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Editoriale

Del diavolo non sentimmo l’urlo

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Una bellissima Sampdoria mette in campo tutta la fame che una squadra giovane e compatta deve avere

Sono due gli aspetti che più mi sono piaciuti della gara con il Milan: il primo è la fame, la voglia di farcela, di vincere, la caparbietà, la grinta. Perché hai bisogno di tutte queste accezioni positive del carattere per poter sfruttare il doppio assist di Zapata e bucare due volte la porta di Donnarumma. Il secondo, invece, è che questa squadra è stata costruita nel silenzio e lontano dai riflettori. È stata un’estate intensa, ma di Sampdoria si parlava solo dal punto di vista delle cessioni, quando bisognava continuare la querelle legata a Schick: una volta ceduto Muriel sembrava che il mercato blucerchiato, a livello nazionale, avesse perso appeal, che le altre operazioni fossero di poco conto, per una squadra da metà classifica che non avrà nulla da regalare al campionato. Un po’ come se – non me ne voglia Campedelli, uno dei miei presidenti preferiti in Italia – fossimo il Chievo Verona, che acquista Alejandro Rodriguez e nessuno se ne accorge. E questo è il bello: perché ieri contro la Sampdoria c’era, invece, la più chiacchierata e attesa delle squadre galattiche, un insieme di grandi nomi pronto a spaccare in due il campionato, a fare da schiacciasassi che nemmeno il Real Madrid di Zidane e Beckham. Ieri probabilmente, però, un sasso si è incastrato nel motore.

Intanto, venendo alle cose formali, di colombiano in colombiano io continuo, da non grande estimatore della scarsa continuità di Muriel, a dire che con Zapata ci abbiamo guadagnato: il siluro che spacca la porta di Donnarumma è il simbolo di un gigante arrivato a Genova per distruggere tutto, per continuare un percorso di crescita che chissà dove lo porterà. Così come il gol flash contro il Torino, anche questo è figlio di quella fame di cui sopra. Vederlo accanto a Quagliarella è davvero un piacere, perché la gioia che ci darà questo giocatore mi auguro possa essere davvero immensa. Per il resto ci ritroviamo ancora una volta a tessere le lodi di un centrocampo che non ha davvero più bisogno di essere incensato, perché da Torreira a Barreto sono tutte certezze, soprattutto quest’anno che è possibile far rifiatare i titolari inserendo Verre e Capezzi, giovani che, soprattutto il primo, di Serie A ne sanno qualcosa. Poi finalmente c’è stato l’inserimento di Ferrari da titolare, accanto a Silvestre: l’investimento in potenza compiuto dalla Sampdoria inizia a farsi vedere con tenacia e con sicurezza, regalando un’ottima prestazione ai tifosi accanto a quel gigante argentino che oramai sta diventando una colonna blucerchiata. Tutto ha funzionato: segno del fatto che la continuità data quest’estate con Giampaolo è stata fondamentale.

Ora di classifica non parleremo, perché con una partita in meno la Sampdoria ha ancora molto da poter dire, ma soprattutto siamo appena alla sesta giornata: fatto sta che la prossima sarà contro un’abbordabile Udinese, che quest’anno sembra non voler ribaltare i pronostici che la davano in grande difficoltà. Inoltre, insieme con Napoli, Juventus e Inter, ossia il terzetto in testa, il Doria è l’unica squadra a non aver ancora perso una partita: Giampaolo sta trovando la direzione giusta. C’è solo da gioirne.

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