Editoriale
Di partita in partita
Una vittoria importante che ci permette anche di rosicchiare altri punti alla Roma: il quinto posto non è un miraggio, ma la poca costanza della Sampdoria crea sempre dei dubbi
È decisamente arrivato quel periodo della stagione in cui si iniziano a fare i conti per la classifica: non perché manchi effettivamente poco alla fine del campionato, ma semplicemente perché oramai gli obiettivi sono chiari e la Sampdoria non si nasconde più dietro inutili scuse e dichiarazioni inferiori alle reali aspettative. Il Doria vuole l’Europa League e il fatto che oramai il sesto posto sia la realtà degli ultimi mesi non fa altro che aumentare la credibilità in questo obiettivo. Detto questo, dopo la vittoria con l’Udinese, della quale parlerò a breve, è stato inevitabile iniziare a pensare alle altre sfide in funzione di quello che poteva essere il nostro utile. Se per l’intero pomeriggio ho sperato in una vittoria della Roma, così da tenere il Milan dietro di tre lunghezze e recuperare la distanza persa a San Siro, a conti fatti, fronteggiando la realtà dei fatti, che a vincere sia stato il Milan non mi è dispiaciuto molto. La Roma sembra essere in un periodo decisamente calante, al quale abbiamo inevitabilmente contribuito anche noi con la doppia sfida settimanale, e con la necessità di concentrare le proprie forze sulla qualificazione al turno successivo di Champions League potrebbe cedere il passo anche nelle prossime settimane. Senza alcuna velleità di fare salti impensabili, la Sampdoria si può avvicinare ancora un po’ di più ai giallorossi e prendere un quinto posto che annullerebbe ancora di più le fatiche dei Preliminari di Europa League. Sognare non costa nulla. Va da sé che nella posizione in cui ci troviamo è un attimo sbagliare e cadere: basta che la gara con l’Atalanta di domenica prossima vada male, cosa che non ci auguriamo assolutamente, e tutti i discorsi appena fatti verrebbero vanificati.
Fatte queste premesse di classifiche e di punti – con 12 partite che ancora mancano da disputare – veniamo alle cose di campo. Pur accusandosi ancora l’assenza di Praet, soprattutto a fronte di un Linetty non proprio in grandissima forma, si è vista una crescita positiva di Alvarez, che è sicuramente da apprezzare insieme con la vittoria scaturita contro l’Udinese. L’argentino, che è stato a più riprese beccato dal pubblico blucerchiato, ha saputo calarsi adeguatamente nel ruolo di Ramirez, che ha dovuto abbandonare il campo per infortunio dopo appena 40 minuti: la grinta s’è vista, qualche giocata molto tecnica anche. Sulla carta Alvarez in panchina resta un lusso incredibile, che dà una parvenza di lunghezza di rosa davvero importante, ma serve davvero che ci sia una sterzata nell’atteggiamento e nell’approccio alle partite da parte sua. La nota dolente invece arriva sicuramente da Caprari: l’attaccante, che tale in realtà non è, ieri ha fatto capire di non poter o di non voler fare la punta, ruolo che non gli si addice. Sicuramente è stato un peccato non brillare nella giornata in cui Di Biagio lo ha poi accolto, in tarda serata, a Coverciano, insieme con Ferrari, ma non è con una partita che si giudica un giocatore: fatto sta che Caprari deve necessariamente reinventarsi in un altro ruolo, ma nel momento in cui Giampaolo ha soltanto altri tre attaccanti in rosa è fondamentale che l’ex Pescara faccia il quarto. Troppi sprechi, però, che sono stati adeguatamente controbilanciati dalla prodezza balistica di Zapata: il colombiano ha ammesso che il suo tiro in realtà era un cross per Quagliarella, ma intanto si gode un gol pregevole, fortunato, ma che è sicuramente aiutato dall’audacia e dalla grinta che ha avuto nello sprint che dall’area di rigore doriana lo ha portato a un coast to coast perfetto.
Dopo il disastro di San Siro, invece, sembra essersi leggermente ripreso anche Murru: appurato che Strinic oramai ha deposto le armi e molto probabilmente non vedrà più il campo con la maglia blucerchiata, salvo clamorosi cambiamenti da qui fino a giugno, l’ex Cagliari sta cercando di riprendersi il ruolo di titolare, quello che gli era stato promesso dall’investimento compiuto su di lui in estate. A parte una chiusura scellerata su Widmer nel primo tempo, ha saputo poi evitare il pareggio bianconero all’inizio della ripresa: segnali incoraggianti, che ci dovrebbero far ben sperare. Il problema di questa Sampdoria resta la poca costanza e le altalenanti prestazioni che troppo spesso rendono incerto il percorso e ci conducono a tante domande. Chi siamo, dove andiamo, cosa faremo: lo sapremo di settimana in settimana, partita dopo partita, citando la più abusata delle affermazioni calcistiche degli ultimi dieci anni.