2013

Delio Rossi: «Se vuoi migliorare non devi vendere i migliori»

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Il suo arrivo alla Sampdoria era stato ben visto da tutti, ma i risultati ottenuti da Delio Rossi fino ad ora vanno oltre ogni più rosea aspettativa. 
E proprio alla Gazzetta dello Sport il tecnico blucerchiato si concede in un’intervista. 
Mercoledì di solito è giornata di doppia seduta, ma Delio Rossi aveva fatto una promessa: «vincete contro il Parma e vi abbuono la doppia seduta settimanale». Detto fatto, tre punti ottenuti e promessa da mantenere: «Mi tocca, anche se non avrei voluto».

Il grande lavoro svolto da Delio Rossi è soprattutto nella creazione di un gruppo solido: «Mi metto sempre a disposizione dei giocatori a patto che loro si mettano a disposizione della mia squadra. Vado in difficoltà quando un giocatore cura più i suoi interessi rispetto a quelli della squadra, in quei caso rompo».

Grandi elogi da parte del tifosi che apprezzano il lavoro, ma tantissimi apprezzamenti anche all’interno dell’ambiente, in particolare da Andrea Poli e dal neo presidente Edoardo Garrone, che l’hanno definito maestro di calcio: «Io maestro? mi ha aiutato molto la gavetta nel settore giovanile, quando hai a che fare con un gruppo giovane devi fare da riferimento sia tecnico che morale, esattamente quello che succede qui alla Samp, la mia fortuna». E aggiunge: «Non sono nè un traghettatore, nè un gestore di uomini o un aggiustatore, sono un allenatore. Allenatore è chi allena a 360 gradi il gruppo».

È stupito dei risultati ottenuti?
«Sinceramente pensavo di impiegare più tempo per ottenerli». 

Questione rinnovo: i risultati sono ottimi e il presidente Garrone era già pronto a rinnovare il contratto:
«Mi fa molto piacere, ma prima vorrei avere la certezza di giocare in Serie A il prossimo anno, ho una postilla sul contratto che dice che ci rivedremo prima di maggio per valutare il futuro, faremo così».

In allenamento è spesso sarcastico:
«Mi piace vedere gente che sorride, non scarichiamo mica camion di mattoni»

Pedro Obiang ha detto che il migliore della rosa è Nenad Krsticic, perché ha già vinto (in riferimento al linfoma che lo colpì a fine 2008 e che lo tenne lontano dai campi per quasi 2 anni): 
«Quando si fanno certe esperienze, se poi se ne esce si esce fortificati, poi serve equilibrio, in Serie A ci arriva uno su 300 mila».

Strategie per il futuro, la base giovane è una buona base, si può fare qualcosa?
«Dipende dalle strategie, anche a me piacerebbe allenare Cristiano Ronaldo, ma per farlo dovrei andare al Real Madrid e non altrove, se vuoi migliorare non devi vendere i migliori».

In chiusura: «Dal primo giorno qui ho avvertito grande rispetto nei miei confronti, grandi aspettative e grande fiducia, senza aver fatto nulla. Il rispetto nasce da quell’applauso che porsi ai tifosi doriani venuti a Roma nella finale di Coppa Italia che vinsi con la Lazio. Il 15 maggio 2011, quando col Palermo vinsi a Genova e condannai la Samp alla Serie B, alla fine l’applauso di 20 mila persone con la morte nel cuore mi fece pensare: «Qui si può fare calcio».

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