#EPCC, Mihajlovic: «Ferrero? Un personaggio forte. Gli dedico...» - Samp News 24
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2015

#EPCC, Mihajlovic: «Ferrero? Un personaggio forte. Gli dedico…»

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Uno spazio di glamour per un uomo che è sempre sembrato tutto d’un pezzo. Con l’ospitata da Alessandro Cattelan negli studi di Sky, Sinisa Mihajlovic si scopre un po’ e racconta meglio chi è anche fuori dal campo. Il serbo ha parlato di alcuni temi riguardanti la sua carriera prima da calciatore, poi in panchina. Oggi è evidente il successo con la Samp: «Ho smesso di giocare a 37 anni, ma la mentalità resta sempre quella del calciatore. I miei calciatori? Si vestono tutti malissimo (ride, ndr), io dico loro che si vestono al buio. Per fortuna hanno gli sponsor che coprono con le tute. Nella mia epoca avevamo tutti più o meno lo stesso stile, oggi c’è più varietà».

FERRERO E STELLA ROSSAFerrero ha sempre ammesso di amarlo, ma Mihajlovic aggiusta il tiro e risponde cortesemente: «Ho risposto che amo mia moglie (ride, ndr). Mi ha cantato una canzone in diretta durante una trasmissione sportiva, è un personaggio davvero forte. A me, personalmente, piace la musica serba. Che canzone gli dedicherei? L’inno dei tifosi della Stella Rossa». E pensare che i tifosi della Stella Rossa esultavano ancor prima che Mihajlovic tirasse una punizione: «L’ha raccontato Bruno Longhi, che prima commentava la vecchia Coppa dei Campioni. È un aneddoto del ’91, quando giocavo nella Stella Rossa. I tifosi già si abbracciavano per esultare prima di calciare qualche punizione al limite dell’area avversaria. Quell’anno vincemmo la Coppa a Bari contro il Marsiglia, eravamo una grande squadra. Forse è stata la finale di Coppa del Campioni più brutta della storia. Per fortuna vincemmo ai rigori».

PRESENTE E PUNIZIONI – Ci si chiede se Mihajlovic si fermi mai in allenamento con i portieri, magari testandoli con le punizioni: «Dipende (ride, ndr), se voglio dargli fiducia tiro piano. Accade comunque a inizio settimana, così per la domenica si riprendono (ride, ndr)». E sui calci da fermo, marchio di fabbrica della sua carriera: «Venivano più pericolose lontano dalla porta, in modo che la traiettoria potesse cambiare. Da piccolo colpivo sempre i campanili delle chiese per diventare capitano delle varie squadre, come gioco e sfida verso i miei compagni».

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