Sampdoria-Lazio, cronaca di un disastro annunciato
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Editoriale

Cronaca di un disastro annunciato

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La Sampdoria cade davanti al proprio pubblico e teme per il futuro: squadra senza logica, allenatore disorientato e società inesistente. Dove andremo a finire?

«Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro…». Parafrasando i versi del poeta Manzoni si può riassumere il tragicomico esordio in Serie A della Sampdoria. E che esordio, verrebbe da dire. Dopo anni di scommesse azzeccate, plusvalenze incassate e colpi di mercato all’ultimo minuto, i blucerchiati si ritrovano a dover lottare contro il proprio destino da soli, in balia di un mare agitato e tremendamente pericoloso. Il giocattolino si è rotto? Non è corretto essere disfattisti già alla prima giornata, ma le sensazioni sono tutt’altro che positive: quella che ha sfidato la Lazio era una squadra provinciale, senza carattere, disordinata e confusionaria nei meccanismi di gioco. E Di Francesco? Provo un po’ di compassione nei suoi confronti, affranto com’era quando si è presentato in conferenza stampa. Ha persino cambiato tre sistemi di gioco in una partita (più di Giampaolo nel corso di tutto l’anno), passando dal 4-3-3 al 4-2-3-1 e ancora al 4-2-4. Il problema però non è lui, sono i giocatori (alcuni mediocri, vedi le riserve che dovrebbero raddrizzare il risultato…) che, adattati a un modulo che non riconoscono, si fanno prendere dal panico e non trovano la quadra.

A questo punto la soluzione deve venire dall’alto. No, non sto invocando l’Altissimo. Mi basta il direttore sportivo Osti, che dovrebbe far fruttare gli incassi dalle cessione di Andersen e Praet per completare una rosa imbarazzante. Di Francesco vuole un rinforzo per reparto? Bene, accontentiamolo. Colley è la brutta copia del talento strappato al Genk. Barreto è giusto una chioccia per i giovani. Leris, Ekdal e Vieira sono elementi validi, ma non hanno la certezza del proprio ruolo. Un po’ mediani, un po’ mezzali, un po’ esterni. Per non parlare dell’attacco, il tasto dolente che non fa dormire il povero Di Francesco. Caprari non è in condizione di saltare l’uomo, Gabbiadini ci prova, Ramirez dipende da come si sveglia la mattina e Maroni ha già incontrato la sfortuna infortunandosi a Crotone.

Esempi lampanti della totale incapacità dirigenziale fino a questo momento. Sarei felicissimo di essere smentito, ma è difficile che in soli otto giorni la Sampdoria riesca a mettere a segno almeno tre colpi di assoluta qualità per migliorare il tasso tecnico della squadra. Ci vogliono soldi innanzitutto, ma anche tempo e convinzione. Il trambusto societario poi non aiuta: da una parte c’è un Ferrero che si diverte a tirare la corda, fare i capricci per pochi spiccioli e lanciare nuove provocazioni ai tifosi, con i quali condivide un rapporto di amore (unilaterale) e odio (vicendevole). Le dichiarazioni pubbliche di ieri hanno fatto trapelare la volontà di vendere, come se stesse pregando Vialli di correre al più presto a Genova e salvarlo da tutta questa gente cattiva che non apprezza i risultati ottenuti sul campo in questi anni. Del resto bisogna andare fieri della figuraccia in Europa League, una retrocessione evitata in extremis e tre campionati anonimi sotto il Maestro della linea.

La pazienza è finita e la parola d’ordine tanto pronunciata, ossia chiarezza, non porta da nessuna parte. Serve un cambio di rotta al più presto. In campo e fuori.

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