Hanno Detto
Colley: «Voglio la Sampdoria tra le prime otto. Mercato? Sto bene qui»
Omar Colley, difensore della Sampdoria, ha rilasciato alcune dichiarazioni dal ritiro estivo a Ponte di Legno
Omar Colley, difensore della Sampdoria, ha rilasciato alcune dichiarazioni dal ritiro estivo a Ponte di Legno. Le sue parole ai microfoni de Il Secolo XIX.
RITIRO – «Non sono stanco. Questa è la mia vita, mi sento in forma. Non è solo un lavoro, per me è più una passione, un sogno realizzato. Nella mia famiglia viviamo per il calcio, mangiamo calcio, beviamo, dormiamo e sogniamo calcio».
PRIMI CALCI – «Avrò avuto 5-6 anni. Mio padre Demba è stato calciatore, era mezzala: sono mancino come lui. Mio fratello Lamin era difensore, è arrivato in nazionale. Ma in famiglia giocavamo tutti, in strada: cugini, zii, anche mia madre Fatou e le mie tre sorelle».
EMOZIONI SAMPCAMP – «Lo ero, mi emoziono quando vedo i bambini, sono felice di passarci del tempo, in loro rivedo la mia storia, quando sognavo di diventare un professionista».
IDOLI – «Maldini e Nesta. Fabio Grosso. Lo è diventato nei Mondiali 2006: prima il gol in semifinale poi il rigore decisivo, io giocavo terzino sinistro all’epoca e così hanno iniziato tutti a chiamarmi Grosso. Mio fratello invece era Maldini. Ancora oggi gli amici del Gambia al telefono mi chiamano così. Mi piacerebbe conoscerlo».
GOL – «Sì, devo farne di più. Vorrei una stagione diversa per me e la Samp, al livello del mio primo anno qui: avevamo fatto molto bene».
GIAMPAOLO – «So cosa chiede, conosco il suo modulo, ora per me è più facile, è il mio quinto anno qui, sono un leader e devo aiutare gli altri, essere sempre presente. Guidare la difesa è il mio ruolo, Ferrari è un mio fratello, giochiamo da 4 anni insieme, ci capiamo al volo, in campo e fuori».
MERCATO – «Sono felice di stare qui. Mi sento pronto per un altro step, ma ho altri tre anni di contratto e sto bene alla Samp, che ha i tifosi numero uno al mondo, dobbiamo solo fare di più».
SABIRI – «Sì, anche lui è un fratello, come Vieira e altri, siamo una grande famiglia. Ho cercato di aiutare Sabiri in campo e nella vita di tutti i giorni, così deve fare chi come me è qui da tan- to. Per noi è un giocatore molto importante, ci ha aiutato molto da gennaio, ha fatto 2-3 gol pesanti ma non solo: dobbiamo stargli vicino per fargli esprimere tutto il suo potenziale, dargli fiducia».
CANZONE – «Sì, è uscita già da un po’, ho conosciuto il rapper, nella canzone parla di me come di un modello per i giovani del Gambia. Cerco di stare vicino al mio Paese, io e gli altri giocatori della nazionale siamo come ambasciatori. Aiuto il mio popolo, è un Paese povero, ma preferisco farlo dietro le quinte, non mi piace apparire. E nel calcio abbiamo tanti bravi giovani: speriamo di qualificarci per il Mondiale 2026».
DIVERTIRSI – «Cantanti? Sabiri e Murillo. È giusto divertirsi per fare gruppo. La musica per me è importante, mi piacciono il reaggaeton, l’afrobeat, l’hip hop e anche gli italiani come Baby K e Ghali, la canzone Wallaha»
MUSICA NEL PALLONE – «Sì, quando lo colpiamo. Giampaolo dice che dobbiamo fare tic-tac, tic-tac e poi pum, il gol. Anche nel calcio bisogna fare buona musica».
SCOMMESSA – «Damsgaard e Sabiri: credo che possano giocare insieme e fare molto bene».
DIFFERENZE – «Con D’Aversa si giocava più uomo contro uomo, con Giampaolo difendiamo in modo diverso, è più un lavoro di squadra, in linea, sarà difficile avere quei numeri nei recuperi ma l’importante è non subire gol. Sogno un gran campionato, fare 3-4 gol e almeno 10 clean sheet. E poi vorrei una Sampdoria tra le prime 8, forte come nei primi tre anni di Giampaolo, anche meglio».