2013
Delio, il pragmatismo non ci basta
Avevamo battuto il Pescara, Icardi aveva catturato l’attenzione calcistica nazionale e, soprattutto, la squadra salutava con le cinque dita di una mano e il pollice in sù dell’altra (sei dita proprio come i goal) la grandezza del nostro compianto Presidente.
Sembra pazzesco dirlo, ma è passata solo una settimana: da quella che è stata, per vari motivi, una partita incredibilmente vicina alla perfezione a quella scialba, anonima, interminabile per quanto clamorosamente noiosa che abbiamo visto ieri, c’è una distanza siderale. Gli epiteti negativi e l’eccessiva smania di sottolineare quanto opaco sia, anche da commentare, l’ennesimo (perché negli ultimi anni ne abbiam visto davvero troppi) pareggio a reti bianche non possono però distoglierci dall’ammettere che il risultato che in sè non è da buttare. Per un pareggio all’Olimpico molti alla vigilia avrebbero probabilmente messo la firma: ciò che è innegabile è che, oggi, a mente fredda, difficilmente riusciremmo a sputarci sopra.
Delio ha deciso di puntare sul più vintage pragmatismo catenacciaro per ottenere il risultato sperato: ha stretto i denti, infarcito il centrocampo fino a giocare con ben 6 uomini nel reparto nevralgico, ed ha ignorato le nobili ed interessanti opzioni che la panchina gli offriva (Maxi Lopez e Sansone su tutti). Chi, come Delio, mastica il cinismo difficilmente criticherebbe la sua scelta, in virtù di un risultato che è conforme agli obiettivi prefissati. Il punto è che questa squadra, anche senza quel fantastico giocatore che è Pedro Obiang, ha tutte le potenzialità per poter dilettare e soddisfare i propri spettatori. Il talento è il comune denominatore che accomuna i vari Maresca, Krsticic, Obiang e Poli, ai quali non manca davvero nulla, se non la maestria organizzativa del proprio allenatore nell’allestirli, per disegnare trame di alto livello tecnico. Delio ha saputo farlo, e l’abbiamo notato allo Stadium come la settimana scorsa, ma non nelle ostiche sfide contro avversari della nostra stessa fascia (Torino e Siena), per limiti caratteriali degli interpreti in campo o forse proprio per gli input di un tecnico che in talune situazioni strizza l’occhio alla quantità più che alla qualità. Ieri, oltre che spronare il proprio centrocampo a una prestazione più propensa all’attacco che alla difesa, avrebbe potuto lanciare Sansone e consentirgli di misurarsi con l’avvincente sfida di convincere contemporaneamente i propri tifosi e il proprio ex allenatore che, nel talentuoso e prolifico attaccante di Bella, proprio non riponeva fiducia. Invece, ha schierato Soriano, arrendendosi allo 0-0 ed abbandonandosi all’idea che il pareggio fosse il massimo ottenibile.
Quello che ti chiediamo, o Delio, proprio in nome della bravura, della saggezza e della grande esperienza che ti contraddistingue, è un approccio innovativo e più funzionale alle prerogative tecnico-tattiche della squadra. Non nutriamo dubbi, nè perplessità sulle possibilità che hai di ottenere, anche con buone tempistiche, la salvezza; sappiamo altresì, che quest’obiettivo, con le tue abilità e quelle dei ragazzi, può essere raggiunto in un modo più bello e piacevole. È una stagione speciale, abbiamo calciatori speciali (e, ahimè, non è detto che potremmo dire la stessa cosa l’anno prossimo), ci sprona l’onere di ricordare una persona speciale: è l’occasione perfetta per abbinare finalmente l’utile al dilettevole.