Quagliarella si racconta: «Mai dubitato di me stesso. Sono drogato del gol»
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Quagliarella si racconta: «Mai dubitato di me stesso. Sono drogato del gol»

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Quagliarella ha partecipato al forum online The New School of Football organizzato da nss Sport: le dichiarazioni del capitano della Sampdoria

Fabio Quagliarella ha partecipato al forum online The New School of Football organizzato da nss Sport. Ecco le dichiarazioni del capitano della Sampdoria raccolte da sampnews24.com.

ERRORI – «A noi calciatori piacerebbe non sbagliare mai, ma i giovani e la gente dovrebbero capire che anche noi possiamo commettere errori. Siamo esseri umani. Ci sta avere l’ansia, la paura di poter deludere. Ricordo Buffon, Totti prima di un rigore…».

SPOGLIATOIO – «È normale che in un gruppo che ottiene risultati e gioca bene, tutti sono contenti. Il problema arriva quando le cose non vanno bene, di solito i veterani cercano di tranquillizzare il giovane. È importante non esaltarsi nei momenti belli e non buttarsi giù nei momenti brutti. Serve equilibrio. Ho visto tanti giocatori che, sull’onda dell’entusiasmo, facevano tutto quello che volevano domenica e magari, altre volte, non riuscire a fare una giocata».

SOCIAL – «Sono un’arma a doppio taglio. C’è chi dà troppa importanza ai social. I giovani possono interagire con tante persone, ma devono fare attenzione. Vanno usati nel modo giusto. Ai miei tempi guardavo con ammirazione Montella, Shevchenko. Ma soltanto allo stadio. Ora si può vedere ogni partita sul proprio telefono».

PERCHÈ GIOCO A CALCIO – «In vacanza, quando ho l’opportunità, gioco. Che sia tra amici o per lavoro, giocare mi permette di sfogarmi. Il mio cervello ha bisogno di giocare a calcio, di fare un gol. Ho la droga del gol. Continuerò a giocare anche dopo aver smesso».

ANSIA PRIMA E DURANTE LA PARTITA – «Da giovane ero più spavaldo, cercavo comunque di isolarmi e concentrarmi sull’importanza della partita. Un po’ come se nessuno sapesse che sarei sceso in campo. Nelle partite più importanti, però, l’ansia cresce. Dipende dalle situazioni. A volte l’ansia mi condiziona ancor prima di iniziare a giocare. Ma uso la solita strategia: penso alla partita solo allo stadio, prima ascolto musica o guardo film. Ho sempre avuto più ansia in Nazionale perché rappresentavo un Paese intero. L’Italia è il top, senti la pressione di quella maglia. Con un club l’ansia resta, ma non c’è paragone. Sono sentimenti molto contrastanti: provi emozioni nel vestirla ma anche senso di responsabilità».

MOMENTI DIFFICILI – «Non ho mai dubitato delle mie qualità, ho sempre creduto in me stesso. Pur non reputandomi un fenomeno. Mi rapporto molto con i miei compagni, paragono le mie qualità con quelle degli altri attaccanti. Ho avuto la fortuna di fare la gavetta fino alla Serie A, gli step mi hanno permesso di crescere e acquisire consapevolezza nei miei mezzi».

TIFOSI – «Fa piacere avere contatto con loro, anche quando sei fuori casa. A noi piace esultare con il pubblico, sentire il supporto. Un semplice calcio d’angolo sembra un’azione clamorosa. La testa vuole quell’adrenalina, solo i tifosi possono dare certe sensazioni. Anche se per molti giocatori non avere il pubblico è stata una fortuna, specialmente per via di alcuni errori. Tanti sbagliano quattro palloni e faticano a rientrare in partita perché hanno paura di sbagliare. Detto ciò, senza tifosi siamo niente».

RIMPIANTO DI ESSERE FAMOSO – «Sicuramente ognuno reagisce a modo suo, alcuni miei compagni di squadra molto importanti vivono senza privacy. Comunque fa piacere l’esposizione mediatica, la gente ti conosce e fa i complimenti. Io la vivo sempre con molta serenità, mi piace. Era il sogno di una vita, una cosa impagabile».

FAVORITE A EURO 2020 – «L’Italia ha avuto pressioni dopo aver passato il girone, perché si pensava avesse giocato con squadrette. La Nazionale ha tutto da perdere, a differenza di altre squadre che non hanno ambizione e giocano serene. Lo abbiamo visto dagli ottavi in poi».

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