2015
De Vitis: «Gli infortuni mi hanno cambiato. Mi aspetta una grande stagione»
Ha rischiato un terzo crack al ginocchio alla prima amichevole stagionale, ma la fortuna – per una volta – ha deciso di sorridergli: Alessandro De Vitis continua la preparazione con il resto della squadra in quel di Pinzolo e ha concesso ai microfoni de “Il Secolo XIX” le sue sensazioni. Proprio lui, un miracolo umano in quanto a recuperi: «Mi hanno detto in parecchi, tra medici e fisioterapisti, che sono un’eccezione. Questi infortuni mi hanno cambiato moltissimo. Il primo è stato una mazzata, dopo il secondo mi sono sentito un’altra persona. Molto più forte a livello mentale, psicologico. D’altra parte vincere gli infortuni con la testa era anche l’unico modo per uscirne».
RINGRAZIAMENTI – In molti l’hanno aiutato in questo lungo e doppio recupero: «I fisioterapisti di Villa Stuart, sempre pronti a spronarmi, anche quando arrivavano quelle mezze giornate in cui non ti sembrava di potercela fare. E poi i fisioterapisti della Samp: senza di loro non ce l’avrei fatta. E il prof. Catalano (uno dei preparatori blucerchiati), ormai una specie di angelo custode. Oltre ovviamente alla mia famiglia, che mi è stata sempre accanto. Mio papà da calciatore (Antonio De Vitis, ndr) aveva avuto lo stesso infortunio al crociato e aveva impiegato quasi un anno a recuperare».
CAMBIAMENTI – Il nuovo De Vitis è diverso, maturato notevolmente dopo i due infortuni patiti: «Prima pensavo che tutto mi fosse un po’ dovuto. Sapevo di esser bravino a giocare a pallone, che avrei potuto fare una buona carriera. Invece tutto è stato rimesso in discussione e mi son dovuto confrontare con la parola “sacrificio”. Così è cambiata anche la mia filosofia di lavoro: adesso arrivo al campo sempre tra i primi, mi dedico a una serie di lavori preventivi che prima trascuravo un po’. Anche nel giorno libero vado comunque al campo a lavorare».
TERZO STOP SVENTATO – Il primo infortunio ebbe luogo a Bardonecchia il 25 luglio 2014, il secondo nel gennaio scorso al “Mugnaini” di Bogliasco. Prima il ginocchio destro, poi quello sinistro. Infine, la grande paura a Temù in amichevole: «L’ultima botta è stata la più drammatica psicologicamente. Perché sentivo il dolore esattamente come le due volte precedenti, perché mi accorgevo che il medico e i fisioterapisti mi incoraggiavano, ma senza esserne troppo convinti. Perché vedevo le facce dei miei copagni preoccupate. La notte seguente è stata la peggiore: non ho dormito, pensavo di aver finito con il calcio e di smettere. Sono rimasto nel baratro finché il dottore dell’ospedale di Brescia non mi ha detto che si trattava di una distorsione».
LA STAGIONE DEL RITORNO – De Vitis ha lavorato molto per riprendersi: «Otto ore al giorno, quattro di mattina e altrettante al pomeriggio. Per cinque o sei mesi. Esercizi a secco: tu e il tuo corpo, o tu e la tua macchina. E qui entra in campo la testa, perché solo con quella puoi uscirne prima. A Villa Stuart mi sono rivisto in De Silvestri. Anche lui sta lavorando sodo per uscirne il prima possibile». Ora il centrocampista è atteso dal ritorno in campo dopo un anno d’assenza: «Non lo so. So che a prescindere da dove giocherò quest’anno – Samp, Serie B o Lega Pro – disputerò un grandissimo campionato».