriera, ha vestito anche la casacca del Torino. In occasione di Sampdoria-Torino, la redazione di SampNews24.com ha contattato il doppio ex. Ecco quanto affermato ai nostri microfoni.

Filippo, apriamo l’album dei ricordi. Stagione 1995-1996…
«Un ricordo positivo, è stata la mia prima grande società di Serie A e sono orgoglioso di averne fatto parte. Arrivavo dal Padova, in Serie B, non avevo ancora esperienze con squadre blasonate. In quegli anni, andare a giocare nella Sampdoria era il realizzarsi di un sogno. Anche oggi, leggendo i nomi presenti in quella squadra non posso che confermare quanto detto poc’anzi».

Ai tuoi tempi c’era una Sampdoria diversa da quella attuale…
«Si, in squadra c’erano nomi di giocatori che hanno fatto la storia del calcio italiano. Non è da paragonare a quella di adesso. Oggi ci sono buoni giocatori che lottano per obiettivi diversi da quelli di tanti anni fa. La Samp è in difficoltà, ma è nella norma del campionato che deve affrontare. Non può ambire alla zona Europa, deve salvarsi il prima possibili. Di questo sono consapevoli sia i giocatori, sia l’allenatore. Prima lo faranno e prima raggiungeranno l’obiettivo stagionale».

Sampdoria e Torino, entrambe reduci da una sconfitta. Come arrivano a questa partita?
«Arrivano con la voglia di riscattare l’ultimo passo falso. Il Torino, per quel poco che può valere adesso la classifica, è messo meglio della Samp. A livello mentale può avere un atteggiamento più tranquillo e consapevole che se dovesse arrivare una sconfitta, ciò non rappresenterebbe l’ultima spiaggia. Discorso diverso per i blucerchiati, se dovesse esserci un nuovo KO le cose potrebbero farsi più complicate».

Chi riuscirà a spuntarla?
«E’ una delle classiche partite dove il risultato è in bilico, un po’ come Milan-Napoli, Juve-Milan, Milan-Inter. Sulla carta non c’è una squadra che può battere l’altra in modo facile, è difficile fare un pronostico. A livello mentale è più avvantaggiato il Torino, ma il campionato non sarà facile per entrambe. Sulla bilancia dico che sono più favoriti i granata, ma solo per una questione psicologica».

Si dice che la Samp crea poco, cosa manca?
«Alla Sampdoria, ma parlo anche per il Torino, manca un attaccante che fa quei quindici o venti gol. Nel calcio ha sempre ragione chi la butta dentro e il fatto di non avere un giocatore di queste qualità. E’ un po’ un handicap raggiungere un obiettivo senza un calciatore che ti faccia tanti gol, ma a volte ci si basa anche sul collettivo. Se la squadra gira va bene, altrimenti è un problema».

Il peso dell’attacco doriano è affidato a Gabbiadini…
«Gabbiadini può cambiare nel corso della partita certi equilibri o sbrogliare la matassa in qualunque momento, ma non gli si può chiedere di fare quindici o venti gol all’anno. Stesso discorso vale per Cerci del Torino, attualmente sta facendo bene, ma non gli si può chiedere questo. Finora ha fatto due gol in sei partite alla Sampdoria e questo è un buon bottino, ma ha bisogno di essere affiancato da uno più esperto. Non diamo delle colpe o sentenze ad un giocatore che nelle sue caratteristiche non ha quelle di fare quindici gol all’anno».

Cosa deve temere la Sampdoria del Torino?
«La sua organizzazione di gioco sia quando è in fase di possesso che non. Fa fatica a fare gol, ma appena si lascia un po’ di spazio è micidiale con Cerci o Immobile, attaccanti che fanno della loro forza la velocità e il contropiede. Questo si deve aspettare dal Toro. Diventa difficile se trova una squadra che si difende».

Contro il Torino mancheranno Costa e Krsticic, quanto si faranno sentire?
«Spero poco, sono giocatori importanti. Tuttavia, chi giocherà al loro posto si saprà far valere. In una piccola squadra in cui si lotta per non retrocedere le qualità dei giocatori si assomigliano, quindi si cambia poco. Lo dico per esperienza, in base a quello che ho fatto da giocatore. Questa è la differenza con una big, ad esempio l’assenza di Tevez per la Juve o Balotelli per il Milan si farà sentire».

Sampdoria-Torino, che partita ti aspetti?
«Difficile per entrambe, stanno vivendo un momento un po’ particolare dovuto all’ultima sconfitta. Il Torino ha fatto vedere un bel calcio e faranno divertire gli spettatori. Questa è una di quelle classiche sfide in cui si incontrano due compagini che badano poco al bel gioco e tendono a cercare di fare più risultato, non si sa che tipo di partita può venire fuori».

Delio Rossi è da mettere in discussione?
«Per come la vedo io, gli allenatori non dovrebbero essere mai messi in discussione. Penso sia giusto dar loro il tempo necessario per mettere in mostra le proprie qualità e far ricredere quelle persone che si sbagliavano. I risultati fanno si che un allenatore resti o meno, in Italia è così. Delio Rossi è un ottimo allenatore, gli auguro tutto il bene possibile. E’ logico, e lo sa anche lui, che il suo futuro sarà deciso anche dai risultati che otterrà. Spero che la Samp si riprenda anche perché la città merita la Serie A e grandi palcoscenici».

 

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