Campilongo: «Eder è migliorato tanto anche caratterialmente, gli manca solo una cosa» - Samp News 24
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2015

Campilongo: «Eder è migliorato tanto anche caratterialmente, gli manca solo una cosa»

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Un successo con il Cagliari che avvicina ancora di più la Sampdoria alla zona Europa League. La sensazione di poter contare su un attacco decisamente molto forte, grazie agli innesti di Eto’o e Muriel. Senza dimenticare Eder, pupillo di mister Mihajlovic e uomo copertina di questa Sampdoria. L’esplosione dell’attaccante brasliano avvenne nella stagione 2009/2010 ad Empoli, con ben ventisette reti a referto. In panchina c’era mister Salvatore Campilongo che ai nostri microfoni ricorda il rapporto con Eder, gli aspetti che ha migliorato con il passare degli anni.

Mister, lei conosce bene Eder avendolo allenato ad Empoli, nella stagione della sua esplosione con 29 reti in serie B. Quattro anni dopo, Eder è diventato protagonista ad alti livelli anche in serie A, se lo aspettava?
«Martins è un attaccante molto forte, si vedeva che aveva grandi numeri. Con me ad Empoli aveva lasciato intravedere delle grandi potenzialità, grande gamba ma forse gli mancava qualcosa a livello caratteriale. Si abbatteva facilmente, nei periodi sfortunati in cui non riusciva a trovare la via della rete. C’era stato un periodo, ad inizio campionato, che era triste perchè la società non voleva rinnovare il suo contratto alle cifre che aveva legittimamente chiesto. Diciamo che in quella stagione l’ha giocata ad alti livelli, era imprendibile nell’uno contro uno, si lanciava il pallone e lasciava puntualmente il difensore sul posto. Poi aveva un gran tiro, vedeva benissimo la porta ma questo vizietto lo ha ancora vedo (ride ndr)».

Un aspetto caratteriale che sembra aver smussato. Parliamo di un giocatore nel pieno della maturazione secondo lei?
«E’ maturato molto, anche se non lo sento spesso, si nota dalla continuità di redimento che ha offerto nell’ultimo biennio. Diciamo che per lui è stato importante anche l’anno fatto a Brescia, in serie A. Poi nella maturazione di un giocatore incidono tanti fattori come la famiglia. Ha avuto un figlio, è un giocatore diverso, ancora più forte di quello che ho avuto il piacere di allenare io. Anche con me non ha fatto male, anzi, ventotto gol in B sono numeri decisamente importanti».

Dove può migliorare ancora dal punto di vista tecnico?
«Io ho sempre sostenuto che un giocatore come lui va lasciato libero da richieste tattiche. Con me agiva in libertà ma vedo che anche in questo è migliorato molto, perchè il calcio moderno richiede anche il sacrificio in fase di non possesso. Con me lo faceva poco, Mihajlovic lo fa giocare esterno nel 4-3-3 e lui lo ripaga anche in fase difensiva, dimostra di stare molto bene sia fisicamente che mentalmente. Un unico difetto è quello del colpo di testa, dovrebbe migliorare in questo fondamentale».

Per certi versi Eder è un brasiliano atipico: sembra essere molto serio e forse anche meno allegro rispetto ad altri connazionali…
«E’ un grande professionista, non ha vizi, si allenava sempre a mille. Ho avuto un ottimo rapporto con lui, mai uno screzio e per un allenatore era importante perchè si allenava sempre a mille all’ora, testa bassa e forse si, sorrideva poco. Sembrava sempre con il muso, poi magari con i ragazzi nello spogliatoio era diverso».

C’è un episodio in particolare che lo lega all’attaccante blucerchiato?
«Forse quello che ho citato poco fa: la società non gli voleva rinnovare il contratto, lui era triste. Io gli ho ricordato che ero stato un grande attaccante e che per segnare non devi mai avere altri pensieri, mantenere la testa libera dai pensieri. Se avesse pensato solo alle diatribe con la società, il suo rendimento sarebbe stato penalizzato. Mi ascoltò e a fine anno fu la società a cercarlo per rinnovare, anche perchè aveva quattro o cinque squadre dietro».

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