2015
Buon compleanno Ferrero: i sette successi del Presidente
1. Il cambio di proprietà – I tifosi della Sampdoria erano quasi atrofizzati: dal ritorno in A, solo annate anonime a competere al massimo per lo scudetto dei bilanci, con l’inflazionata parola “austerity” senza un sussulto, una scossa emotiva. L’effetto Ferrero ha portato soprattutto questo. Il popolo blucerchiato s’è improvvisamente riacceso, aveva bisogno di un trascinatore, di una figura che -nonostante i conti a Genova ovviamente restino al centro di qualsiasi iniziativa imprenditoriale- fosse meno pacata, misurata come gli esponenti della famiglia Garrone. Un taglio netto e deciso con il passato, ma non è detto che il cambio di stile dai signori genovesi al romanaccio non abbia rimodellato la Sampdoria che, ve lo garantisco, ha decuplicato i simpatizzanti: come ai tempi di Vialli e Mancini adesso sono in molti ad aver adottato i blucerchiati come seconda squadra. Ferrero è irresistibile, ha capito che bisognava rompere schemi, noia, sbadigliare di meno e ridere di più. Ferrero è stato un ciclone e ha avvicinato e riavvicinato la gente al calcio con il suo entusiasmo a volte dissacrandolo.
2. Rapporto coi tifosi – Il rapporto con i tifosi è unico. Pochi, quasi nessuno twitta con la sua frequenza parecchio democratica, rispondendo a tutti i suoi ammiratori, di qualsiasi classe sociale, perché lui stesso ha origini umili. E’ un uomo “Distintivo” come s’è autodefinito in un’ospitata a Mediaset. La Samp ha perso? Ha deluso? Ebbene la gente del Ferraris si consola con lo show di Ferrero in tribuna, o sul prato di Marassi. Un saluto sugli spalti per chi ha pagato il biglietto per ricordare che i tifosi vanno rispettati, che fanno parte della giostra e non vanno mai trascurati. Non è follia, è rispetto, perché presidente e tifosi infondo sono la stessa cosa. Trascinatore.
3. L’addio di Braida, la rinascita di Osti – Troppo grande per la Sampdoria, troppo poco forse il budget per poter compiere acquisti col botto dopo una vita al Milan. Ariedo, preparatissimo, non a caso ora collabora con il Barcellona. Un ingaggio da dirigente top, che Ferrero ha dolorosamente dovuto tagliare. Non voleva il meglio rischiando poi di non poter chiudere certe operazioni, alimentando aspettative ed imbarazzi. Voleva semplicemente un direttore sportivo semplice, competente, capace di spendere il giusto e chissà in grado pure di accettare di fare due passi indietro per permettere allo smisurato ego del presidente di continuare ad emergere senza essere offuscato.
4. Il filippino Thohir – L’ho vista e continuerò a vederla come una battuta da uomo di spettacolo. Ho riso ore e ore quando l’ho sentita. E’ vero nel calcio ci sono regole, che sono dei bavagli per persone ironiche come il Pres. E’ stato uno scivolone di cattivo gusto per qualcuno, ma trovare una sfumatura razzista significa non cogliere l’aspetto sarcastico di Ferrero che non ho mai visto offendere – a differenza di altri presidenti – nessuno con dolo intenzionale.
5. Le polemiche con Zamparini – Solito Zamparini. Prima lo ha definito una macchietta, lo ha attaccato pesantemente salvo poi dire che “il calcio ha bisogno di persone come lui”. Sorvolerei.
6. l’affaire Eto’o – Credo che la volontà sia stata solo quella di stupire, di capire che questo uomo bassetto e per certi versi ridicolo è capace di tutto. Grazie all’ingaggio di Eto’o è sparito l’effetto “Al lupo,al lupo”. Una mossa, indipendentemente che l’innesto sia andato bene o male, che serviva tremendamente a lui per accrescere la sua credibilità e soprattutto che ha preparato il terreno per accogliere altre star nel futuro. Il fortissimo impatto mediatico da uomo di cinema navigato era quello che cercava. In una settimana il nome della Sampdoria ha riempito le pagine, il web e le tv di tutto il mondo. Non era una bufala. In estate si ripeterà e noi del mercato stiamo solo cercando di capire chi sta sondando: per ora siamo in allerta.
7. In prima linea durante l’alluvione – Messaggi d’incoraggiamento accorati, ricerca di fondi, la sua presenza ai funerali del genovese morto nell’alluvione. Un cuore d’oro che ha fatto capire quanta umanità ci sia, altro che “Viperetta”.
In conclusione: Massimo Ferrero è geniale e ha capito che il calcio è soprattutto passione, che nel calcio si riverberano le emozioni e le frustrazioni della vita e che non importa che tipo di ruolo uno ricopra. Meno spazio a noiosissime moviole, insostenibili conferenze stampa, ma più battute e più risate. Non è un pazzo. Ci fa divertire, sognare e ci aiuta a non fare drammi. Forse i pazzi eravamo noi, tutti. Grazie Pres.