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Dabbono, autore per Tiziano Ferro: «Io amo la Samp, lui è stato al “Ferraris”»

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Emanuele Dabbono, giovane autore di successo per Tiziano Ferro, esce allo scoperto: «Amo la Sampdoria da sempre, ma anche Tiziano ha qualcosa in comune con questi colori»

Una persona sincera e squisita come Emanuele Dabbono non si incontra tutti i giorni. Io ne ebbi la fortuna nel 2011, poco più che bambino, ma da quel giorno mi è sempre rimasto in mente: io e la mia band aprimmo la sua esibizione sul palco dell’AleMante Festival – un evento importante nel ponente genovese – e non appena finimmo di suonare venne a congratularsi personalmente con noi, anche se tutti eravamo consapevoli di aver fatto scappare metà del pubblico presente. Un ragazzo di cuore che mi ha sempre lasciato un buon ricordo di sé e che quella sera mi catturò, con quel suo stile un po’ country rock: capelli lunghi e mossi, stivali di cuoio marrone, jeans e camicia bianca con tanto di gilet in pelle. Un vero cowboy del cantautorato appena uscito da X Factor, che all’epoca non sapevo neanche cosa fosse. Pochi mesi fa vengo a scoprire che è diventato un autore di successo per Tiziano Ferro, e oggi che tifa Sampdoria: la sua reputazione ai miei occhi non potrebbe essere migliore.

DABBONO SI RACCONTA – Il cantautore varazzino classe ’77 è stato intervistato da SampTV e ha raccontato così la sua passione per la Samp: «Grazie a mio padre mi innamorai di quei colori magici che sono fiero di indossare, e fin da piccolo ho nutrito e praticato la mia passione per il calcio e per la Sampdoria. Tuttavia, con il fatto di poter vivere parecchie città grazie alla musica, adesso mi capita di seguirla un po’ più in televisione piuttosto che allo stadio». Libero da impegni, gli anni migliori dei blucerchiati se li è vissuti appieno, in compagnia di suo fratello: «Abbiamo avuto la fortuna di goderci anche quella Sampdoria epocale dello scudetto: possiamo dire che c’eravamo in quel Sampdoria-Lecce 3-0. Poi mi è capitato di suonare per la festa dei Fedelissimi sotto la Lanterna – racconta Dabbono – e per me è stata un’emozione incredibile: poter vivere il calcio prima dagli spalti e poi offrendo il mio piccolo contributo per i tifosi sampdoriani è stato motivo di grande orgoglio. Nella musica è stato determinante mio padre: non ha mai sostenuto la mia carriera da musicista – precisa Dabbono – ma lavorando in una tipografia portava sempre a casa dei libri bianchi che ho iniziato a riempire di scarabocchi, racconti, parole a caso e poi canzoni».

TIZIANO FERRO E LA SAMPDORIA – La passione per il calcio, si sa, si tramanda di padre in figlio, e in casa Dabbono sembra procedere bene il “contagio” blucerchiato: «Ho due bambine. Claudia, di 5 anni, e Anna, di poco più di un anno. Claudia è già sampdoriana, l’ho “catechizzata”, mentre sulla piccola ci stiamo lavorando: anche mia moglie vorrebbe avere la sua parte di tifo in casa, ma non succederà mai (ride, ndr)». Se si tratta di dedicare una sua canzone alla Samp, non ci sono dubbi: «“Ci troveranno qui”, che poi è quella con cui arrivai in finale a X-Factor: il senso è che certe cose non ci possono essere sottratte, come le passioni e ciò che ci fa stare bene, come ad esempio la nostra squadra del cuore». Dal suo racconto sull’amicizia nata con Tiziano Ferro, si scopre che quest’ultimo ha più in comune con il Doria di quanto potremmo pensare: «Io e lui ci conosciamo dal 1998 – ricorda – quando arrivammo in finale all’Accademia di Sanremo e fummo scartati entrambi. Lui non era ancora la superstar di oggi, ma in quell’occasione ci prese sotto contratto Alberto Salerno e ci mandò a lavorare con Michele Canova, un grandissimo produttore italiano. Ci perdemmo di vista, ma lo ricontrai alla finale di X Factor: gli piacque tantissimo il mio brano e mi disse che mi avrebbe tenuto d’occhio. Cinque anni dopo ha mantenuto la promessa ed è arrivata una chiamata che ha cambiato letteralmente la mia vita. Tiziano – rivela – ha girato anche uno spezzone di videoclip a Marassi: nell’intervallo di Sampdoria-Chievo, mi pare, chiese di poter girare una scena in cui sbagliava un calcio di rigore proprio sotto la gradinata. Perciò c’è un piccolo aneddoto che ci accomuna – conclude Dabbono – e posso dire che ha scelto proprio i colori giusti».

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