2013

Delio Rossi: «Salvezza Samp, sfida difficile: cercherò di vincerla»

Pubblicato

su

Due vittorie consecutive hanno migliorato la sua posizione e messo delle fondamenta sulla sua panchina traballante. Tuttavia, Delio Rossi non si sente ancora tranquillo e vuole continuare a migliorare la forma della Samp. Intanto, lui esprime il suo stato d’animo: «Quello di uno che deve cercare di salvare la Sampdoria. E’ una sfida difficile, sto provando a vincerla». Sette punti in tre partite lo rendono più martello che incudine: «Saremo martello quando saremo salvi. Fino a quel giorno rimaniamo incudine e dobbiamo l’occhio “bacchino” (attento, ndr)». Forse questa Samp è figlia di quella dell’anno scorso, quando ci fu un avvio brillante ed un finale stentato: «No. Ogni stagione è diversa dalla precedente – dice l’allenatore blucerchiato – L’anno scorso raggiungemmo i punti della salvezza già a marzo. A quel punto ci fu un calo mentale. E, secondo me, non si possono fare paragoni, perché in Italia il calcio è cambiato. Ora comanda la “spending review”, bisogna stare attenti ai bilanci».

Dal ritiro di Bardonecchia, la sensazione è stata che la rosa avesse alcune lacune, mai veramente messe in mostra da Rossi: «Ho detto da subito che sarebbe stato un campionato difficile. Figlio della stessa “spending review”. Ho sempre detto che ci saremmo giocati la salvezza con altre dieci squadre. Poi la fotografia ce la dà la partita ed è una foto tosta – racconta il Delio blucerchiato – E anche se pensassi che la mia squadra ha delle carenze e le denunciassi, avrei due strade: pigliare e andarmene oppure stare qui e cercare di sistemare la situazione. Ho firmato un contratto con la Samp, perciò ho scelto la seconda». In tempi della sopracitata “spending review”, la Samp ha deciso di investire su Rossi, con uno stipendio di tutto rispetto: «Sicuramente, anche se dal punto di vista economico posso dire di aver preso di più da altre squadre – confessa il tecnico del Doria – Sono consapevole della fiducia che mi è stata data, mi sto adoperando per esserne al pari».

Un clima, quello attorno alla squadra, che è probabilmente origine della differenza tra i concetti di “salvezza” e “salvezza tranquilla”: «Penso anche che per un tifoso un risultato ottenuto con sofferenza e sacrificio sia alla fine più “gustoso” – controbatte il tecnico ai microfoni de “Il Secolo XIX” – Se qualcuno pensa di salvarsi senza soffrire, bisogna che vada a vedere la Juventus. Io me lo auguro di salvarci bene, per la Samp e per i suoi tifosi. Però le cose prima le devi fare». Le critiche sono state forti: da Garrone a Palombo, fino ai fischi alla fine del primo tempo contro l’Atalanta. Nessuno è stato escluso: «Sicuramente questi episodi contribuiscono ad aumentare la pressione. Però io non mi sento di dire niente a quei tifosi che criticano una brutta prestazione. Anche se, ma è la mia opinione, chi è veramente tifoso soffre per la sua squadra. La difende finché resta in campo, anche se è inguardabile. Come i giocatori – afferma Rossi, al secondo anno di Samp – Per me i miei giocatori sono i più bravi del mondo, di fronte a tutti».

Quando si passa a parlare di Garrone e dei tifosi blucerchiati, Rossi è ancora più chiaro: «Quanto al presidente, non devo certo io fare la difesa d’ufficio. Perché il peso delle persone va valutato nel percorso storico, non nel momento contingente. So di parecchi ambienti in cui partendo dal «è tutto sbagliato, è tutto da rifare» si è finiti in C o tra i Dilettanti – racconta il mister della Samp – Non si trova facilmente un grande imprenditore che mette la faccia per la sua città. Per chiudere, devo solo dire grazie ai tifosi. Tantissimi si sono abbonati a scatola chiusa e in tanti sono venuti a Bogliasco in momenti difficili. Questo non è un problema e non dobbiamo crearcelo». Intanto, la Samp ha cambiato molti moduli in quest’inizio di campionato: «Pensavi di avere delle certezze e invece non ce l’hai. Che fai? O ti spacchi la testa contro il muro, insistendo, o cerchi delle alternative – dice il tecnico del Doria – Ho visto pochi giorni fa la Juve, che ha costruito i suoi successi sulla difesa a tre, passare a quattro a Madrid. Bisogna mettersi in discussione. Ci stanno mettendo un po’ di tempo a trovare gli equilibri, ma sono convinto che ci riusciremo».

Nella rosa, Rossi ha fatto ruotare un po’ tutti, anche se ne preferirebbe una più ristretta: «La rosa storicamente è composta da 20 più 4 giovani. Le rose grandi derivano dalla sentenza Bosman, che ti porta a cercare scommesse in Bolivia ed Ecuador anziché giocatori in C, e dalla crisi economica. Una volta andavi in ritiro con la squadra fatta, oggi ci vai con gli esuberi – commenta amareggiato il tecnico – E gli ultimi colpi di mercato li fai a due giorni dalla fine, a campionato già iniziato. In campo si va in undici. Agli altri puoi spiegare che gli vuoi bene, ma non basta, perché da professionisti il loro obiettivo è giocare. E’ vero che lo stipendio arriva lo stesso, ma il morale va giù e quello che ci rimane peggio, credetemi, è l’allenatore». Sui nuovi arrivati: «C’è chi è più pronto, chi meno». Due parole vanno spese sui veterani, finiti anche in panchina: «La società non mi ha dato nessun imput di far giocare i giovani. Scelgo io. Certo che il futuro passa da loro. La differenza tra una piccola ed una grande squadra si vede anche dalla concorrenza – dice il mister blucerchiato – Nella Samp prima devi vincere la concorrenza interna, poi giocare e farlo bene per non perdere il posto. Dai meno giovani pretendo di più, devono essere più bravi degli altri e dare pure l’esempio». Su Da Costa, che sembra ormai a suo agio: «Non è mai stato in discussione, è sempre stato il nostro portiere. Lo trovo un falso problema. E’ chiaro che poi la società si guardi intorno per vedere se si può migliorare – afferma Rossi, 53 anni – Ma se avessimo preso tutti quelli che abbiamo contattato, oggi saremmo 61. E ci sarebbero anche alcuni buoni».

Exit mobile version