2013

Bosotin: «Mihajlovic l’uomo giusto, complimenti a Garrone. Rossi…»

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Lui conosce Mihajlovic molto bene, tanto che è andato a salutarlo personalmente nel primo allenamento condotto dal tecnico serbo. Claudio Bosotin, 56enne voce storia della “Gradinata Sud”, ha parlato di Samp e di quanto l’arrivo di Mihajlovic possa effettivamente cambiare la stagione del club blucerchiato: «E’ un vecchio amico, non potevo decisamente mancare. Abbiamo parlato del nostro amico comune (Mancini, ndr) ed è stata l’occasione per scherzare come ai vecchi tempi – racconta Bosotin – Lui ripeteva sempre: «Quando arbitro fischiava punizione, tu dovevi far aggiornare prima il tabellone… dopo è facile…»». Un sinistro leggendario: «Beh, questo non c’è bisogno che lo dica io, lo dicono gli almanacchi». Come persona, Bosotin dà un ritratto del serbo: «Uno che sembra duro, fa il sergente di ferro, ma ha un cuore d’oro. Una brava persona, sul serio». Come mister, invece: «E’ quello che ci serve. Un leader che si farà sentire e darà qualche scossa a quei giovani e a qualche scappato di casa che non so chi ha comprato – dice duramente Bosotin – Scusatemi per il linguaggio, non voglio offendere, però alcuni non sembrano nemmeno dei calciatori».

In teoria, quindi, sembra l’uomo giusto: «Precisamente. Ho apprezzato la scelta del presidente Garrone. Merita un plauso, ha capito il momento della Samp. Non come prima». A precisa domanda, Bosotin si spiega meglio: «L’avete visto o no che avevamo un prete in panchina – dice l’ex magazziniere blucerchiato – Ma non uno simpatico alla don Camillo, uno sempre zitto che non legava, introverso. Ne avrei da dire…». Stimolato, Bosotin racconta meglio ciò che pensa di Delio Rossi, appena esonerato dalla Samp: «Non mi è neppure piaciuto come se ne è andato. Faceva tanto il duro e puro, ma lo stipendio se lo prende tutto – dice a “Il Secolo XIX” – Leggo che prende un milione e duecentomila euro l’anno: è normale per chi fallisce?». Quando gli si ricorda che Rossi è stato esonerato, Bosotin non alleggerisce l’offensiva: «Per questo dico che non mi è piaciuto. Uno così si doveva dimettere, sarebbe stato coerente. Ma così no, è un fallimento doppio. E che cazzo, un po’ di buon gusto!». Si potrebbe ricordare che nessuno si dimette ai tempi nostri, neanche in sfere più alte: «Io mi sono dimesso. Ero magazziniere, certo, avevo un altro stipendio, ma l’ultimo anno con Enrico Mantovani ero in disaccordo e me ne sono andato dalla Samp. E’ storia».

Bosotin è stato anche l’autista personale di Roberto Mancini, di cui ci dà qualche dettaglio in più, nonostante non lavori più per lui: «No, non stabilmente almeno. Lui è a Istanbul, io sto qui e parto quando mi dice di andare a prendere qualche sua auto. Facciamo un casino pazzesco con ‘ste macchine – racconta Bosotin – «Vai a Madrid e portala a Cortina», «Vai a Londra e portamela in Italia». Ci manca solo che me ne faccia portare una in Turchia». Si dice anche che ci fosse una sua macchina a Budapest quest’estate, davanti ad un ristorante italiano: «Oh madonna, lo so, sì! Devo andare a prenderla, ma chi ha voglia con ‘sto freddo! Siamo andati laggiù mesi fa, lì ci gioca il figlio del “Mancio”. Un mio amico si è innamorato di questa Trabant che non costano nulla – dice il fondatore storico degli Ultras blucerchiati – Con 260 euro ne ha comprate due, una è per me, ma devo portarla qui. Voglio andare perché sai che smacco quando il “Mancio” mi chiede di andarlo a prendere all’aeroporto e, invce di Ferrari, Bentley o altro, mi presento con una vecchia Trabant?!».

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