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AIC, Calcagno: «Calcio sostenibile? Investimenti su vivai e secondo squadre»
Il presidente dell’AIC Calcagno ha parlato della sostenibilità nel mondo del calcio in Italia: le sue parole a La Gazzetta dello Sport
Umberto Calcagno, presidente dell’Associazione Italiana Calciatore e vice-presidente vicario della FIGC, in una intervista a La Gazzetta dello Sport ha parlato della sostenibilità nel mondo del calcio italiano.
SOSTENIBILITA – «Non ci si può accusare di scarsa sensibilità nei confronti del problema della sostenibilità. Le forme di salary cap sono diverse. Siamo totalmente a favore delle regole che aiuteranno la sostenibilità. Noi sosteniamo sia il sistema di monitoraggio e controllo che si sta definendo in Federcalcio, sia quello che la Uefa farà scattare in campo internazionale. Il tema non è quello di far scappare chi vuole investire nel calcio. Per spendere, però, bisogna poterselo permettere».
VIA A PARAMETRO ZERO – «Io penso che il sistema vada ripensato a livello di progettualità. Non è una questione di norme. La verità è che prevale una totale assenza di stabilità, c’è un continuo mordi e fuggi persino nella scelta dei dirigenti che vengono cambiati in continuazione. Si preferisce sempre la strada più facile: andare all’estero, magari sfruttando i vantaggi fiscali del decreto “crescita”, e depotenziare i vivai».
VIVAI – «La sostenibilità è fare degli investimenti. Sui vivai, sulla crescita dei giocatori selezionabili per la Nazionale, e perché no sulle seconde squadre. Perché, tranne la Juve, nessuno è riuscito a investire sulle seconde squadre?».
GRANDI CAMPIONI – «I grandi campioni sono anche quelli che generano risorse. Oggi il top player è anche la possibilità dei benefici per le società anche fuori dal campo. Però certo, sono convinto che ci sia un problema di redistribuzione delle risorse nel sistema».
RIPARTENZA CALCIO ITALIANO – «Intanto dalle persone giuste al posto giusto. Da Gravina e da Mancini. Serve un’unità di intenti, e certo servono degli strumenti di responsabilità del sistema che significano un contenimento dei costi. Però, senza polemiche, dobbiamo cercare di valorizzare meglio la nostra gioventù».