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Dategli la maglia azzurra
Emiliano Viviano merita la Nazionale. Senza se e senza ma. E non mettiamoci a storcere il naso come facciamo sempre a Genova quando si parla di convocazioni. Finalmente un portiere che porta punti, un portiere – passatemi il termine – “incazzoso” e concreto, di quei giocatori che piacciono tanto ad Antonio Conte e che hanno caratterizzato il suo primo e trionfale anno alla Juventus.
Un ragazzo, un uomo, che si prende le proprie responsabilità, le cui parate pesano come un macigno e che più dei gol sono state fondamentali in questo tortuosissimo percorso che ci sta conducendo alla salvezza. Ancor più delle reti di Eder nel girone di andata, dei gol di Soriano o della fame di Quagliarella, a tenere a galla la Sampdoria quest’anno sono state le parate di Emiliano Viviano.
“Non è mai decisivo”. “È un buon portiere eh ma non farà mai il miracolo. Mica come Romero…”. “Nelle uscite è inguardabile, ora sta cioccando anche nei rinvii”. Non è perfetto e probabilmente non è nemmeno troppo bello a vedersi in azione. Ma io da un portiere non mi aspetto l’eleganza dei movimenti di Roberto Bolle. Certo, un po’ più di precisione non guasterebbe, ma se fosse perfetto non giocherebbe certamente alla Sampdoria, o almeno in questa Sampdoria. Ma ancor più delle parate prodigiose, il merito reale di Viviano in questo campionato è stato un altro. Perché è stato proprio lui il primo ad accorgersi dell’effettivo ridimensionamento delle ambizioni della squadra e a calarsi sempre più nella parte di portiere da club di bassa classifica, le cui parate possono valere davvero i 3 punti.
Un atteggiamento che mi aspetto da un leader, da una guida in campo. Forse il faro della difesa che tanto ci è mancato quest’anno lo abbiamo avuto sempre sotto al naso senza mai notarlo troppo.