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Da Empoli a Empoli: è un nuovo Correa
Il 24 maggio 2015 al Castellani di Empoli sono sostanzialmente accadute due cose concatenate: Samuel Eto’o ha siglato il gol del pareggio per la Sampdoria, il suo secondo e ultimo gol con la casacca doriana addosso, in una gara il cui volto è mutato negli ultimi 15 minuti grazie all’ingresso in campo di un giocatore. Joaquin Correa, l’argentino arrivato pochi mesi prima nel mercato invernale in quel quarto d’ora aveva completamente stravolto la gara, arrivando subito a un soffio dalla prima rete in Serie A. Dopo altre quattro apparizioni poco convincenti, il trequartista sponsorizzato da Veron aveva fatto intravedere grandi cose e convinto i più del fatto che la stagione 2015/2016 lo avrebbe visto grande protagonista.
Numero 10 sulle spalle, problemi fisici in ritiro e ritardo di condizione in avvio campionato. Aggiungete un pizzico di nostalgia di casa, il peso degli occhi di tutti puntati su di lui, una scarsa dimestichezza con il calcio italiano e la frittata è fatta. Correa gioca ma delude, avulso dalla manovra, senza la cattiveria e fame (almeno apparentemente) necessaria per emergere in Serie A. Sbaglia le cose più semplici, come quel gol nella gara di andata contro l’Inter e cerca la giocata (senza riuscire) anche quando inopportuno. Nel derby, da subentrato, uno scatto di 30 metri palla al piede e niente più.
Ma paradossalmente è proprio da quella partita che sembra cambiare qualcosa: con il girone di ritorno Montella e i tifosi hanno potuto ammirare un nuovo Joaquin: Carpi, Napoli e Bologna: tre reti pregevolissime, benché inutili, fondamentali per la fiducia, vitali per la crescita. Da allora un nuovo giocatore, finalmente le premesse di quel 24 maggio hanno acquisito un senso. E forse ne è valsa la pena di aspettare, potendo contare su Antonio Cassano.
Sabato Joaquin ritroverà lo stadio dove si fece conoscere se non al calcio italiano, quantomeno al pubblico genovese. E ha ancora un conto in sospeso con il gol.