2015
Chiesa su Eder: «E’ il sogno di ogni allenatore, è maturato molto»
Se vi chiedessero quale sia il pezzo più pregiato di questa Sampdoria, scommetto che nessuno di voi avrebbe dei dubbi. Un unico nome, che risalta in mezzo agli altri, seppur importanti, e si tratta di quello del brasiliano più forte della Serie A: Eder Citadin Martins, la risposta viene da sè, non ci dobbiamo neanche pensare. Una media gol invidiabile, un rendimento costante, tanto fiato e impegno per la casacca blucerchiata che veste ormai da quattro stagioni.
Un profilo simile, quello di Enrico Chiesa, anch’egli straordinario attaccante e allenatore della Primavera della Samp, ora in cerca di una collocazione in una prima squadra. Il bomber genovese, alle colonne de La Repubblica ha rilasciato un’intervista proprio sull’attuale numero 23 doriano, commentando la sua maturazione: «È sempre stato un professionista, con la testa a posto e del talento dalla sua. E se uno le doti le ha, a forza di lavorare ottiene i risultati. È semplicemente maturato, cresciuto di anno in anno, e bene. A 29 anni, nel calcio di oggi, un attaccante ha tutto per essere al top: fisico e competenze».
Quando gli si chiede in quali aspetti possa essere maturato l’attaccante, Chiesa non ha dubbi: «Le capacità balistiche, tecniche, anche fisiche le ha sempre avute. Ora fa gli stessi chilometri che faceva prima, ma con più intelligenza. Corre meglio, sa dove andare, fatica solo dietro i palloni giusti e così può dare il meglio per tutta la partita. E fare la differenza, anche in fase difensiva. Uno così è il sogno di ogni allenatore, è normale che lo cerchino in tanti».
L’annata in cui si consacrò definitivamente nella massima serie fu quella del ’95-’96, quando riuscì a segnare la bellezza di 22 gol: «Cosa cambia tra il me di quell’anno e l’Eder di oggi? Beh, in certe cose ci assomigliamo. Nel dribbling, per come sa spostare la palla e tirare. Per il resto è tutta questione di talento e allenamento. Il gol-capolavoro contro il Napoli lo dimostra alla perfezione: a parte il dribbling, la sua magia è stata avere la freddezza e la capacità di tardare il tiro, fintare, rientrare e segnare. Un insieme di forza nelle gambe e capacità balistica».