2013

CdS – Icardi ormai è nerazzurro: «Inter, sto arrivando»

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Dopo tanti mesi di chiacchere ed ipotesi, cade finalmente il velo dell’ipocrisia: Mauro Icardi è un giocatore nerazzurro e, per diventarlo a tutti gli effetti, dovrà solo giocare l’ultima partita da blucerchiato contro la Juventus. Tutti veri quindi i 13 milioni che dovrebbero entrare nelle casse blucerchiate per il centravanti. Del resto, lo conferma proprio l’attaccante in una lunga intervista rilasciata al “Corriere dello Sport” e pubblicata nell’edizione odierna: «L’Inter è una grande squadra, mi lusinga». Una storia partita dalla lontana Barcellona: «Un’esperienza diversa da quella italiana – dice il centravanti – al Barca ed in Spagna si gioca un tipo di calcio diverso, palla a terra e veloce. In Italia, invece, si usa molto di più il fisico». Una compagine – quella blaugrana – che ha vinto tanto in questi anni: «Spero di vincere ancora molto (sorride, ndr)».

La doppietta allo “Juventus Stadium” ha forse cambiato la carriera di Icardi: «Sincercamente no, non è cambiata così tanto – risponde il numero 98 blucerchiato – Ma non nascondo che quelle due reti sono state comunque importanti». Forse sono state le più importanti: «Mi sono piaciute parecchio. Ma anche quella al Genoa ha portato una grande soddisfazione». Del resto, la Samp sabato affronta la Juventus e potrebbe essere l’unica squadra a battere due volte i campioni d’Italia: «Ci proveremo con tutte le nostre forze per farcela, sarebbe fantastico – afferma l’argentino – la Juve è la squadra più forte di tutte: hanno dato il 100%, hanno giocatori forti e si sono meritati questo scudetto». Si chiede all’attaccante come sia arrivato fin qui da Barcellona: «Insieme al mio agente, abbiamo notato come gli attaccanti di un certo tipo, tra cui anche fenomeni mondiali come Ibrahimovic, facevano fatica – racconta Icardi – Se faceva fatica lui, figuriamoci io… così abbiamo deciso di guardare altrove». Così l’argentino lascia i blaugrana ed il concittadino Lionel Messi: «Siamo entrambi di Rosario. Lui della zona Nord, io di quella Sud, ma in Argentina non ci siamo mai incontrati: l’ho conosciuto solo a Barcellona».

Sull’affare che dovrebbe portarlo a Milano, invece, Garrone ha detto che lo ha promesso a qualcuno: «Sono lusingato dell’interesse – conferma velatamente Icardi – ma non spetta a me parlare di certe cose». L’argentino, dal canto suo, ha solo parole positive per l’Inter: «E’ una grande squadra e ha tanti campioni argentini: se ti vuole un club del genere, puoi solo essere felice!». Tra questi argentini, c’è l’esempio del capitano nerazzurro, Javier Zanetti: «Eh sì, non me la sono fatta sfuggire. Zanetti è un mito per noi argentini: da piccolo – racconta l’attaccante – collezionavo le statuette dei calciatori della Coca-Cola ed io avevo la sua in camera mia. Mi dispiace per il suo infortunio, ma sono sicuro che tornerà in campo più forte di prima». Un suo compagno di reparto sarà Diego Milito, uno dei migliori attaccanti della Serie A da cui imparare: «Lui ha fatto una carriera straordinaria che parla da sola – risponde Icardi – chi mi paragona a Diego mi ha fatto un complimento, però io devo ancora dimostrare molto».

Dividere lo spogliatoio con tanti argentini e sudamericani aiuterà nell’integrazione all’Inter: «Sicuramente. Quando sono arrivato alla Samp, dividere lo spogliatoio con Fornaroli, Tissone e Romero è stato importante – prosegue il centravanti – Parlare la stessa lingua all’inizio ti fa sentire più a casa». Visto che Icardi è ormai in partenza, forse gli piacerebbe salutare tornatdo al gol: «Non uno, ma due: mi piacerebbe concludere in doppia cifra». Quanto è stato importante Delio Rossi nella sua esplosione, visto che con Ferrara giocava poco? «Molto. Ma anche Ferrara va ringraziato: mi ha schierato nel derby, dove eravamo senza punta, e ho segnato».  Chiusura sulla nazionale: molti si sono interrogati sul suo rifiuto alla nazionale italiana (dopo che Prandelli l’aveva pubblicamente elogiato). La scelta ricaduta sulla nazionale argentina potrebbe portare più difficoltà: «Mi sento argentino, anche se il mio bis-nonno era di un paese vicino Torino – racconta il quasi nerazzurro – Certamente nell’Argentina ci sarà grande concorrenza, ma punto a strappare una convocazione: darò il massimo per il mio paese». Così come per l’Inter.

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