2014

Da Costa: «Devo lavorare di più: farò del mio meglio»

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La sua settimana non è iniziata benissimo: riprendersi dai due errori commessi nella gara contro il Milan non è facile. Ma forse questo è il destino di un numero uno, inteso non solo come estremo difensore ma anche come l’uomo più solo in campo, sia nel bene che nel male. Lo stato d’animo di Angelo Da Costa non è dei migliori: «Sono ancora un po’ arrabbiato… però voglio che lo stato d’animo non condizioni il mio lavoro settimanale. Che si vinca o che si perda, la testa non deve mai cambiare». Domenica sera sarà stato…: «…incazzato. Tanto. Perché abbiamo perso la partita e ho commesso degli errori che sono risultati decisivi per la sconfitta».

STATO D’ANIMO – Ci si chiede quale sia il suo rimedio contro le giornate negative: «Cerco di non andare a fare dei giri con la mente. Non sono più un bambino, d’altra parte. E so che in questa professione certi momenti sono sempre dietro l’angolo. Ormai sono abituato a viverli e un pochino anche a gestirli – commenta il brasiliano – Penso sia fondamentale non pensarci troppo, non farseli pesare. Perché più ci pensi, peggio è. Naturalmente senza far finta che non sia successo nulla. Però la maggior parte delle energie mentali le voglio investire sul lavoro quotidiano. L’obiettivo è fare bene tutti i giorni, non solo la domenica».

ERRORI E CRITICHE – Tante le critiche dopo il Milan: «Le critiche feriscono sempre. E qualcuna che non ti aspetti può sempre arrivare. Io però cerco di prendere il lato positivo delle cose. Chi mi critica oggi, potrebbe applaudirmi domani. Per me questa diventa una motivazione supplementare». In Samp-Milan, secondo i tifosi gli errori del portiere hanno superato quelli dell’arbitro: «A me non piace commentare il lavoro delle altre persone. E tanto meno i giudizi che le altre persone esprimono sul mio lavoro. Dentro di me tengo però solo le critiche che ritengo giuste. E dentro di me so che ogni settimana mi preparo nel modo migliore per la settimana successiva – confessa il 30enne estremo difensore – E so difare le cose giuste, dentro e fuori dal campo. E questa consapevolezza mi dà serenità e tranquillità. Poi so anche che la partita è il momento chiave e lì è questione di attimi. Un secondo in più o in meno ti cambia tutto. Adesso le cose per me non stanno andando bene, devo lavorare di più».

TIFOSO E SUPPORTO – Però il fallo di Pazzini c’era tutto: «Me l’ha detto anche lui in campo: «Però non posso fischiarmelo, deve farlo l’arbitro…». Mi ha fatto incazzare molto di più il primo gol». Sui fischi, quelli del Ferraris sono stati forti: «Sinceramente un po’ di dispiacere me l’hanno dato. Perché oltre ad avere la fortuna di giocare nella Samp, sono anche un tifoso sampdoriano e voglio un gran bene a questa squadra. Sentire i tifosi fischiare mi dà sensazioni strane… Tutto quello che sono l’ho costruito nella e con la Samp. Grazie a lei e ai suoi tifosi. Però ripeto, la mia motivazione è trasformare i fischi in applausi». Insomma, si tenta di “parare” i fischi”: «Penso ad aiutare la Samp a salvarsi, dando il meglio di me. Come hanno fatto anche alcune persone in questi giorni, che mi sono state vicine, come il responsabile della comunicazione Marangon. I pochi messaggi e le poche telefonate che ricevi quando le cose vanno male secondo me valgono più dei complimenti che ricevi quando tutto va bene».

PASSATO E PRESENTE – Curci e Romero ci sono già passati, quando volevano Da Costa: «Ho cambiato ruolo. Ho visto i miei colleghi abbattersi un po’ in certi frangenti, io cerco di non cascarci. L’esperienza mi ha insegnato questo. Se mi lascio condizionare dall’esterno, cado nei loro stessi problemi». C’è anche chi dice che è Da Costa è un portiere normale, non da miracoli: «Le definizione di parata miracolo? Come si può dire con sicurezza che un altro non avrebbe preso i miei gol? E poi comunque non mi sembra che la difesa della Samp sia la peggiore del campionato. Abbiamo un’ottima organizzazione difensiva». Tuttavia, il brasiliano sente di avere qualche “colpa”: «I gol nel derby, la punizione di Mertens a Napoli, quelli con il Milan… altre volte avrei dovuto fare di più. Ma non sono errori».

SALVEZZA E CREDITI – Forse qualcuno è anche prevenuto nei confronti del brasiliano, perché arrivato a parametro zero dall’Ancona, ha sempre fatto il dodicesimo ed esser buoni non aiuta. Eppure la società sapeva tutto questo: «Non so. Rispetto a Romero o a uno di quei portieri accostati alla Samp negli ultimi mercati mi manca un periodo. Il primo. Un portiere pagato gode di un certo credito temporale. Io non l’ho avuto – conclude Da Costa a “Il Secolo XIX” – Sono entrato in squadra nelle partite della retrocessione, ho sostituito Romero quando lui non c’era e lo scetticismo verso di me è stato annullato dalla gioia della promozione. E ora sono qui, ancora tra lo scetticismo. Non so, forse dovrei provare a essere più acrobatico nelle parate… ma sono così e non posso cambiarmi. Per me quel che conta oggi è salvarsi».

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