2013
Eder e Sansone, amici sfidanti: «Competizione all’ordine del giorno»
Si conoscono da poco, ma alla fine si sono trovati a sfidarsi per il posto di seconda punta sotto Delio Rossi. Eder Citadin Martins e Gianluca Sansone difficilmente scenderanno in campo insieme nella prossima stagione: perciò, il dualismo tra loro due sarà quello più importante per la stagione blucerchiata. Entrambi hanno dei buoni mezzi e vivono la competizione a modo loro, come confermano al “Secolo XIX”. Eder: «Per me non c’è competizione. Mi alleno sempre al massimo. Io mi alleno sempre al massimo, così come Gianluca. Poi decide Rossi e, comunque, tutte le grandi squadre hanno i ruoli raddoppiati». Sansone: «Sono d’accordo con Eder, nel calcio d’oggi la competizione è all’ordine del giorno».
Rossi, per altro, gli ha chiesto un grande lavoro tattico e di sacrificio. E.: «E’ vero, dobbiamo rientrare spesso per dare una mano a centrocampo. Ma in realtà non ci chiede un grande lavoro rispetto agli altri attaccanti; anche Gabbiadini e Pozzi devono coprire e poi rientrare serve a creare maggiori spazi offensivi per i centrocampisti». S.: «Rossi ormai lo conosco e va bene. Tanto è vero che sono ancora qui: sono felice di esser rimasto alla Samp». Gli viene chiesto se si schiererebbero insieme. E.: «Lascio rispondere Rossi, è lui che decide. L’anno scorso, però, un paio di partite ce le ha fatte fare…». S.: «Per fortuna non faccio l’allenatore, perciò a ciascuno il proprio ruolo». Una competizione anomala la loro: sanno che uno esclude l’altro, ma sanno anche che l’altro è forse l’unico a poterlo sostituire. E.: «Finora è andata così, vedremo nel prossimo campionato». S.: «In questo momento, i miei pensieri sono altri: voglio arrivare alla prossima stagione nella migliore condizione possibile».
Anche caratterialmente, forse, i due sono intercambiabili. Ma subito Eder ne dubita: «Mmmmh… io parlo di più». E Sansone conferma: «Ognuno ha la propria personalità. Sì, magari io sono un po’ più introverso, ma i caratteri sono tutti differenti. Ogni tanto, anch’io ho i miei guizzi». Sul dualismo Gabbiadini-Pozzi, entrambi hanno la propria idea. E.: «Conosco già Nicola e non è cambiato: a seconda di come si muove o di come sbuffa, so dove vuole la palla. Gabbiadini è diverso da Lopez, ci vorrà un po’ di tempo per completare il suo percorso d’adattamento: tuttavia, credo che sia già a buon punto». S.: «Tutti e due sono ottimi attaccanti». Anche i lavori del ritiro, forse, sarebbero da dividere a metà. E.: «Sì, purché parta pure Sansone titolare al mattimo… stiamo lavorando tanto, è uno dei ritiri più duri della mia carriera. D’altra parte, arrivavamo da un mese e mezzo di vacanza. Certo che, ultimamente, vediamo più il bosco che il pallone…». S.: «Magari. Non si può, questi sforzi sono uguali per tutti: sono il manifesto dell’uguaglianza».
Infine, uno sguardo anche alla storia del numero 10. E.: «L’altra sera, i miei compagni mi hanno detto di prenderlo… non lo so, ci sto pensando. Anche Nenad sta facendo lo stesso. E’ da due stagioni che ho il 23 e mi trovo bene. E, in ogni caso, un numero di maglia non fa il giocatore. Eder resta Eder e Krsticic resta Krsticic». S.: «Quale è questa storia? Non la sapevo, non mi sono accorto di niente. Se lo dividerei con Eder? No, lo lascio a lui. Io ho il 12 che non interessa a nessuno. A meno che non salti fuori qualche portiere a reclamarlo…».