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Castan: «Ora sto bene. Giampaolo? Se lo seguiremo faremo bene»

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Quante cose sono successe negli ultimi 2 anni a Leandro Castan: tre stagioni fa insieme a Mehdi Benatia erano una delle migliori coppie di centrali del campionato, affidabilità e sicurezza erano le parole d’ordine, poi iniziano i mal di testa, sempre più frequenti, qualcosa non va. Gli esami a cui si sottopone evidenziano un cavernoma al cervello, serve un intervento serio, delicato, che priva la Roma e il calcio italiano di un signor difensore per tutta la stagione e gran parte di quella successiva. Il recupero è graduale ma costante, la parola del campo però dice che non è ancora pronto per i livelli a cui compete la Roma, Rudi Garcia e Luciano Spalletti non possono schierarlo nella scorsa stagione e le presenze sono solo 6 in due stagioni. Troppo poche, bisogna rilanciarsi. Ed è qui che inizia l’avventura blucerchiata del brasiliano, che si è raccontato a La Gazzetta Sportiva in edicola oggi.

«Ora sto bene, devo solo affrontare qualche acciacco dovuto alla lunga inattività. Ho giocato sei partite in due anni. Neppure Messi, dopo un periodo così, renderebbe al massimo. Ho gli stessi problemi di un giocatore che è stato fermo due anni per squalifica, ma per il resto tutto a posto». In questo decorso post operatorio c’è stata anche la mezza idea di lasciare il calcio: «Ho cambiato idea, guardavo una partita della Roma e ho pensato: voglio ancora giocare, non posso arrendermi. La Roma mi ha dato tutto il supporto possibile. Stavo pensando a fare il padre, sono tornato a considerarmi un giocatore. Garcia quando ha conosciuto la mia vita mi ha soprannominato il guerriero. Mi sono conquistato tutto sul campo, non ho mai mollato davanti alla sfortuna e non lo farò mai».

«Ho pensato di poter fare il guerriero – prosegue Castan – credevo bastasse il duro lavoro per tornare. Ho accettato di tornare in gruppo prima del tempo, anche se non ero pronto, serviva più pazienza. Non sono mai fuggito di fronte a una sfida e così sono caduto nella trappola. Mi riferisco al ritiro precampionato di un anno fa. Dovevo lavorare da solo, con uno specialista, non con il resto della squadra. Pensavo di stare bene, tutti mi dicevano che mi mancava solo la partita. Da quel giorno sono ripartito da zero e sono qua. Non ero reattivo, mi mancava equilibrio. Roberto, un amico, mi ha portato da un fisioterapista e abbiamo creato un gruppo di lavoro, con un nutrizionista e una specialista del lavoro neuromuscolare: in tre mesi ho recuperato, tanto da superare tutti i test con la Samp. Lì si è visto che sono a posto».

«Il prestito alla Samp un tradimento? Volevo rimanere a Roma – spiega il difensore brasiliano – ma Sabatini mi ha spiegato che non rientravo nei piani dell’allenatore. Ho accettato e spero che Spalletti abbia ragione. Ora però penso solo alla Samp, al suo sforzo per portarmi qua. La Roma, prima di salutarmi, mi ha rinnovato il contratto. Posso solo ringraziarli».

Il prossimo 25 settembre la Samp sarà ospite a Cagliari, dove milita Federico Melchiorri, anche lui operato per lo stesso problema di Castan: «Sentii Melchiorri prima dell’intervento, mi spiegò di aver avuto lo stesso mio problema. Mi disse che dovevo affrontare una sfida durissima ma che potevo farcela. Sarà una grande emozione, anche se, sicuramente, lo riempirò di botte…Scherzo naturalmente. Tiferò sempre per lui».

La terza giornata di campionato invece sarà la sfida del cuore per Castan, ci sarà Samp-Roma: «Voglio assolutamente vincere, per rispetto della Samp, che mi ha voluto. Totti? Niente botte, ma non toglierò il piede. Loro puntano allo scudetto e per noi sarà durissima. Possibilità che vincano? A calcio si vince sul campo. La Juve è fortissima, ha un grande allenatore, ma ricordatevi del Leicester. Benatia? L’ho sentito, era felicissimo. Ci siamo promessi di scambiare la maglietta».

Primo mese di lavoro alla Samp, sotto la guida di Giampaolo: «Il mister adora la parte tattica, l’organizzazione. Vuole la squadra stretta, ben allineata, con il pressing alto. Pretende un calcio collettivo, se tutti lo seguiremo faremo benissimo. I droni? Neppure mi accorgo che sono lì, ma dopo l’allenamento, con i video, scopriamo i minimi dettagli dei nostri movimenti. Possono solo aiutare. Il Presidente Ferrero? Tutti dicono che è particolare. Io dico che è molto presente e pronto a incoraggiare. A me ha riservato parole bellissime. La squadra poi ha tanta qualità. Mi hanno colpito particolarmente i giovani. Ho scoperto Pereira e Torreira, mi ha impressionato Schick, può diventare un grandissimo giocatore, ha forza e un mancino davvero incredibile».

«La mia sfida – concluce Castan – è convincere tutti a voltare pagina. Sarò davvero felice quando tornerete a parlarmi di calcio e non della malattia, anche se mi resta una gioia speciale: il professore mi ha raccontato che un ragazzo di 16 anni, subito prima dell’operazione, gli ha detto: Ma lei è il chirurgo che ha operato Castan? Allora posso farcela anch’io. Che bello regalare coraggio a chi soffre».

 

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