Hanno Detto
Crisi Sampdoria, Albisetti: «Ostaggio di Ferrero. Servono soldi»
Albisetti, ai microfoni di Primocanale, fa il punto su come potrebbe evolversi il futuro della Sampdoria con lo spettro del fallimento
Roberto Albisetti, consulente aziendale, esperto di questioni societarie, docente universitario di economia, ha fatto il punto su come potrebbe evolversi il futuro della Sampdoria. Le parole a Primocanale.
PERCHÈ NON SI VENDE LA SAMPDORIA – «Quando una società è ostaggio di un azionista insolvente e di banche creditrici fredde è difficile che arrivi un deus ex machina a risolvere la situazione. Le banche vogliono minimizzare le perdite per i prestiti al debitore in crisi, non sono interessate a diventare i padroni del club, per questo accetteranno una ristrutturazione solo si presenterà un nuovo azionista che capitalizza perché soltanto così potranno sperare di recuperare qualche soldo in più di quanto otterrebbero da una liquidazione».
BANCHE – «Dico da tempo che chi comanda sono le banche, che la sventura di Ferrero si abbatte per proprietà transitiva sulla Sampdoria che da tre anni sta asfissiando finanziariamente. I creditori delle sue società insolventi e quelli della Samp non gli daranno credito, anche garantito dalle azioni. Alcuni di questi creditori hanno comprato a sconto i crediti da altri creditori e ora vogliono prendersi a basso prezzo gli immobili delle sue due società, che Vidal pensava di mantenere quiete con la promessa dei proventi della vendita della Samp. Ferrero e i suoi consulenti hanno provato a non perdere il controllo della Sampdoria. Ma il fantasioso prestito convertibile garantito dalle azioni non funziona perché la controparte è un rischio troppo alto e la reputazione pesa. E poi le azioni date in garanzia oggi valgono una frazione rispetto all’anno scorso».
AZIONI CDA – «In questo scenario di crisi profonda e accelerata il Cda è sempre stato in difesa, perché purtroppo deve convivere con il conflitto di essere stato nominato da Vidal-Ferrero. Anche la decisione di richiedere la “composizione negoziata di crisi” è un atto coraggioso e forse l’unico per prendere tempo. La speranza è che non sia un armistizio prima della resa, perché la strada è in salita. Se non funzionasse, la Sampdoria UC 1946 sarebbe finita, perché le banche creditrici vogliono quattrini dalla Samp e non certo aumentare la loro esposizione con la società concedendo nuovi prestiti. Questa è la lettura corretta di quanto sta succedendo in questi giorni. Le ristrutturazioni di cui parliamo da tempo (turn around) funzionano così. I creditori spingono per vendere in saldo le attività del debitore in crisi, come tutti i giocatori di proprietà vendibili, mentre presto potrebbero anche proporre di vendere il marchio e gli immobili del centro sportivo di Bogliasco (anche con vendita a un terzo, che poi riaffitta) che non a caso nel linguaggio finanziario chiamiamo assets stripping, ossia spoliazione del patrimonio. Che è la liquidazione prima di chiudere bottega».
ASPETTO SPORTIVO – «E’ una situazione avvilente per chi ha vissuto il passato glorioso della Samp. I tifosi dimostrano tutte le domeniche che giustamente non intendono accettare questa condizione di pre liquidazione, perché per loro la Samp ha un valore intangibile altissimo, al quale il mercato finanziario non dà valore. Qui il rischio è enorme e credo si stia sottovalutando anche l’aspetto dell’ordine pubblico. Migliaia di persone sono molto scontente, si sentono scippate di qualcosa che considerano di loro appartenenza».
TITOLI DI CODA – «Dobbiamo allontanarci per un momento dagli errori del 2014 e sperare che prima dei titoli di coda di questo brutto film, prima che il castello di carte del debito crolli, intervenga Merlyn-Garrone o altri con lo stesso Dna e che rilevino il controllo della società. A Genova ci sono imprenditori che possono mettere un po’ di soldi freschi per tranquillizzare le banche e iniziare la ripartenza. Questo oggi mi sembra il miglior scenario, forse l’unico, sperando di poter iniziare la rifondazione della squadra dalla B».
FERRERO NON MOLLA – «Nessuno infatti ci regalerà il salvataggio della Samp, perché dal 2019 nessuno è riuscito a convincere Ferrero a farsi da parte per salvare il prestigio della società. Pecunia docet. Per questo ho sempre detto e ribadito che, obtorto collo, qualcosa sul tavolo deve rimanere anche per il signor Ferrero. A Genova, in Liguria, nel mondo ci sono molti che hanno stampato il simbolo della Samp sulla pelle e vogliono continuare a credere di tornare grandi. Molti desiderano continuare a rispondere “sono della squadra di mio papa, la Samp” a chi chiede loro “di che squadra sei”. Duemila anni fa i romani premiavano gli imperatori vittoriosi e quelli incapaci li bollavano con la damnatio memoriae. Da buon romano il signor Ferrero passerà alla storia per essere il primo presidente a seguire questa sorte».