2014

Caroli: «Samp City farà conoscere il mondo blucerchiato. All’estero…»

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Appena 24 ore dopo la fine di Udinese-Samp, ultima del campionato di quest’anno, il reparto marketing del club blucerchiato era già al lavoro per la nuova stagione. La campagna abbonamenti è stata aperta immediatamente con uno slogan efficace: «C’ero, ci sono e ci sarò». Uno slogan che campeggia per molte strade della città, dal ponte di Bogliasco a corso Europa.

A spiegare l’iniziativa è Marco Caroli, direttore del marketing a tinte Samp: «L’idea è nata per dare ai tifosi la possibilità di avere un periodo più lungo per usufruire della prelazione. Sopratutto in un momento economico non facilissimo, diamo tre mesi di possibilità – da maggio a luglio – per decidere quando rinnovare la tessera». La risposta è stata buona, viste le mille tessere già rinnovate nonostante non siano ancora arrivate novità per la nuova stagione della squadra di Mihajlovic: «Sinceramente sappiamo che la nostra tifoseria – e lo dimostrano i fatti – si è sempre abbonata senza mai guardare ai risultati o alle operazioni di mercato».

Ci si chiede se sono stati presi degli spunti da qualche società estera: «Nei rapporti con realtà estere, per esempio, abbiamo visto che in Olanda alcune società tengono aperte la possibilità di abbonarsi per tutto il campionato – racconta Caroli a “Il Secolo XIX” – mentre l’Eintracht Francoforte comincia la campagna già ad aprile con due prezzi, a seconda che sia Serie A o B». Il bilancio delle iniziative legate ai bambini sembra essere molto positivo: «Ogni anno aumentano le richieste da parte delle scuole, anche perché ci conoscono e sanno che offriamo sempre uno sfondo educativo ai nostri progetti».

A breve, poi, nascerà Samp City, il nuovo museo blucerchiato ai magazzini del Porto Antico: «Sì, e proprio per questo abbiamo creduto che la location del Porto Antico fosse un’area importante. Per aprirci non solo ai tifosi sampdoriani, ma a tutti i turisti che potranno conoscere ancora meglio il mondo Samp». Forse all’estero sono avanti non solo nelle iniziative di marketing, ma anche nel rapporto con i tifosi: «Se è vero che si possono vedere modelli interessanti, il calcio italiano deve tenere le sue peculiarità. Perché non potremmo mai diventare come i tedeschi o gli inglesi, dove lo stadio sembra più un teatro. Il tifo deve essere passione, rumore e canti. Guai a perdere questa nostra caratteristica unica».

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