2014

E.Mantovani: «Ecco come mio padre divenne laziale»

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Per Enrico Mantovani la partita di domani non sarà certo un match qualunque: si affrontano la squadra per cui suo padre tifava e quella che proprio l’indimenticato Paolo rese grande: «Quando ero piccolo papà mi raccontava di essere stato laziale da ragazzo, per… colpa di un gioco con un carissimo amico di infanzia, per cui ognuno dei due doveva tenere per una squadra diversa, uno per la Roma e l’altro per la Lazio.- racconta a Il Corriere Mercantile – Il gioco tra amici per qualche tempo si cristallizzò, per sfumare con l’arrivo a Genova e le scelte che avrebbero avuto le conseguenze che tutti conoscono». 

C’è anche un precedente particolarmente interessante da analizzare: quello del 26 maggio 1991, quando la Sampdoria sfidava la Lazio dopo aver matematicamente conquistato lo Scudetto una settimana prima: «Di quella partita ricordo soprattutto i nostri giocatori con i capelli ossigenati, da Vialli a Bonetti a Cerezo, ma eravamo tutti in una specie di stato di catalessi, in quegli anni si viveva in una condizione incredibile, si passava da una vittoria a una finale a u n’altra vittoria come se tutto questo fosse la normalità, per la Sampdoria. Vivevamo come su una nuvola, così anche lo scudetto ci era parso una cosa quasi normale, eppure non succede a tutti i tifosi di vedere la propria squadra vincere lo Scudetto, Certo a ripensarci oggi, fu strano che la Sampdoria disputasse la prima partita da campione d’Italia contro la Lazio, la squadra della sua infanzia». 

Grande risultato è stata l’inaugurazione del Largo Paolo Mantovani a Roma: «Fu un grande onore, una strada a Roma per papà. Non era il presidente di una squadra metropolitana, eppure nel mondo dello sport aveva lasciato un segno profondo che andava oltre l’elenco dei successi agonistici».

Tra pochi giorni (20 aprile), saranno trascorsi ven’anni dall’ultimo trofeo dell’epopea Mantovani, la Coppa Italia del 1994: «Papà era scomparso a ottobre, ma quel successo va considerato suo, perché era stata sua l’intuizione di portare al Doria Gullit e Platt. Peccato, piuttosto, non essere riusciti a ottenere un altro Scudetto, che avremmo meritato».  

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