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2015

Capitano, il tuo carpe diem non sarà condannato

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Mio Capitano, non ti banalizzerò con la più inflazionata delle frasi di Robin Williams quest’oggi, non l’avrei fatto nemmeno in tempo di pace, figurati in guerra, adesso. Guerra non perché lo sia con te, ma perché questo calciomercato ci ha messo così tanto sul chi va là che effettivamente è come ritrovarsi in trincea, compiendo piccoli passi in avanti, nascondendoci all’offensiva avversaria per ricaricarci e ripartire. Una trincea dalla quale hai voluto tirarti fuori, ora che siamo a metà strada, ora che probabilmente potevamo raggiungere un grande traguardo. Ma, mio capitano, ne hai ben donde, ne son certo.

Che capitano Daniele Gastaldello, spalla di Sinisa Mihajlovic in tutte le conferenze dal suo arrivo fino a oggi, assieme ad Angelo Palombo. Una fascia indossata con onore, con rispetto, con forza, con personalità da quando il numero 17, il mediano doriano, ha vissuto il proprio Jumping the Shark. Un difensore attore, dalla Champions League alla Serie B, fino alla Serie A, di nuovo, verso un attuale quarto posto, in condivisione col Napoli. Ne abbiamo passate insieme a lui, ne abbiamo vissute e viste, così come lui con noi d’altronde. Lui che nel momento della retrocessione si è ridotto l’ingaggio, ha rivisto le proprie necessità, è andato sotto quel milione di euro che guadagnava. Lui che si è seduto in panchina quando Mihajlovic l’ha deciso e non ha battuto ciglio, persino al derby, non ha mosso labbra, non ha corrucciato la fronte: il suo gesto, il suo non fare, è stato esaltato e rispettato, condiviso, perché lui da capitano si è accomodato in panchina e ha lasciato fare agli altri. Chi ci ha visto un’avvisaglia per la situazione attuale, a mio parere, ha giudicato con malizia. Giudica tuttora con cattiveria.

Adesso Gastaldello va via, così pare: ci manca l’ufficialità, ci manca una conferma. Va via perché il Bologna, nobile decaduta, ha la possibilità di costruire un progetto intorno a lui, intorno a numerosi nuovi acquisti: Sansone ha già abbracciato l’idea, vincendo la paura della categoria inferiore, ma i felsinei non si sono mica fermati, anzi continuano, e Pantaleo Corvino attualmente può godere di un patrimonio importante da investire. Talmente importante da aver convinto dapprima Pastorello, agente di Gastaldello, poi lo stesso difensore padovano con un contratto triennale a un milione l’anno. A 32 anni sapere che arriverai a 35 guadagnando un milione a stagione è una manna dal cielo. A meno che tu non sia Samuel Eto’o, certo, che guadagnerà anche di più alla Sampdoria.

Ecco, appunto, Samuel Eto’o. La Sampdoria avrebbe potuto realmente trattenere Daniele Gastaldello, ma non avrebbe mai potuto pareggiare l’offerta del Bologna: aumentare l’ingaggio a un 32enne, prolungando un contratto attualmente in scadenza nel giugno del 2016, non è fattibile, non è una strada percorribile mentre acquisti Samuel Eto’o e gli assicuri un milione e mezzo di ingaggio all’anno, non mentre acquisti anche Luis Muriel e gli offrirai più di quanto prende adesso all’Udinese, circa 400.000 euro l’anno. Con due giocatori hai speso più del doppio di quanto dovresti offrire a Gastaldello per restare. E ti ritrovi dinanzi a un bivio, a 32 anni: restare per una stagione ancora, col rischio di finire in panchina qualora dovesse arrivare un titolare giovane che può scalzarti in chiave europea, finendo così nell’impossibilità di trovare una squadra che ti dia ancora quello che meriti per il tuo valore umano e tecnico, oppure andare via adesso, cogliere l’attimo, approfittare dell’offerta del Bologna, conquistarsi di nuovo la Serie A, come pochi anni fa, e godersi la massima serie con un contratto da un milione l’anno, per altri due anni.

La favola degli otto anni insieme potrebbe continuare, certo che potrebbe, ma perché se a 32 anni hai ancora mercato, hai ancora appeal e hai ancora la possibilità di vederti aumentare l’ingaggio, dovresti restare? In passato le occasioni Gastaldello le ha avute, ma le ha sempre rifiutate, per restare qui e vivere una grande storia qui, con noi, con la Sampdoria: tutti quei rifiuti gli hanno permesso di essere apprezzato e amato, siamo in debito con lui e lui è in credito con noi. Stavolta non potremo dirgli che è un mercenario, perché la sua scelta è ponderata, è giusta. Che si comprenda. La Sampdoria punterà in alto, lui punterà a chiudere la carriera al meglio: per il bene di tutti, di chi verrà dopo di lui, di quello che il Doria vorrà fare da grande, per la sua carriera, è giusto così. Perché rischiare di doverlo mettere in panchina dalla prossima stagione sarebbe stato ancora più doloroso, per noi, per lui. All’ultimo anno di contratto, poi: gli avremmo tarpato le ali, lo avremmo danneggiato, noi che siamo sempre stati abbracciati dal suo accento padovano. E poi chissà, magari un giorno tornerà. D’altronde i grandi amori fanno dei giri immensi…e poi sapete come finisce.

Non facciamoci offuscare la vista dall’interesse personale, non cediamo al nostro tornaconto: pensiamo a Daniele Gastaldello, alle sue necessità, alla sua carriera, alle sue possibilità. Quello che ha fatto in questi sette anni e mezzo portiamolo con noi, nel cuore: quando ci incontrerà di nuovo, se dovesse andare realmente via, salutiamolo con rispetto. Come solo noi sappiamo fare. Capitano, il tuo carpe diem non sarà condannato. 

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