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Delio Rossi: «Sampdoria favorita. D’Aversa? Sa il fatto suo»
Delio Rossi, ex allenatore della Sampdoria, ha fatto il punto sulla squadra blucerchiata e su Roberto D’Aversa: le sue parole
Delio Rossi, ex allenatore della Sampdoria, ha fatto il punto sulla squadra blucerchiata e su Roberto D’Aversa: le sue parole a Il Secolo XIX.
TIFO – «Questa è l’unica cosa che non dovete chiedermi: sono stato in tante squadre in carriera e sono legato a tutte, vi posso parlare di calcio da tecnico, non da tifoso perché non è la mia materia».
FAVORITO – «Credo senza dubbio la Sampdoria perché dal punto di vista tecnico è di qualità generale ha una rosa e una società più attrezzate. Poi ovviamente nel calcio ci sta tutto ma non partono ad armi pari, la Sampdoria per me è più forte quindi se va come deve andare ha più chance di vincere».
D’AVERSA – «È il nostro mestiere, capita abbastanza sovente d’essere appesi a un risultato. D’Aversa non dimenticate che l’ho avuto anche come giocatore quando allenavo il Pescara e gli sono affezionato anche per questi trascorsi. Dico che è molto preparato, quindi sicuramente sa come affrontare questi momenti e come preparare la squadra nel modo migliore senza sentire troppo le pressioni del momento attuale».
USCIRE DALLA CRISI – «Isolare la squadra dalle tensioni, dichiamo dalle vibrazioni che arrivano nello spogliatoio e diventano parte del momento. È questa la cosa più difficile, isolare se stessi e i giocatori da tutto e concentrarsi solo sul campo. D’Aversa, da ex giocatore, sa come si fa, ma certamente è la cosa più difficile perché deve avere la forza di farsi seguire da tutto il gruppo».
ESONERO ALLA SAMPDORIA – «Riaprite una ferita che sanguina ancora. Credo che nella mia carriera non essere riuscito a correggere quella navigazione sia il rammarico più grande che mi è rimasto. Non era una società sbagliata, né una squadra sbagliata, avevamo fato bene l’anno prima quando ero subentrato in corsa. Poi, l’anno dopo, non siamo partiti bene e come spesso accade è successo il patatrac. Ma ripeto, è il rammarico più grande se mi guardo indietro, potevamo fare bene secondo me».
TIFOSO SALERNITANA – «Sono orgoglioso di quegli anni e dei risultati avuti in C, in B e poi in A. Ma dire che sono tifoso è sbagliato: io quando vado in un club sento sempre un’appartenenza a quel club come se fosse il Real Madrid, quindi se mi definissi tifoso farei un torto a tanti altri club a cui sono rimasto molto legato come alla Sampdoria».
FUTURO – «Tante parole e pochi allenamenti. Quelli come me, che aspettano un progetto serio, rischiano di rimanere a guardare e parlare a lungo. Battute a parte aspetto che qualcosa si muova, non mi piace parlare di calcio come un addetto ai lavori, preferisco come tutti allenare e lavorare».